Popolari e destra fregano i socialisti: impossibile bocciare Fitto
Per la Commissione Ue più a destra della storia sono iniziati gli esami. Ieri gli eurodeputati delle commissioni parlamentari competenti per tema hanno esaminato i primi quattro candidati e proseguiranno da oggi a giovedì al ritmo di sei audizioni al giorno, poi di nuovo quattro venerdì. Le più attese però sono quelle che si terranno martedì 12 novembre, quando toccherà ai vicepresidenti esecutivi del nuovo «governo» von der Leyen. Primo Raffaele Fitto, ultima Teresa Ribera, indicata dal premier spagnolo Pedro Sanchez come nome forte della famiglia socialista a Bruxelles. Date e sequenza temporale dell’ultimo giorno tutt’altro che casuale, decisa dal Ppe con l’approvazione di conservatori e destra, che stringe un cappio al collo ai socialisti europei. E soffoca le speranze di modificare almeno in parte la composizione del collegio di commissari.
Liberali e socialisti – che rappresentano la parte progressista della maggioranza von der Leyen bis centrata sui popolari – hanno le mani legate dal calendario: se facessero problemi al più indigesto per loro, ovvero Raffaele Fitto, il cui esame è fissato per la mattina di martedì prossimo, il Ppe potrebbe rivalersi nell’ultima audizione della giornata, quella della spagnola Ribera, poco amata dai popolari a causa del suo credo ambientalista. Ragione per cui la capogruppo S&D Iratxe Garcia Perez ha ribadito la linea attendista («valuteremo sulla base delle competenze e dell’impegno europeista»), che suona però come una resa rispetto ai proclami bellicosi delle ultime settimane.
Le mani libere le hanno invece i Verdi europei, che pur appoggiando la maggioranza Ursula bis non hanno propri candidati commissari da tenere al riparo da possibili ritorsioni. Per la famiglia ecologista i nomi più problematici sono quelli dell’esponente FdI, così come dell’ungherese Oliver Varhely. Ci sono «molti dubbi sul portafoglio e sulle competenze di Fitto», secondo la copresidente del gruppo Terry Reintke. Oltretutto «non viene rispecchiata la maggioranza che ha eletto Ursula von der Leyen a luglio», ha ricordato, riferendosi al voto contrario dei conservatori di Ecr. Per Varheli, riconfermato a Bruxelles dal premier sovranista e anti-Ue Viktor Orbán, pesano «il modo in cui ha trattato il Parlamento europeo e quello in cui guarda alla democrazia». Molto probabile quindi un voto contrario dei Verdi su Fitto e Varheli.
Oltre ai Verdi, si fa sentire anche la Sinistra. Quello di Maros Sefcovic, commissario designato al Commercio internazionale che ha sostenuto per primo l’esame degli eurodeputati, è «un discorso folle, tutto incentrato sulle lodi al libero scambio nel mondo», dice Manon Aubry, leader de La France Insoumise e capogruppo Left all’Eurocamera. Nel corso dell’audizione, l’esponente slovacco ha dovuto rispondere al fuoco incrociato sull’accordo commerciale Ue-Mercosur, che trova ampia opposizione nel mondo agricolo, così come nel governo di Parigi. «Lei dice che non sacrificherà mai l’agricoltura al commercio. È per questo che state per firmare un enorme accordo per importare carne, cereali, formaggio, miele a prezzi bassi?», lo ha incalzato Aubry.
Il gruppo della sinistra è all’opposizione, quindi ancora più linearmente rispetto ai Verdi è liberissimo di sparare a zero sui candidati, solo che non basta questo per impensierire la maggioranza che sostiene la Commissione. Certo, si ragiona a Bruxelles, le sorprese sono sempre possibili e dipendono da come i singoli commissari affronteranno il loro esame. Ma i vincoli imposti dal Ppe, oltre che la sua forza, sembrano non lasciare ai progressisti che appoggiano von der Leyen nessuno spazio per far saltare il banco.
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