«Si tratta di mantenere il cosiddetto ‘ordine internazionale’ basato su regole globali che è stato stabilito dai morti che sono sepolti qui in questo cimitero» ha dichiarato il generale americano Mark Milley in occasione delle commemorazioni per il 78esimo anniversario dello sbarco in Normandia dal cimitero americano di Colleville-sur-mer che si affaccia su “Omaha beach”. Quanto gli Stati uniti e la Nato si stiano impegnando per difendere questo ordine è evidente. Risulta molto meno chiaro quanto tale sforzo sia incondizionato e orientato alla salvaguardia dei confini ucraini piuttosto che a interessi più ampi.

PROPRIO IERI, stando al quotidiano The Independent il ministro della difesa britannico, Ben Wallace, ha annunciato che il Regno unito invierà un numero imprecisato di lanciarazzi M270. Questi armamenti, in grado di sparare munizioni fino a 80 chilometri, diventeranno presto il sistema a più lunga gittata a disposizione dell’Ucraina. Secondo l’ Independent la decisione sarebbe stata presa in seguito all’attacco che ha colpito un’infrastruttura ferroviaria di Kiev domenica, a più di un mese di distanza dall’ultimo bombardamento della capitale. L’attacco in questione, secondo Mosca, avrebbe colpito una fabbrica utilizzata per lo stoccaggio e la riparazione di mezzi militari, secondo l’amministratore delegato dell’operatore ferroviario ucraino Ukrzaliznytsia Oleksandr Kamyshin, invece, l’impianto riparava i camion usati per l’esportazione del grano e «il vero obiettivo (della Russia) è l’economia ucraina e la popolazione civile». Tra l’altro, a margine della nota che il ministero della difesa britannico ha diffuso sulla situazione in Donbass, si legge che «gli attacchi aerei russi su Kiev sono stati probabilmente un tentativo di interrompere la fornitura di aiuti militari occidentali colpendo le infrastrutture ferroviarie». Poco più di 24 ore dopo, nella mattinata di lunedì, l’esercito russo ha diffuso la notizia di aver colpito un’altra fabbrica ucraina che veniva utilizzata per riparare i blindati, questa volta nella periferia della città di Lozova, nella regione di Kharkiv. Il portavoce del ministero della difesa russo, il maggiore generale Igor Konashenkov, ha confermato che l’attacco è stato effettuato da caccia che hanno sparato missili a lunga gittata, presumibilmente dal territorio russo. Secondo le prime notizie di parte ucraina, al momento si registrano 10 feriti e 3 morti in seguito al bombardamento.

DEL RESTO, per continuare una guerra c’è bisogno di armi e Kiev non le chiede solo alla Nato. Alcuni stati, Polonia in primis, si sono dimostrati da subito ricettivi alle esigenze ucraine. Altri, come la Bulgaria, si erano limitati a un sostegno più modesto. Ieri l’ambasciatore Vitaly Moskalenko, legato del governo ucraino a Sofia, ha invece cercato di convincere i bulgari a cambiare idea. «Abbiamo bisogno di armi»ha dichiarato in un’intervista televisiva Moskalenko, «intendo obici e sistemi missilistici; armi sovietiche, vecchie, che possiamo gestire». A proposito delle motivazioni che l’avrebbero spinto a tale richiesta, Moskalenko ha parlato direttamente del Donbass e dell’intensificarsi delle operazioni russe in quell’area.
Sul Donbass si è espresso anche il governatore dell’oblast di Lugansk Segiy Haidai che, stando all’intelligence britannica, ormai avrebbe piena giurisdizione su un territorio pari al 20% di quello per cui era stato eletto alle scorse amministrative. Dopo aver dichiarato che gli ucraini avrebbero anche potuto ricacciare le truppe russe da Severodonetsk, ieri Haidai ha descritto l’attuale contesto bellico nel capoluogo occupato a metà come «piuttosto dinamico». Tuttavia, «ora la situazione è di nuovo peggiorata» ha dichiarato il governatore all’Associated Press, aggiungendo che «i bombardamenti si sono intensificati e (i russi) stanno distruggendo tutto in linea con la loro tattica della terra bruciata». Inoltre, secondo Haidai, i russi starebbero continuando a bombardare intensamente anche la vicina Lysychansk e l’autostrada di fondamentale importanza strategica tra Bakhmut e Lysychansk che però sarebbe ancora in mano agli ucraini.

DAL CAMPO oggi è giunta anche la notizia che quasi il 60% della regione di Zaporizhzhia sarebbe oramai sotto il controllo dell’esercito invasore. A rivelarlo è stato il governatore regionale Oleksandr Starukh nel suo incontro con il presidente Volodymyr Zelensky, in visita nella regione e nelle zone del fronte. Secondo Starukh, le forze russe avrebbero distrutto oltre 2.700 siti infrastrutturali nell’oblast di Zaporizhzhia, e quasi 700 di essi sarebbero già stati ripristinati, tuttavia, 77 città e villaggi della regione sarebbero ancora privi di elettricità a causa dei combattimenti.

ENNESIMO LUTTO anche tra gli ufficiali russi. Secondo lo stato maggiore ucraino, il maggiore generale Roman Kutuzov sarebbe morto nel villaggio di Mykolaivka, vicino a Popasna, in uno degli scontri per il controllo del crocevia nel Donbass meridionale. Kutuzov si aggiunge a una lunga lista di graduati di Mosca caduti dal 24 febbraio a oggi.