«Se lo voterò? Mi sentirei un traditore a non votare un veneto». Anche il governatore Luca Zaia boccia la candidatura nella Lega del generale Vannacci. E prende le distanze: «Non condivido la proposta delle classi separate e la concezione di Mussolini come statista». Ancora più duro il suo assessore Roberto Marcato. «Vannacci non c’entra nulla con la storia della Lega. Gli imprenditori mi chiedono di andare in Europa per contare non per commentare le gonne di Mengoni». «Credo che nella Lega è giusto che si voti uno della Lega e lui è un indipendente», gli fa eco il sottosegretario Claudio Durigon.

Ieri Vannacci è stato contestato a Napoli da un centinaio di attivisti, che sono stati bloccati da un imponente schieramento di polizia. I manifestanti hanno gridato «Napoli non ti vuole», hanno lanciato palloncini pieni d’acqua e poi colpito gli scudi degli agenti con aste di bandiera. La polizia ha risposto coi manganelli, ma non ci sono stati feriti. Il generale ha parlato di «quadro preoccupante». «Mi colpisce vedere che bisogna far ricorso a uno spiegamento di forze dell’ordine fuori dal comune per le mie iniziative: non è da un Paese civile come l’Italia. I proprietari dei locali che ospitano le mie iniziative vengono minacciati e le mie frasi spesso manipolate».

Lui dice di essere stato frainteso sulle classi separate per disabili. «In Italia esistono già queste classi, solo che se le possono permettere solo quelli che mandano i figli nelle scuole private». Poi torna sull’argomento a piacere del fascismo: «Non mi sono mai definito antifascista perché non credo che sia utile e non è richiesto neppure dalla Costituzione. Il fascismo è finito 100 anni fa, non si è “anti” qualcosa che non esiste. Questa richiesta serve ad alcune persone per assegnare una certificazione di qualità di cittadini di serie A o serie B». Quanto a Zaia, dice: «Non credo che la mia candidatura sia divisiva nella Lega, io comunque vado avanti per la mia strada con i valori di patria, confini, sicurezza e identità che sono anche della Lega».

Salvini lo difende: «Ha combattuto l’Isis, non penso che abbia paura di qualche manifestante». Giallo sulla possibile ineleggibilità del generale nella circoscrizione Centro, prestando lui servizio a Roma. «Stupidaggini, non si applica alle europee», dice lui. Ma alcuni parlamentari avvieranno una richiesta di chiarimenti agli uffici circoscrizionali elettorali.

In Fdi scoppia il caso dell’europarlamentare uscente Pietro Fiocchi, che nei manifesti elettorali si è fatto ritrarre mentre imbraccia un fucile. La sua famiglia è titolare dell’omonima azienda che produce munizioni per armi da caccia. Lui stesso nel Natale 2023 aveva mandato biglietti di auguri con un abete decorato con proiettili. «Dietro a Meloni ci sono personaggi che provocano solo vergogna e disgusto», attacca il verde Bonelli.

Per non farsi mancare niente, la premier ha candidato come numero due nel nordest (dietro di lei) il negazionista del Covid Sergio Berlato, vicentino, anche lui deputato uscente. Fanatico della caccia, il 1 maggio ha organizzato un convegno sul «grande imbroglio del Covid» con medici radiati e altri complottisti. Nel 2019 sfiorò le 20mila preferenze: alla premier è bastato per riservargli un posto d’onore.