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Zelensky: «Niente pace finché non saremo più forti sul campo»

Zelensky: «Niente pace finché non saremo più forti sul campo»Volodymyr Zelensky al Forum Ambrosetti di Cernobbio – Ap

Il limite ignoto A Cernobbio il leader ucraino parla di ricostruzione e rassicura gli investitori italiani

Pubblicato 28 giorni faEdizione del 7 settembre 2024

Non vogliamo di più di quanto ci avete dato, ma datecelo lo stesso. Forse a causa della particolarità della cornice, il 50° Forum Ambrosetti di Cernobbio, e della platea, Illy, Ibm, Veolia, Bonfiglioli tra gli altri, il presidente ucraino ieri ha tenuto a sottolineare che il suo Paese non è ingrato o inappagabile. «Ma dall’altra parte c’è un nemico che vuole distruggerci e dobbiamo continuare a difenderci».

PERSINO quando la moderatrice gli ha ricordato che il ministro Tajani poco prima aveva rinnovato il pieno supporto dell’Italia all’Ucraina da tutti i punti di vista ma non per l’autorizzazione a colpire in territorio russo con le armi fornite da Roma, Zelensky non si è scomposto troppo. Ha risposto con una battuta (o meglio, dichiarando che era una battuta solo dopo averla detta) «nonostante mi piacerebbe colpire il Cremlino – e a quel punto dalla platea si sono sentite diverse risate – le armi a lungo raggio in dotazione all’Ucraina hanno una gittata di 200/300km massimo». Mosca è troppo lontana e quindi gli alleati possono stare tranquilli. «Abbiamo bisogno di quell’autorizzazione per colpire strutture militari». Il capo di stato si riferisce agli aeroporti russi dai quali partono i bombardieri che bersagliano quasi quotidianamente le città ucraine, alle basi dove sono posizionate le batterie missilistiche, alle caserme da cui partono i rinforzi. «Noi non abbiamo mai, mai e poi mai, colpito infrastrutture civili nemiche» ha poi sottolineato con grande enfasi. Peccato che non sia così, a meno che non si vogliano considerare le raffinerie di petrolio, i siti di stoccaggio del gas o le sottostazioni energetiche di Belgorod come infrastrutture militari. Non era il contesto per obiettare, la platea era interessata a possibili investimenti e alle priorità di Kiev per la ricostruzione. Zelensky ha accontentato tutti: «Il ruolo della tecnologia? Fondamentale! La rete energetica? Resterà efficiente e si connetterà a quella europea. Gli investimenti? Saranno protetti dagli alleati». Insomma, per il presidente ucraino il futuro ha una sola parola: Europa. Il perché è presto detto: «In un Paese che ha alle spalle un solido sistema di sicurezza che prevenga situazioni simili a quella scatenata dall’invasione russa le aziende sono più invogliate a investire». La domanda più interessante interroga l’ospite sugli accordi di Minsk, «il loro fallimento che scenari fa presagire per il periodo post-bellico?». Qui Zelensky si lancia nella spiegazione di quanto Putin sia inaffidabile e infido e di come per l’Ucraina fidarsi di lui sia stato letale. «Non succederà più» conclude perentorio. Ma allora che scenario prevede per la fine del conflitto e quando, domanda la moderatrice, si potrà parlare di negoziati?

«NON SI POTRÀ farlo finché l’obiettivo della Russia resterà annientarci». Il presidente spiega chiaramente che la posizione di Kiev ora non è abbastanza forte per un’eventuale trattativa e che quindi non vede spiragli per un negoziato nel breve termine. Anche per questo è stata lanciata l’offensiva di Kursk. Ma, interrogato nello specifico, Zelensky ha chiarito che «Kursk è servita per evitare che i russi tentassero di conquistare Sumy, avevamo dei rapporti dell’intelligence su questo rischio e abbiamo deciso di anticipare il nemico. Ora i russi sanno sulla loro pelle cosa vuol dire la guerra». Dunque, l’importante ora per i vertici ucraini è «arrivare ai negoziati in una posizione di forza perché altrimenti perderemo la nostra nazione». A tale proposito il presidente ha ricordato del piano di pace che presto presenterà agli Usa e che «avrà bisogno del continuo sostegno dell’Italia, così come è stato finora».

AVEVA PARLATO di negoziati anche il premier ungherese Orbán (ospite a Cernobbio) che non solo aveva dichiarato di «sperare» che Zelensky riuscisse a partecipare al Forum, ma di auspicare un incontro tra il leader ucraino e Putin perché «è in atto un fraintendimento nell’opinione pubblica occidentale per la quale dovremmo prima mettere insieme un piano della pace, poi iniziare una negoziazione e poi attuare un cessate il fuoco. Non è così. Prima il dialogo, poi il cessate il fuoco e poi si può iniziare una negoziazione».

ALLE 20 CIRCA si è conclusa una giornata molto intensa per Zelensky che aveva iniziato il suo viaggio diplomatico da Ramstein, in Germania. Nella sede della base aerea della Nato più grande dell’Europa centrale il capo di stato aveva incontrato i rappresentanti dei membri del Gruppo di contatto Nato per l’Ucraina, ovvero i fornitori di armamenti e supporto a Kiev. Le richieste del presidente si possono riassumere in più F-16, più armi e l’onnipresente autorizzazione a colpire in territorio russo. La Germania ha promesso 12 nuovi panzer, di cui 6 saranno entro dicembre. La Gran Bretagna 650 sistemi missilistici per un valore di oltre 200 milioni di euro. Anche la Francia ha promesso nuove armi senza specificarne il tipo.

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