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Biennale 2024, ontologia del suono

Ostinato Quello per la «musica assoluta» è un movimento di liberazione. Invece di commentare testi, trame, arie, duetti e cori, straripanti scenografie oppure video più o meno raffinati, le successioni di […]

Pubblicato 23 giorni faEdizione del 21 settembre 2024

Quello per la «musica assoluta» è un movimento di liberazione. Invece di commentare testi, trame, arie, duetti e cori, straripanti scenografie oppure video più o meno raffinati, le successioni di suoni affidate a strumenti e voci vengono concepite e realizzate per quello che sono: musica.

Basta con i vincoli con le altre arti, con la dipendenza da fattori che mettono la musica in soggezione. È una battaglia per l’autonomia e qualche volta si riesce a vincerla.

Per esempio alla Biennale Musica di quest’anno, che inizia il 26 settembre e finisce l’11 ottobre. «Il Festival metterà in evidenza… lo statuto ontologico del suono», dice la direttrice artistica Lucia Ronchetti.

Poi la discussione su questa dizione, «musica assoluta», potrebbe andare avanti un bel po’. L’origine è wagneriana, il significato attuale l’abbiamo detto. Perché «assoluta»? È autonoma. Ma lasciamo perdere e prepariamoci a godere il programma di questa rassegna veneziana che, scorrendolo, a ogni pagina riserva una notizia rilevante.

Una prima assoluta di Salvatore Sciarrino, per esempio: Nocturnes per orchestra il 10 ottobre al Teatro alle Tese dell’Arsenale. I concerti in solo di jazzmen superlativi come Tyshawn Sorey (al pianoforte, lui è anche percussionista e trombonista, 29 settembre) e Peter Evans, trombettista (6 ottobre), musicisti che si collocano su quel crinale che un tempo si sarebbe chiamato avanguardia dove jazz e «dotta» di ricerca si incrociano.

Chiaro che gli eventi più attesi riguardano i Leoni d’oro e d’argento.

In testa c’è Rebecca Saunders. Londinese di nascita, berlinese di adozione, cinquantasettenne, produce opere sconvolgenti per ricchezza timbrica, intensità emozionale e creatività irrefrenabile. Il suo Skull – interessante questo titolare sulla testa, sul pensiero, forse – per ensemble (28 settembre), scritto nel 2023, è una continua trasformazione delle sequenze sonore in altro da ciò che sono e nello stesso tempo in una riaffermazione del proprio carattere propulsivo.

Atmosfera di allucinazione tragica dall’inizio alla fine. Skull sarebbe stato più adatto nel concerto d’apertura alla Fenice al posto del pur pregevole Wound di un anno prima, per ensemble e orchestra.

L’apertura Saunders la dividerà con una collega sudcoreana immensa quanto lei, Unsuk Chin, che poteva meritare quel Leone quanto lei. L’ensemble che eseguirà Skull si prenderà il Leone d’argento, ma si tratta dell’Ensemble Modern, compagine la più brillante, spregiudicata, aperta, tecnicamente mostruosa che sia apparsa sulle scene musicali negli ultimi quattro decenni. Anche questi globalisti di stanza a Francoforte meritavano l’oro.

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