Prima nomina del nuovo corso alla Biennale di Venezia. Si è appena chiuso l’ultimo anno (non senza qualche dubbio) della direzione affidata al duo Ricci e Forte, e il neopresidente Pierangelo Buttafuoco (nominato da qualche mese «in solitaria», ma non senza qualche protesta per la sua «estraneità» alle arti dal vivo, dall’ineffabile ministro della cultura Sangiuliano) apre la sua tornata di nomine con un colpo in qualche modo «a sorpresa»: direttore del settore teatro sarà l’attore americano Willem Dafoe, del resto residente in Italia da molti anni per motivi di vita privata (sposato con una regista e attrice nel nostro paese).

L’incarico però, a differenza della abituale durata quadriennale, vale solo per due anni, come del resto la proroga concessa per il settore e la mostra del cinema al direttore Alberto Barbera. Siamo tutti curiosi di vedere cosa succederà dopo questo biennio.

DAFOE del resto al teatro non è affatto estraneo: off Broadway ha cominciato la sua professione proprio in palcoscenico, sulla più alternativa scena americana, fondatore e interprete del Wooster group diretto dalla regista Elisabeth LeCompte. Ma oltre che in quel gruppo sperimentale, l’attore ha lavorato anche con teatranti molto prestigiosi, veri fondatori del teatro contemporaneo, come Bob Wilson e Richard Foreman, così come anche con Trisha Brown e John Lurie. Episodi di smalto, oltre che di dura formazione.

Così come è stata l’unica sua performance nata in Italia (ma in inglese naturalmente) in una antica chiesetta sprofondata nei quartieri napoletani, Santa Maria Donnaregina Vecchia, dove, in clergy talare, ha fatto vibrare Il velo nero del pastore, dal racconto di Hawthorne, cui ha dato rigore formale la creatività di Romeo Castellucci.

UNA PERFORMANCE fascinosa e «al limite», ma di un teatro in ogni caso perturbante (perfino il programma di sala aveva l’aspetto di un messale nero, col dorso delle pagine in rosso).

Bello e bravo, Dafoe costituisce comunque una garanzia, anche se la sua nomina sembra più destinata a coprire un tempo di «riflessione» e approfondimento da parte del nuovo presidente, la cui nomina, come si è detto, aveva suscitato qualche diffidenza verso la sua sconosciuta «managerialità».

L’attore americo-italiano riscuote sicuramente simpatie e riconoscimenti, oltre a una grande popolarità , da parte di chi lo incrocia abitualmente a far la spesa in via Merulana. Toccherà a lui ridare scatto e curiosità a un patrimonio artistico importante, di cui conosce bene le potenzialità per averlo praticato in prima persona e con tanto successo.