Internazionale

Proteste per la pace da New York a Montreal

Bandiere palestinesi alla Columbia University di New YorkBandiere palestinesi alla Columbia University di New York – foto Stefan Jeremiah /Ap

Israele/Palestina Il lungo weekend americano

Pubblicato 24 minuti faEdizione del 5 ottobre 2024

È un lungo fine settimana di proteste negli Stati uniti, che si estenderà a lunedì 7. Oggi alle 14 locali, nei vari fusi orari, sono previste manifestazioni da New York a Seattle, Dallas, San Francisco, Washington DC, e nella vicina Montreal, solo per citarne alcune. Le proteste sono organizzate da più gruppi raccolti attorno a Jewish Voice For Peace, «movimento di ebrei e alleati – come si definiscono – che lavorano per la giustizia e l’uguaglianza per palestinesi e israeliani, trasformando la politica degli Stati Uniti».

IL 27 OTTOBRE 2023 Jfp New York aveva organizzato una protesta alla stazione centrale, e da allora rappresenta la parte più visibile a organizzata del movimento di ebrei americani contro l’aggressione di Gaza. «Da 75 anni il sionismo è usato per giustificare i massacri dei palestinesi da parte di Israele – spiega Rosalind, 24 anni, che durante l’estate ha fatto un tirocinio da Jvp a Washington DC – il sionismo non è inevitabile ed essere ebrei non significa essere sionisti. La nostra sicurezza è nella solidarietà e in un futuro condiviso. Il sionismo non è un movimento per l’autodeterminazione ebraica, lo ricordiamo ogni volta che celebriamo lo Shabbat anti sionista nelle piazze. A New York a Washington Square».

In quella piazza lunedì alle 15 inizierà la protesta degli studenti, che hanno una grossa parte in questo movimento. Dopo un anno di lotte fra studenti e atenei, lo scontro è arrivato in tribunale: in Maryland gli avvocati del gruppo Palestine Legal e il Council on American-Islamic Relations hanno fatto una causa per conto del gruppo Students for Justice in Palestine, dopo che l’università aveva annullato una veglia interreligiosa. Gli avvocati hanno affermato che la cancellazione della veglia violava i diritti degli studenti sanciti dal Primo emendamento, e il giudice ha dato loro ragione.

Dopo una primavera di scontri, la posizione ufficiale delle università è facilitare il confronto pacifico. Dopo un inizio relativamente tranquillo del semestre autunnale, i movimenti universitari sanno di dovere affrontare una prova importante, con i manifestanti sia filo-israeliani che filo-palestinesi, a un anno dall’inizio del conflitto in Medio Oriente, allargato ora al Libano. La Columbia University, dove il movimento è cominciato, ha lanciato i «tavoli d’ascolto», in cui i docenti moderano le discussioni faccia a faccia tra studenti con lo scopo di incoraggiare «a mettersi nei panni degli altri senza sentirsi censurati», come ha scritto il professor Gil Eyal in un editoriale pubblicato sul giornale studentesco della Columbia. «Non so quanto tutto questo funzionerà – afferma Samir, studente della Fordham University – il problema sono gli scontri interni fra studenti, ma anche fra studenti e atenei».

LUNEDÌ SERA nella piazza che tradizionalmente celebra il pacifismo newyorkese, Union Square, si svolgerà la veglia organizzata da Israelis for Peace, fra i primi sostenitori di un cessate il fuoco immediato che li aveva messi in una posizione difficile: attaccati dai gruppi intransigenti filo-israeliani e dai manifestanti filo-palestinesi che rifiutavano di collaborare con israeliani di qualsiasi orientamento politico. «Dopo un anno le cose sono cambiate – dice Stewart, 32 anni – Una luce in tutto questo si vede, ed è che non siamo più soli nella nostra richiesta di giustizia e uguaglianza».

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