Appena 24 ore prima della decisione sulla sua estradizione in Israele, Anan Yaeesh si ritrova invischiato in un’indagine per terrorismo della Dda dell’Aquila costruita attraverso elementi forniti dagli investigatori di Tel Aviv. Insieme a lui altri due palestinesi: Ali Saji Rabhi Irar e Mansour Doghmosh, entrambi arrestati ieri mattina, mentre il 37enne Yaeesh si trova in carcere dalla fine di gennaio. Secondo il gip distrettuale dell’Aquila, i tre avrebbero instaurato una collaborazione con il «Gruppo di risposta rapida Brigate Tulkarem», parte delle «Brigate dei martiri di Al-Aqsa», che l’Ue considera un’organizzazione di tipo terroristico. Scrive il gip che Yaeesh, Irar e Doghmosh «manifestavano finalità terroristiche tese a organizzare attentati suicidari, anche mediante l’impiego di autobombe, in territorio israelo-palestinese, in particolare in Cisgiordania (West Bank), nella città di Tulkarem, in danno di obiettivi israeliani civili e militari». Gli investigatori avrebbero trovato gran parte degli elementi a supporto delle loro tesi soprattutto sui profili social e nelle chat degli indagati.

UNO DEGLI ARRESTATI, ad esempio, aveva messo su Facebook una foto di 4 persone che il 6 novembre del 2023 erano state uccise a Tulkarem durante un conflitto a fuoco con le truppe israeliane. In un’altra immagine, ancora postata sui social, si vede poi «un miliziano, all’interno di una autovettura, armato di fucile mitragliatore e con in pugno una pistola, che indossa un cappello con una fascia gialla recante stemma ed iscrizione simbolo delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa». Dalle chat di Telegram, inoltre, «emerge con chiarezza il ruolo apicale, di capo e di organizzatore, rivestito da Yaeesh nell’ambito del Gruppo di Risposta Rapida – Brigate Tulkarem». Infine, nella sua ordinanza, il gip pone l’accento su alcune conversazioni tra gli arrestati e un uomo ritenuto comandante di Al-Aqsa e generale di Al-Fatah: «Emerge come Yaeesh Anan Kamal Afif si rivolge con rispetto a Al-Maqdah Munir chiamandolo “Haj”, ossia “capo”. Yaeesh chiede al comandante di pubblicare un comunicato a nome della neocostituita formazione “Commando Centrale per la Risposta Rapida, Brigata dei Martiri'” e chiarisce a Al-Maqdah Munir che tale organizzazione è stata “lanciata da poco”, e che gli avrebbe mandato immediatamente “tutti i dettagli in merito”. Yaeesh, comunque, spiega subito che “si tratta di un’unità suicida, pronti ad agire in profondità” e chiarisce che l’azione della nuova organizzazione “sarà prossima”».

ACCUSE pesantissime, dunque. E resta da vedere quale effetto avranno sull’estradizione di Yaeesh che verrà discussa oggi nel capoluogo abruzzese. Secondo l’articolo 8 della convenzione europea sull’estradizione, questa indagine per terrorismo sarebbe una valida motivazione per rifiutare la consegna dell’uomo in Israele. In ogni caso gli avvocati Flavio Rossi Albertini e Stefania Calvarese sostengono che i giudici dovrebbero rifiutare ogni ipotesi di estradizione perché c’è «il rischio concreto che ed effettivo che Yaeesh venga sottoposto a trattamenti inumani e degradati», tra cui anche «la tortura». Parere condiviso anche da Amnesty International, che proprio ieri ha inviato una lettera a Nordio per esprimere le sue preoccupazioni. Intanto, il mondo della politica ha accolto questa indagine della Dda dell’Aquila con toni quasi trionfali. Piantedosi in particolare ha ringraziato le forze dell’ordine «per questo importante risultato che testimonia la costante azione di monitoraggio e prevenzione realizzata sul fronte dell’estremismo e della radicalizzazione». Anche se i fatti contestati non riguardano l’Italia e sono per lo più frutto di indagini svolte in Israele.