Europa

«Volkskanzler», incubo Austria

Il capo del Fpoe Kicklvfesteggia durante un evento della campagna elettorale in piazza Santo Stefano a Vienna foto ApIl capo del Fpoe Kicklvfesteggia durante un evento della campagna elettorale in piazza Santo Stefano a Vienna – foto Ap

Oggi il voto Oggi il voto. In testa nei sondaggi la Fpöe di Herbert Kickl che punta a essere «cancelliere del popolo»: l’ultimo fu Hitler. Ma la mobilitazione contro l’estrema destra è forte: esito non scontato

Pubblicato 11 minuti faEdizione del 29 settembre 2024

Piazza Santo Stefano, venerdì sera, comizio di chiusura della Fpöe, l’estrema destra razzista, nel cuore della Vienna rossa. «Una provocazione? No sono qui perché in questa piazza ha concluso Joerg Haider la sua campagna elettorale 25 anni fa», esordisce Herbert Kickl suo ex ghost writer. «Voi siete il capo, io il vostro strumento, sono il vostro servitore. Sia fatta la vostra volontà». Una folla infiammata ma modesta, forse un migliaio di persone esulta, in mezzo anche i protagonisti dei no vax. Invocano Kickl «Volkskanzler», cancelliere del popolo, il nome assunto da Hitler prima di chiamarsi Führer. E poi giù la faccenda che da settimane accende di più i rancori diffusi: la famiglia siriana con 7 figli che percepisce 4.300 euro di reddito di cittadinanza dal comune di Vienna «senza mai aver lavorato neanche un giorno, mentre voi lavorate duramente e non arrivate neanche a metà di quella cifra. Sono soldi spesi per gli immigrati che si tolgono a voi». Parlando con qualcuno lì, più duro e aggressivo come Toni, 59 anni, o più morbido e gentile come Wilhelm, 34, si credono discriminati rispetto agli stranieri.

Dall’altra parte della piazza che è occupata da gruppi antifa ecco i cori di «Nazi raus» e in italiano «siamo tutti antifascisti». In mezzo cordoni di polizia facilitati dalla presenza di un cantiere divisore naturale.

L’Austria si trasformerà in Orbanistan, con Herbert Kickl , capo più estremista della Freiheitliche Partei (Fpoe) partito della libertà Volkskanzler? Al parlamento europeo è socio di Matteo Salvini nella frazione “Patrioti per l’Europa” costituitasi il luglio scorso intorno a Viktor Orban . Il partito di Kickl è dato da mesi da tutti i sondaggi in testa al 27%, il programma dal titolo eloquente «Fortezza Europa, fortezza libertà».

DOVE VA IL PAESE lo decideranno i 6,3 milioni di austriaci aventi diritto di voto che eleggeranno oggi il nuovo parlamento. Con sistema proporzionale puro i singoli partiti, non coalizioni. Ben 1,5 milioni di residenti in Austria invece non possono votare perché privi di cittadinanza austriaca, «una esclusione dalla democrazia» hanno accusato Ong come «Sos-Mitmensch» e personalità pubbliche.

Da sola la Fpöe non potrà governare, ha bisogno del partito popolare (Öevp) del cancelliere uscente Karl Nehammer, rimasto ambivalente nel merito fino all’ultimo negli infiniti confronti televisivi: «Nessuna alleanza con la Fpoe di Kickl», la posizione ribadita che al contempo è sottintende apertura per una Fpöe senza Kickl, cosa che però non esiste. Va ricordato che i popolari governano con la Fpöe in tre regioni austriache: Alta Austria, Bassa Austria e Salisburgo. Ampie le convergenze tra i due partiti su economia e migrazioni. Ago della bilancia di queste elezioni, i sondaggi danno il partito popolare al secondo posto nei sondaggi col 24%, in crescente avvicinamento alla Fpoe.

Una manifestazione contro l’estrema destra a Vienna foto Ap
Una manifestazione contro l’estrema destra a Vienna foto Ap

Viktor Adler Markt, dal nome del fondatore del partito socialdemocratico, Spöe, il più antico partito austriaco, quartiere popolare. Andreas Babler combatte fino all’ultimo all’estremo delle sue forze. Chiusura della campagna «Cuore e cervello» il sabato, presenza di tutti i big di partito, fatto non scontato. «Continuiamo fino all’ultimo, possiamo ancora vincere», incalza Babler sperando in un effetto sorpresa. Come è stata la sua elezione a segretario nazionale più di un anno fa, uscito vincente nella lotta tra fazioni. Ma i sondaggi dicono altro, inchiodato al 21%. Ma non c’è da stupirsi: ex operaio, sindaco di una cittadina, Traiskirchen, con posizioni molto a sinistra è stato smontato e fatto a pezzi dal suo stesso partito criticando il suo programma a un mese dal voto come poco serio e poco realistico. Un programma anti neoliberale, fatto di patrimoniale e tasse sull’eredità, lotta alla povertà, investimenti in sanità ed istruzione, riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore a parità di orario. Un programma che sarebbe difficilmente conciliabile con quello del partito popolare in un governo comune. Così dietro le quinte secondo le voci circolanti riprese ampiamente dai media, nella Spöe sarebbero in corso trattative per un alternativa di governo con la Oevp scaricando eventualmente Babler. Contro di lui anche il grosso dei media come ha accusato Armin Turnherr direttore del settimanale «Falter» che ha costantemente sminuito il suo profilo passato per «inadatto a fare il cancelliere», dalla sua invece la base Spöe entusiasta per il socialismo ritrovato.

I VERDI, ALLEATI nel governo uscente con la Öevp sono dati in discesa, all’8-9%. Troppe le imposizioni della Öevp ingoiate, i compromessi subiti. Ma va detto che hanno impedito che l’Austria fosse già Orbanistan, garantendo con Alma Zadic, ministra della Giustizia che il processo contro Sebastian Kurz si potesse svolgere costringendo infine il wonderboy alle dimissioni. Poi in extremis il riscatto della ministra verde per l’Ambiente: Leonore Gewessler che ha sbloccato con il suo voto la direttiva europea sulla rinaturalizzazione dei suoli nonostante la contrarietà del cancelliere Nehammer.

I Neos, liberali, al 9% nei sondaggi, vogliono andare al governo col partito popolare, per una coalizione di riforme, ma solo senza la Fpöe.

Ecco all’uscita della metro i volantini della Kpoe, il partito comunista austriaco di Tobias Schweiger. È in ascesa grazie ai successi elettorali a livello locale (sindaca di Graz, vicesindaco di Salisburgo, ingresso nel consiglio comunale di Innsbruck). Stavolta ce la potrebbe fare a superare il quorum del 4% entrando in parlamento dove manca dagli anni ’50. Possibilità di superare la soglia anche per la Bierpartei, partito della birra del medico e rocker punk Dominik Wlazny, in arte Marco Pogo.

Schauspielhaus, giovedì sera: alla prima di «Cronaca dei deragliamenti correnti. Austria revisited», un opera teatrale antifascista commissionata in vista delle elezioni allo scrittore Thomas Koeck. Ieri, vigilia del voto, lo spettacolo è uscito fuori dal teatro, in corteo, per una maratona di lettura che ha attraversato la città fino a mezzanotte. Molti anche gli appelli della società civile, artisti, intellettuali contro l’estrema destra, per la difesa della democrazia.

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