Proviamo a riavvolgere la storia del mondo all’indietro di cent’anni, per cogliere nella sua purezza il pensiero che scaturì allora, insieme alla speranza di una civiltà nuova, generata dalla «Grande Morte». Così Tomàs Masaryk – uno dei pochi «re-filosofi» della storia, allievo di Franz Brentano, e grande, paterno amico di Husserl, come lui moravo – chiamava la Grande Guerra. Su «The New Europe», il giornale che fondò a Londra durante la guerra, andava sviluppando l’idea di una «politica sub specie aeternitatis»: il solo riscatto possibile di quell’umanità di cui Karl Kraus aveva messo in tragedia «gli ultimi giorni». C’è, in...