Poche soddisfazioni per Zelensky all’Onu
Fronte orientale Il nuovo piano di Kiev non convince Washington e gli alleati
Fronte orientale Il nuovo piano di Kiev non convince Washington e gli alleati
C’è da scommettere che il volo di ritorno di Volodymyr Zelensky dall’Assemblea generale dell’Onu non sarà così piacevole come il presidente si aspettava. Alla fine è riuscito a incontrare anche Donald Trump, ma la settimana che doveva compattare il gruppo dei sostenitori di Kiev e fornirle i mezzi per «dare una svolta al conflitto» si è rivelata molto al di sotto delle aspettative ucraine.
IN PRIMIS perché il nuovo piano di pace, che Kiev definisce «piano per la vittoria», è stato accolto piuttosto freddamente. Per i vertici statunitensi non si può parlare di nessuna reale novità rispetto alle dichiarazioni della vigilia Joe Biden ha scritto su X: «Due cose sono chiare: l’Ucraina vincerà questa guerra. E gli Usa continueranno a sostenerla in ogni fase del cammino». Un comunicato in linea con la politica della Casa bianca dal 24 febbraio 2022, ma niente di più. Biden non ha parlato delle «importanti novità» che l’omologo ucraino aveva preannunciato nelle settimane passate.
La sua vice e candidata democratica alle presidenziali di novembre, Kamala Harris, non ha aggiunto nulla a riguardo, ma ha usato l’incontro per attaccare il candidato rivale accomunandolo a Putin. «Chi nel mio Paese vorrebbe costringere l’Ucraina a cedere grandi fette del territorio nazionale, imporle di accettare la neutralità e rinunciare a relazioni di sicurezza con altri Paesi, ha le stesse richieste di Putin, le quali non rappresentano un piano di pace, ma una resa pericolosa e inaccettabile». Dal canto suo Donald Trump ha tenuto sulle spine la delegazione ucraina fino all’ultimo e poi si è mostrato addirittura amichevole, arrivando a rispondere ai giornalisti che «Kiev può vincere la guerra».
Il tycoon non si è sbilanciato – «io ho le mie idee e il presidente Zelensky le sue» – e ha lanciato generiche accuse contro Vladimir Putin e la sua guerra che «va fermata il più presto possibile». Come? Trump non l’ha detto. L’incontro poco prima della partenza del presidente ucraino appare dunque più come una mossa elettorale, una vetrina per ottenere visibilità internazionale senza sforzi, che altro. In ogni caso, Zelensky l’ha definito un colloquio «molto produttivo».
IN SECONDO LUOGO c’è la questione delle autorizzazioni a utilizzare le armi occidentali per colpire in profondità il territorio russo. Biden si è mostrato inamovibile e, a quanto scrive il New York Times, i servizi segreti statunitensi sono dello stesso avviso. «La Russia probabilmente risponderà con maggiore violenza contro gli Usa e i partner della coalizione, forse con attacchi letali, se accetteranno di dare agli ucraini il permesso di impiegare missili a lungo raggio all’interno della Russia». Nessun beneficio a livello strategico per il conflitto e molti rischi. Il che non dipende dalle dichiarazioni di Putin sul cambiamento della dottrina nucleare di Mosca, ma dal fatto che gli Usa sanno che una volta concessa l’autorizzazione non potranno fidarsi della parola ucraina. Nel passato recente Kiev ha già tentato attacchi (con i droni) a Mosca e in altre grandi città russe. I missili costituirebbero un vero salto nel vuoto.
In ultima analisi ci sono le promesse di nuovi pacchetti di aiuti militari ed economici. Biden ha dichiarato che stanzierà quasi 8mld di dollari per fornire nuovi armamenti a Kiev, l’Ue sta accelerando per utilizzare i beni russi congelati per un maxi-finanziamento da 50mld (a metà con gli Usa). Secondo Bloomberg, tuttavia, non è detto che le promesse saranno mantenute. Il punto è che Mosca ha adottato un’economia di guerra, mentre gli alleati no. «Alcuni alleati hanno difficoltà a garantire i finanziamenti e altri sono restii ad aumentare i fondi per aiutare Kiev» scrive Bloomberg, «la macchina bellica di Mosca, al contrario, sta superando la capacità di Kiev di acquisire munizioni, missili e altro materiale necessario per respingere gli attacchi».
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