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Walkie-talkie «contraffatti», la pista che arriva fino in Cina

Walkie-talkie «contraffatti», la pista che arriva fino in Cina

L'ammazzapersone La giapponese Icom ha interrotto le vendite nel 2014. Sulla piattaforma e-commerce Alibaba si trovano IC-V82 da 49 a 100 dollari

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 20 settembre 2024

Da Taiwan all’Ungheria e di nuovo in Asia: in Giappone. È nipponica infatti l’azienda – Icom – che produce i walkie talkie immortalati in alcune immagini delle esplosioni di mercoledì in Libano, che hanno seguito esattamente di 24 ore quelle dei cercapersone poi risultati, secondo delle fonti del New York Times, prodotti da società di facciata operate dai servizi israeliani.

PRECISAMENTE le ricetrasmittenti IC-V82, il modello prodotto a Osaka dalla compagnia di attrezzature per le telecomunicazioni. Ma è qui che la pista si interrompe, così come si era fermata davanti alla casa vuota di Budapest dove avrebbe dovuto avere sede la Bac, compagnia a cui la taiwanese Gold Apollo sosteneva di aver venduto una sorta di diritto a sfruttare il proprio marchio. La Icom ha infatti subito dichiarato, in un comunicato sul suo sito web, di aver interrotto l’esportazione di IC-V82 10 anni fa: «Il IC-V82 è una radio portatile che è stata prodotta e esportata, compreso in Medio Oriente, dal 2004 al 2014». «Da allora, non è più stata inviata dalla nostra compagnia». Non solo: la produzione stessa del walkie talkie, e della batteria che lo alimenta, è stata interrotta, dichiara l’azienda.

Stavolta la pista delle società di facciata non sembra portare a nulla: Icom sostiene infatti che tutte le proprie radio sono prodotte nella stessa fabbrica sussidiaria Wakayama Icom Inc., nella prefettura di Wakayama, e rivendute solo attraverso «distributori autorizzati». A certificare l’autenticità delle apparecchiature, aggiunge l’azienda, c’è un sigillo olografico che non era presente nelle ricetrasmittenti viste nelle esplosioni in Libano che hanno ucciso 25 persone e ne hanno ferite 600 – ma, come nota il New York Times, Icom ha declinato di specificare sulla base di cosa ha stabilito che le radio incriminate non avevano il sigillo di autenticità.

E anche l’improbabile eventualità che qualcuno fosse riuscito a mettere le mani sui device già presenti nel paese prima che venisse interrotta la loro esportazione dieci anni fa non è che un vicolo cieco: la durata di questi walkie talkie va dai 5 ai sette anni spiegano dei produttori di strumentazioni analoghe.

L’UNICA PISTA che resta, quindi, è quella dei walkie talkie contraffatti. «Quasi tutte le radio IC-V82 che si trovano in vendita sono contraffatte», afferma l’azienda, che sul suo sito – dove una sezione è dedicata proprio a come distinguere gli originali dai falsi – denuncia anche «un’inondazione di falsi» sul mercato. Prodotti da chi? La strada sembra riprendere la direzione dell’Asia, stavolta della Cina. A puntare il dito contro i falsi «made in China» è la stessa Icom. Il New York Times ha trovato diversi rivenditori sulla piattaforma di e-commerce cinese Taobao che hanno in listino dei IC-V82. Ma anche da una rapida ricerca su Alibaba si trovano in vendita i walkie talkie (e le loro batterie) Icom, a prezzi che variano da 100 ai 49 dollari: i primi due risultati rimandano a rivenditori di Quanzhou, nella provincia del Fujian.

INTANTO nel Libano terrorizzato dalle esplosioni si diffondono anche le notizie false su ulteriori apparecchi elettronici che sarebbero esplosi o pronti a esplodere. L’esercito libanese ha invitato i cittadini a denunciare ogni avvistamento di oggetti sospetti, e sta portando avanti delle esplosioni controllate di device ritenuti «truccati». «Ci sono tante voci che girano – ha detto il ministro dell’Informazione di Beirut Ziad Makari – è esploso un intercom, un pannello solare, una televisione, uno smartphone… Girano tantissime bugie, molte fake news, e questo non aiuta affatto».

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