E’ ormai un’immagine ricorrente quella di Bannon che si presenta davanti a un tribunale, stringe la mano al suo stuolo di avvocati, tiene un breve comizio per la stampa e viene scortato nell’edificio. Ieri la scena rituale si è svolta davanti alla procura distrettuale di Manhattan, a New York, alla quale l’ex consigliere di Trump si è costituito verso le 9 ora locale e che lo ha incriminato per riciclaggio di denaro, frode e cospirazione relative alla truffa di We Build the Wall. Anche questo un film già visto: nell’agosto 2020 Bannon era stato arrestato a bordo di uno yacht di lusso a largo di Long Island con le medesime accuse in una causa federale che lo vedeva implicato – insieme al cofondatore di We Build the Wall Brian Kolfage e altre due persone – per essersi intascato un milione di dollari dei 25 donati dai cittadini per costruire il muro al confine con il Messico. Lo scorso aprile Kolfage e un altro complice, Andrew Badolato, si sono dichiarati colpevoli, mentre Bannon era stato “salvato” da Trump nella pioggia di perdoni presidenziali che aveva firmato nelle ultime ore della sua amministrazione.

La promessa di We Build the Wall, nato come un Gofundme nel 2018 con lo scopo di raccogliere un milione di dollari e trasformato in una no profit quando in pochi mesi ne aveva già raccolti nove milioni, era di destinare il 100% delle donazioni alla causa prediletta della campagna elettorale trumpiana. Una promessa irrealistica e praticamente impossibile da rispettare, che ha da subito attirato l’attenzione dell’agenzia delle entrate Usa. E non a torto: attraverso una serie di fatture false e altre macchinazioni, Bannon ne era uscito parecchio più ricco.

Il volto dell’alt-right Usa “ha agito da architetto di un piano multimilionario per truffare centinaia di donatori in tutto il paese, fra cui centinaia di residenti di Manhattan”, ha detto il procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg. Ciononostante, alla stampa Bannon si è presentato per l’ennesima volta come la vittima di una persecuzione politica e una pedina dei democratici in vista delle elezioni di midterm: “Tutto questo ha a che fare con i 60 giorni fino a quel momento!”, ha dichiarato. “E’ ironico – ha aggiunto – che proprio nel giorno in cui il sindaco di questa città ha una delegazione al confine (il primo cittadino Eric Adams ha mandato degli ufficiali in Texas per indagare sui bus carichi di centinaia di migranti che il governatore Greg Abbott manda a New York, ndr) qui vengano perseguitate delle persone per aver cercato di fermarli al confine”.

Una strategia molto esile per difendersi dall’accusa di essere un truffatore: “Bannon – ha dichiarato la procuratrice generale di New York Letitia James – si è servito delle convinzioni politiche dei suoi donatori” “per arricchire se stesso e i suoi amici”. Se verrà condannato, potrebbe dover scontare una pena fra i 5 e i 15 anni di prigione. E il mese prossimo lo aspetta anche la sentenza per oltraggio al Congresso per essersi rifiutato di collaborare alle indagini della Commissione d’inchiesta sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio – reato punibile fino a un anno di carcere e del quale una giuria lo ha dichiarato colpevole a luglio.
Un’ulteriore sconfitta arriva anche dall’Italia: la scorsa settimana la Cassazione ha respinto il ricorso della sua scuola di formazione per l’estrema destra Dignitatis Humanae Institute e l’ha definitivamente scacciata dalla Certosa di Trisulti, che era diventata la sua sede, ora di nuovo aperta al pubblico.