L’opzione von der Leyen bis prende quota (mentre le ipotesi alternative scendono) e la presidente della Commissione tiene le porte aperte anche oltre la possibile maggioranza Ppe-socialisti-liberali.

Questo il senso della seconda giornata di incontri dietro le quinte, contatti esplorativi e piccoli assestamenti tattici che si svolgono soprattutto tra funzionari e politici dei gruppi al Parlamento europeo di Bruxelles.

OGGI POMERIGGIO sono in programma una serie di primi incontri post-elettorali, a partire dal gruppo Left, ma anche Renew e Verdi. Movimento anche a destra, dato che Salvini e Le Pen si incontrano nella capitale europea per parlare delle prospettive e forse anche dei non iscritti da pescare e che potrebbero aumentare i seggi del gruppo Identità e democrazia (Id).

L’auspicio del leader leghista, fanno sapere con una nota dal Carroccio, è quello di «gettare le fondamenta per un’ampia alleanza di centrodestra senza socialisti ed eco-estremisti». Oltretutto l’incontro ha luogo oggi, nell’anniversario della morte di Silvio Berlusconi. Così Salvini, si legge in un passaggio dal sapore ecumenico, «ha già chiarito di voler seguire l’insegnamento del Cavaliere, capace di fondare il centrodestra italiano allargando il più possibile il perimetro dell’alleanza». Un messaggio che sa ricerca di intesa a destra.

Ieri invece la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola ha convocato i capigruppo per un primo confronto sulle elezioni. Oltre allo scontato sostegno alla procedura dello spitzenkandidat, che prevede la nomina del presidente della Commissione a partire dal capolista del gruppo risultato vincitore alle elezioni, il Ppe ha garantito con il capogruppo Manfred Weber il supporto per l’ex ministra tedesca. «Il successo alle elezioni ci conferisce un forte mandato. Siamo uniti nel sostenere von der Leyen», ha scandito.

Von der Leyen incassa dunque la fiducia del gruppo, che dalle elezioni esce rafforzato anche grazie al buon risultato che lo vede sul podio in Germania, Spagna, Polonia, Grecia. Non a caso, i cristiano-democratici hanno affidato il ruolo di negoziatori per la partita dei ruoli apicali (i cosiddetti top jobs) al premier polacco Donald Tusk e a quello greco Kyriakos Mitsotakis, entrambi dalla prima ora sostenitori di von der Leyen.

TRA I DETRATTORI di quest’ultima restano certo la delegazione dei Républicains francesi nel Ppe, così come il presidente del Consiglio europeo, il liberale belga Charles Michel. Secondo indiscrezioni diffuse da diversi media, quest’ultimo sarebbe intenzionato a escludere la presidente della Commissione dalla cena dei leader prevista il prossimo 17 giugno in vista del successivo Consiglio europeo del 27 in cui il pacchetto delle cariche potrebbe essere finalizzato.

Ma è anche vero che il presidente francese Emmanuel Macron, principale detrattore del bis, arriverà a Bruxelles politicamente molto indebolito, oltre che concentrato sull’imminente appuntamento elettorale in casa.

Ieri il capogruppo Ppe Weber ha anche annunciato la scelta del suo partito per la riconferma di Metsola alla presidenza del Parlamento, carica che ricopre dalla scorsa legislatura. Non una sorpresa, ma certo lo scenario di una riconferma doppia von der Leyen-Metsola congelerebbe la situazione, con due delle principali cariche Ue in mano alla famiglia democratico-cristiana.

Una ragione in più per i potenziali alleati, socialisti e liberali, di rivendicare le altre. Per quanto riguarda la presidenza del Consiglio europeo (l’incarico di Michel scade il 30 novembre) prende quota il nome dell’ex premier socialista portoghese António Costa, che incassa anche il sostegno del suo successore al governo di Lisbona, il conservatore Luis Montenegro, insieme a quello del premier spagnolo Sánchez e al cancelliere tedesco Scholz.

IN ZONA ALTO rappresentante, si resta in pieno totonomi. Nicola Procaccini, meloniano copresidente del gruppo Ecr a Strasburgo, rivendica il ruolo per Roma, spiegando all’Huffington Post, «abbiamo sempre sostenuto che la Ue dovrebbe essere concentrata più sulla politica estera che su quella interna che deve essere competenza degli Stati nazionali». Anche se aleggia un nome tecnico come quello di Elisabetta Belloni, sembra difficile che questa casella possa andare all’Italia. Quella più di sostanza, cioè la ventilata presidenza per Mario Draghi, sembra tramontata con il consolidarsi del von der Leyen bis. Ma la settimana è lunga e anche al G7 pugliese Bruxelles non si potrà dimenticare.