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Zelensky fa pulizia nuova tornata di licenziati eccellenti

Zelensky fa pulizia nuova tornata  di licenziati eccellenti

Rimosso Ruslan Demchenko, primo vice-segretario del Consiglio per la sicurezza. La sua colpa: firmò gli accordi di Kharkiv

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 26 luglio 2022

È innegabile, come ha dichiarato il presidente Zelensky, che è un momento storico per gli ucraini. Ma qual è il prezzo della fermezza ribadita ancora nel proclama «non rinunceremo mai alla nostra indipendenza»? Il «passo che le generazioni precedenti non hanno potuto fare», ovvero entrare nell’Unione europea e svincolarsi drasticamente dai legami con la Russia, ha un costo. Con una guerra in corso è difficile ragionare, çela va sans dire, tuttavia, non è così complicato trovare dei nemici, anche se si tratta di collaboratori di vecchia data, amici o membri dello stesso partito.

Dopo i licenziamenti illustri del Procuratore Generale della Repubblica, Iryna Venediktova, e del capo del servizio di sicurezza, Ivan Bakanov, anche Ruslan Demchenko, il primo vice-segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale dell’Ucraina, è stato rimosso dal suo incarico. Lo ha reso noto il portavoce del presidente, Sergiy Nijiforov, adducendo come motivazione lo stato di salute e di stress psicologico di Demchenko. In realtà, secondo un’inchiesta di Radio Free Europe pubblicata nel novembre 2021, Demchenko avrebbe esercitato pressioni per la firma dei cosiddetti «accordi di Kharkiv» del 2010, i quali prevedevano che, in cambio di alcuni sconti all’Ucraina sull’acquisto del gas, la Russia potesse estendere l’affitto della base navale di Sebastopoli in Crimea di 25 anni. È chiaro che secondo l’attuale governance ucraina, la presenza militare russa in Crimea è stata determinante per la perdita di quel territorio. Del resto, l’ex-vice segretario non è il solo.

Ieri, anche l’ex-ministro degli esteri Kostyantyn Gryshchenko e l’ex ministro della giustizia Oleksandr Lavrynovych, entrambi in carica durante la legislatura dell’ex-presidente in fuga Viktor Yanukovych, sono stati accusati in contumacia per il loro coinvolgimento negli «accordi di Kharkiv».

A proposito di accuse, l’uomo d’affari e politico Hennady Korban ha dichiarato che le guardie di frontiera ucraine hanno confiscato il suo passaporto e si sono rifiutate di farlo entrare in Ucraina attraverso il confine polacco. Per questo l’uomo ha chiesto ufficialmente al presidente Zelensky di «risolvere il malinteso» sulla revoca della sua cittadinanza. Korban è noto anche per essere uno dei principali soci d’affari dell’oligarca Igor Kolomoisky, tra gli uomini più ricchi d’Ucraina, nemico giurato dell’ex-presidente Petro Poroshenko e proprietario del canale televisivo che ha mandato in onda la serie «Servitore del popolo» con protagonista proprio Zelensky.

Mentre Kolomoisky era a capo dell’oblast di Dnipropetrovsk, nel 2014 Korban (che ne era il vice) lo avrebbe aiutato a organizzare alcuni gruppi di milizie come il battaglione «Dnipro» e si crede che l’oligarca finanziasse anche i battaglioni di estrema destra «Azov» e «Aidar». Nonostante questo passato comune e gli intrecci con la carriera politica dell’attuale presidente ucraino, in seguito allo scoppio della guerra Zelensky aveva ricevuto forti pressioni dagli alleati Usa per allontanare Kolomousky che oltreoceano è imputato in un processo penale per crimini fiscali.

Non è difficile comprendere come in questo momento Zelensky reputi più importante la fornitura di armi che una vecchia conoscenza dal passato poco chiaro e, per questo, il 18 luglio scorso, ha firmato un decreto presidenziale che revoca la cittadinanza ucraina a Kolomoyskyi e ad altre figure di spicco, tra cui proprio Hennady Korban, che, tra l’altro, dal 24 febbraio era il capo dei battaglioni di difesa territoriale di Dnipro, Vadim Rabinovich, considerato un legislatore filo-russo e a Igor Vasylkovsky, uno dei membri del partito del presidente.

In altri termini, siamo all’ostracismo. Anche la nomina di Oleksiy Symonenko, diventato procuratore generale ad interim il 17 luglio, va in questa direzione. Il funzionario non ha un passato chiaro. I suoi trascorsi politici sono segnati dalle accuse di depistaggio in alcuni casi di frode e di procedimenti ad hoc contro i partiti opposizione. Secondo il Kiev Independent l’uomo «attribuisce più importanza alla lealtà nei confronti dell’amministrazione presidenziale che all’efficacia nel lavoro». Eppure, potrebbe essere formalmente nominato procuratore generale dal parlamento ucraino la prossima settimana.

Intanto, a conclusione di una giornata frenetica, Zelensky ha sostituito il comandante delle Forze Speciali destituendo Grygorii Galahan e nominando Viktor Khorenko. Attendiamo di capire il perché di questo ennesimo cambio al vertice.

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