Gli Stati uniti hanno visto un ennesimo fine settimana di violenza, dove ci sono stati almeno 10 nuovi mass shooting; solo quelli avvenuti in Tennessee, Virginia, Arizona e Carolina del Sud hanno provocato altri sei morti e decine di feriti

L’EPISODIO PEGGIORE è avvenuto sabato sera a Philadelphia: una rissa da bar fra due uomini ha trasformato una strada della movida in una scena di terrore.

Dopo una discussione dai toni sempre più accesi, i due hanno estratto le pistole e hanno iniziato a spararsi a vicenda in mezzo alla strada. Quando gli spari si sono azzittiti si sono contati tre morti e 12 feriti.

Poche ore dopo, a Chattanooga, in Tennessee, un’altra sparatoria è stata causata da ragioni banali fuori da un bar, provocando la fuga delle persone in preda al panico. Una è stata investita da un’auto. Anche lì tre persone sono rimaste uccise e 14 sono state ferite.

A Phoenix, in Arizona, Chester, Virginia e Summerton, in South Carolina, le sparatorie sono avvenute a delle feste trasformate in tragedie, provocando un totale di almeno tre morti e 22 feriti, molti dei quali bambini.

Sebbene gli episodi di violenza per arma fuoco in Usa tendano tradizionalmente ad aumentare con l’avvicinarsi dell’estate, queste vere e proprie carneficine – come ormai le definiscono i giornali statunitensi – che arrivano giorni dopo i massacri di Buffalo (NY), Uvalde (Texas) e Tulsa (Oklahoma) lasciano il Paese sempre più scosso. La percezione generale è di avvenimenti ineluttabili contro cui non c’è rimedio nonostante le belle parole e i richiami accorati del presidente Biden rivolti al Congresso.

I PRINCIPALI SENATORI hanno dichiarato che, nonostante lo spirito disilluso dei cittadini, in realtà a Capitol Hill è presente uno slancio reale per mettere insieme una risposta bipartisan del Congresso a questa ondata di violenza e che esiste una reale possibilità di rafforzare le leggi federali sulle armi, per la prima volta in una generazione.

Ad ora, però, un accordo non è ancora pronto, hanno avvertito i senatori, e si prevede che i colloqui continueranno ancora per giorni, mentre i negoziatori dei due partiti cercano di raccogliere il sostegno repubblicano sufficiente a far passare una legge di compromesso al Senato.

Se si riuscisse a giungere a un accordo, è comunque certo che sarebbe ben al di sotto dei parametri che Biden ha esposto giovedì, durante un discorso alla Casa bianca, in cui ha chiesto di rinnovare il divieto federale sulle armi d’assalto, scaduto nel 2004 e mai più ripristinato, di ampliare i controlli federali sui precedenti di chi acquista un’arma e di eliminare l’immunità legale dei produttori di armi da fuoco, un po’ come si fa con l’industria del tabacco.

Anche la proposta del presidente di impedire, non solo nello Stato di provenienza, ma a livello federale, l’acquisto di un’arma da fuoco ai soggetti considerati mentalmente instabili sembra troppo estrema ai difensori del Secondo Emendamento.

ANCORA UNA VOLTA i passi vengono fatti a livello locale. Nello Stato di New York è stato approvata a tempo di record un pacchetto di restrizioni sull’acquisto delle armi che prevede, tra l’altro, l’aumento da 18 a 21 anni dell’età minima per comprare armi semiautomatiche.

Tra le altre misure c’è il rafforzamento dei controlli preventivi che devono far scattare le cosiddette «bandiere rosse» per impedire l’acquisto di armi a soggetti potenzialmente pericolosi e quello per la vendita di munizioni che passano attraverso i giubbotti antiproiettile.