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Venezia premia la musica assoluta

Venezia premia la musica assolutaDalla locandina della Biennale Musica

Improvvisi L’espressione wagneriana Musica Assoluta è quest’anno il tema della prossima rassegna della Biennale Musica di Venezia: dal 26 settembre al 10 ottobre 2024

Pubblicato 2 mesi faEdizione del 1 settembre 2024

«Si è artisti solo al prezzo di sentire ciò che tutti i non artisti chiamano ’forma’ come contenuto, come ’la cosa stessa’. Con ciò ci si ritrova certo in un mondo capovolto: perché ormai il contenuto diventa qualcosa di meramente formale – compresa la nostra vita». Nietzsche scrive queste parole nel 1887. Ma già nel 1854 Eduard Hanslick aveva scritto Del bello musicale, in cui, richiamandosi alle Lezioni di estetica di Hegel, affermava che il senso di una musica sta nella sua forma. Wagner aveva tacciato queste posizioni come assurde, e coniato il termine di «musica assoluta» per definire una musica che non si riferisca a nessun contenuto extramusicale.

Come, a suo avviso, pretendeva la musica strumentale: ogni musica, invece, per Wagner rinvierebbe necessariamente a un contenuto extramusicale. L’espressione wagneriana Musica Assoluta è quest’anno il tema della prossima rassegna della Biennale Musica di Venezia: (26 settembre-10 ottobre). Lucia Ronchetti, per l’ultimo anno sua direttrice, chiarisce: «… il Festival metterà in evidenza il significato della musica quale linguaggio autonomo e lo statuto ontologico del suono, mostrando lo stato dell’arte di questa disciplina alchemica e coinvolgente». Il Leone d’oro alla carriera sarà attribuito alla compositrice britannica Rebecca Saunders, che proprio di una ricerca autonoma ha innervato la sostanza della sua musica: una ricerca sul suono, sul suo espandersi nello spazio, attraverso infiniti mutamenti di spessore e di timbro, al limite di una configurazione esclusivamente timbrica della materia sonora. È un’impostazione controcorrente, perché oggi si cerca piuttosto da parte di molti musicisti una maggiore comunicazione con l’ascoltatore. Ricorda, se mai, le posizioni più radicali delle avanguardie novecentesche. L’assegnazione del Leone d’oro avrà dunque anche il significato di riaffermare la necessità della sperimentazione come livello ineludibile del fare musica. Posizioni radicali, quella di una musica assoluta svincolata da ogni intento  di immediata comprensione, da una parte, e quella di assecondare il bisogno di gratificazione dell’ascoltatore, dall’altra. Ma andrebbero forse viste non già come opposte bensì come complementari. Legittima, cioè, sia la sperimentazione sia l’assecondare il piacere dell’ascoltatore. La musica, come ogni arte, conosce diversi livelli di comunicazione, dal più esclusivo, e quasi elitario, gusto di una ricerca di nuove forme, al più semplice e diffuso intrattenimento, e ciò per diversi gradi di complessità, dal più elementare al più intricato.

Benvenuta dunque un’iniziativa che metta in risalto anche il momento della ricerca pura, della sperimentazione. A chiarire i diversi punti ci saranno incontri con i compositori, chiamati, con felice termine musicale, ricercare. Tra gli ospiti: David Lang, Luca Mosca, Salvatore Sciarrino, Golfam Khayan (per la musica persiana), e altri. Una sezione si chiama conterpoints, e si ascolteranno appunto musiche che si avventurano nella sperimentazione, alcune commissionate dalla stessa Biennale Musica. Non mancano, naturalmente, la ricerca elettronica, il jazz, e altre prassi imprrovisative delle diverse culture musicali del mondo. Il Leone d’argento, infine, è assegnato all’Ensemble Modern di Francoforte, «per l’indomita e coraggiosa creazione di progetti musicali in collaborazione con i più interessanti e riconosciuti compositori e performer, nell’ambito di media e di linguaggi musicali diversi». Scorrendo il programma della rassegna ci si accorge che l’espressione «musica assoluta» non vuole indicare tanto un’attività isolata e solipsistica di compiacimento autocelebrativo, quanto il coraggio di sondare territori o inesplorati o non ancora completamente sondati, riproponendo l’idea che la musica non è solo intrattenimento, consuetudine, bellezza riconosciuta, ma anche, e forse soprattutto, ricerca del nuovo, dell’inesplorato, non solo seduzione dell’ascoltatore, ma anche una sfida, un invito a sondare ciò che ancora non si conosce.

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