Zelensky nel cuore d’Europa, ma dovrà ancora aspettare
È stata la giornata di Zelensky a Bruxelles. Almeno dal punto di vista simbolico. Per la traduzione in pratica dei simboli, l’Ucraina però dovrà ancora aspettare. «Non ho il diritto di tornare a casa senza risultati» è l’appello di Zelensky, che la Ue frena. Anche se il non detto di questo viaggio è forse l’aspetto più importante: pensare alla preparazione di un piano di pace (tenendo conto dei 10 punti presentati dall’Ucraina), con in prospettiva una conferenza internazionale sull’architettura dell’Europa.
I SIMBOLI CONTANO: il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha accolto Zelensky con un «Benvenuto a casa» e ha precisato «l’Europa non risparmierà gli sforzi» per sostenere Kyiv. «Al vostro fianco, a ogni passo saremo presenti» ha affermato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
Zelensky è arrivato a Bruxelles ieri mattina, con il Falcon di Emmanuel Macron, in arrivo da Parigi dove era stato ricevuto all’Eliseo la sera precedente assieme a Olaf Scholz, dopo la tappa a Londra.
Prima di partecipare al Consiglio europeo straordinario, il presidente dell’Ucraina si è rivolto al Parlamento europeo. Qui ha insistito sui valori comuni europei, non ha insistito sulla delicata questione delle armi (il Parlamento non ha nessuna competenza su questo fronte). «Difendiamo l’Europa» ha detto Zelensky, «vi difendiamo contro la forza più anti-europea al mondo» e ha messo in guardia, «se l’Ucraina cade è il vostro modo di vita che sparirà». Standing ovation, grandi applausi dai parlamentari, alcuni dei quali con i colori dell’Ucraina.
Zelensky preme per ottenere una via rapida per l’adesione alla Ue, chiede nervoso che i negoziati inizino entro l’anno, dopo che Kyiv ha avuto in tempi ultra veloci lo scorso giugno lo statuto di candidato, solo 4 mesi dopo aver presentato la domanda, in seguito all’invasione russa. Ma Ursula von der Leyen ha di nuovo ricordato che «non c’è un calendario rigido, è un processo basato sul merito». C’è una coda per entrare nella Ue, l’Ucraina forse potrà bruciare le tappe (deve rispettare le raccomandazioni sulla lotta alla corruzione, sull’indipendenza della giustizia e dei media, sul rispetto delle minoranze), ma Bruxelles deve fare i conti con le aspirazioni di Moldavia, Georgia, Balcani occidentali. Ci sarà una valutazione del processo ad aprile e a ottobre.
LA PARTECIPAZIONE di Zelensky all’apertura del Consiglio europeo straordinario è durata circa un’ora. Poi ci sono stati dei bilaterali, con 4 gruppi di paesi (l’Italia era con Spagna, Polonia, Romania, Olanda, Svezia). Qui Zelensky è entrato nel vivo della nuova richiesta di armi, un terzo tempo di aiuti militari. Zelensky chiede altre sanzioni alla Russia: per il 24 febbraio, a un anno dalla guerra, la Commissione ha promesso un decimo “pacchetto”, che allungherà la lista delle persone e delle imprese sotto sanzione (ora rispettivamente 1.400 e 170), dovrebbe essere colpito l’export per circa 10 miliardi, ma Zelensky vorrebbe l’inclusione di Rosatom, la più grossa società al mondo di energia atomica civile (ma la Russia compra turbine nella Ue).
UNA TRENTINA DI PAESI hanno fornito finora armi all’Ucraina: dalla Ue, sui 50 miliardi di finanziamento, 12 sono per aiuti militari (l’ultima tranche di 500 milioni è del 2 febbraio), a cui si aggiungono gli aiuti bilaterali, che fanno salire a 67 i miliardi stanziati dalla Ue per l’Ucraina. Oggi, è questione di inviare, oltre a munizioni, artiglieria e carri armati, anche aerei caccia e missili a lunga gittata, mentre gli Usa per ora rifiutano. Il belga Alexandre de Croo lo ha escluso: «Il Belgio non ha jet in più, ne abbiamo bisogno». Tentativo di pressing da parte dell’Air Force ucraina, che ha diffuso un comunicato dove assicura che dei parlamentari olandesi chiedono l’invio di caccia.
LA VIGILIA, A PARIGI, con Macron e Scholz, c’è stato un incontro «potentissimo, importantissimo» secondo Zelensky che ha aggiunto: «Non voglio annunciare cose in pubblico, tutto quello che posso dire è che stiamo lavorando per aumentare le nostre capacità». Macron ha precisato che è meglio privilegiare «a breve termine» materiale militare pronto all’uso (tank, munizioni), «piuttosto che impegni che arrivano molto tardi» (caccia). Scholz, seguito dall’olandese Mark Rutte, ha tagliato corto: «Non si parla in pubblico di aerei». Di ritorno da Londra, Zelensky ha affermato di aver ottenuto «risultati», «passi avanti» verso decisioni «su missili a lungo raggio e addestramento di piloti, è una strada importante per ottenere i caccia di cui abbiamo bisogno», con «alcuni accordi non pubblici ma che sono positivi». Ieri però il premier britannico Rishi Sunak ha precisato che «il primo passo sicuro» è l’addestramento dei piloti, primo paese Nato a farlo, mentre ha fatto solo un’allusione alla «capacità di provvedere missili a lungo raggio».
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