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Via della Seta, ecco l’ordine mondiale di Xi

Via della Seta, ecco l’ordine mondiale di XiVladimir Putin e Xi Jinping – Ap

Al forum di Pechino il leader cinese si propone come leader del sud globale. E Putin arriva con le valigette nucleari in bella vista

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 19 ottobre 2023

«Quando si danno delle rose a qualcuno, il loro profumo resta sulla mano». Come accade spesso, Xi Jinping usa un’allegoria per festeggiare i dieci della nuova via della seta. L’occasione è il terzo forum sulla Belt and Road, il nome ufficiale dell’iniziativa lanciata all’alba del suo primo mandato. «Considerare lo sviluppo altrui come una minaccia o l’interdipendenza economica come un rischio non migliorerà la propria vita né accelererà il proprio sviluppo», dice Xi, riferendosi alla strategia di riduzione del rischio promossa dall’occidente nei confronti della Cina. «Ci opponiamo alle sanzioni unilaterali, alla coercizione economica e al disaccoppiamento», aggiunge, presentandosi come alfiere della globalizzazione.

La fiducia politica tra i nostri due paesi si sta continuamente approfondendo e abbiamo mantenuto uno stretto ed efficace coordinamento strategico Xi Jinping

Ad ascoltare il suo discorso i rappresentanti di oltre 150 paesi e 23 leader internazionali, in leggero calo rispetto alle due edizioni a cui presenziarono anche gli allora premier Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte. Ma ora l’Italia si appresta a uscire dal progetto e le delegazioni occidentali al forum sono per lo più di basso profilo. L’ospite d’onore è invece Vladimir Putin. È il suo ritorno in Cina dopo quel 4 febbraio 2022 divenuto celebre per la sigla della “partnership senza limiti”, definizione poi sparita da tutti i discorsi ufficiali di Pechino dall’invasione dell’Ucraina in poi. Con Putin c’era anche la cheget, cioè la sua cosiddetta valigetta nucleare, sorretta da un funzionario della marina. Nulla di strano, è una prassi. Più particolare il fatto che la valigia sia stata ripresa dalle telecamere.

«LA VIA DELLA SETA è in linea con l’obiettivo russo di interconnessione eurasiatica. Invitiamo gli investimenti globali sulla rotta del mare del nord», ha detto Putin nel suo intervento al forum, subito dopo quello di Xi, mentre i funzionari europei abbandonavano la sala. Xi e Putin, entrati l’uno al fianco dell’altro anche alla cena di benvenuto di martedì a base di anatra alla pechinese e acquavite baijiu, hanno avuto un faccia a faccia di 90 minuti. «La fiducia politica tra i nostri due paesi si sta continuamente approfondendo e abbiamo mantenuto uno stretto ed efficace coordinamento strategico», ha detto il presidente cinese, chiedendo sforzi congiunti per «salvaguardare la giustizia internazionale». Ribadito l’impegno a raggiungere i 200 miliardi di dollari di interscambio ma nessun nuovo accordo o dettaglio sul gasdotto Power of Siberia 2. Nel resoconto finale, non appaiono menzioni agli ormai classici “imperialismo” e “mentalità da guerra fredda”. I più ottimisti lo considerano un ulteriore segnale che le diplomazie di Cina e Usa continuano a lavorare al possibile incontro di novembre tra Xi e Joe Biden a San Francisco. Putin ha incassato due inviti in Thailandia e in Vietnam, a dimostrazione che larga parte dell’Asia mantiene stretti legami con Mosca. Non a caso, sempre ieri è arrivato a Pyongyang il ministro degli esteri Sergej Lavrov. Poche settimane dopo il vertice tra Putin e Kim Jong-un, potrebbero arrivare novità sull’assistenza militare della Corea del nord.

XI HA INVECE SVOLTO una raffica di bilaterali. Ha elevato la partnership strategica con l’Etiopia e promesso investimenti su fotovoltaico e veicoli elettrici in Indonesia. Il Cile si è detto disponibile ad aumentare la presenza delle infrastrutture di rete 5G di Huawei, nonostante la fatwa della Casa bianca. In cambio, Pechino ha annunciato un maxi investimento nell’estrazione di litio, utile alla produzione delle auto di nuova generazione. Xi ha poi garantito sostegno all’integrità territoriale della Serbia al presidente Aleksandar Vucic. La Cina, d’altronde, non riconosce la sovranità del Kosovo. L’unico leader dell’Unione europea presente era invece l’ungherese Viktor Orban. Proprio con Serbia e Ungheria c’è un accordo per la costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità tra Belgrado e Budapest. Presente anche una delegazione dei talebani, che ha chiesto l’ampliamento all’Afghanistan del corridoio economico Cina-Pakistan.

LA VIA DELLA SETA del futuro sembra destinata a biforcarsi: maggiori ostacoli in occidente, soprattutto su infrastrutture critiche e telecomunicazioni, maggiore spazio nel cosiddetto Sud globale di cui Pechino rivendica la leadership. Xi ha preannunciato i prossimi sviluppi del progetto in otto punti. Ha citato lo sviluppo del corridoio logistico eurasiatico e annunciato svariati miliardi di dollari di investimenti per progetti «piccoli ma intelligenti». Dunque, di alta qualità e soprattutto sostenibili. Un modo per provare a rassicurare chi ha contratto debiti anche importanti come Sri Lanka e Laos. Xi ha insistito poi sull’economia green e sulla transizione energetica, anticipando una nuova iniziativa sull’economia del mare. Un punto controverso, viste le dispute territoriali che la Cina ha proprio nei mari con diversi vicini. Particolare enfasi alla Via della Seta digitale, che non è solo sorveglianza ma anche aumento della connettività nei paesi emergenti. Un processo che combacia con la più ampia retorica diplomatica cinese. È stata poi lanciata l’iniziativa globale per la governance dell’intelligenza artificiale, con Pechino che propone la creazione di un nuovo organo internazionale nel quadro delle Nazioni unite. La speranza di Xi è che si aprano diverse mani per accogliere le sue rose. Mani che sperano a loro volta di non trovare spine.

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