«L’idea che non siamo più noi i primi bersagli dei russi ancora non mi sembra vera». Evgeny parla da Mykolayiv, la città che dall’inizio dell’invasione russa è stata designata come il baluardo del fronte sud. Qui si è difesa Odessa e fino a due settimane fa era qui che terminava il breve tratto di Mar Nero ancora sotto il controllo di Kiev.

«SONO STATI mesi tremendi» continua Evegeny, «i russi ci hanno bombardato giorno e notte, molto prima che iniziassero gli attacchi alle infrastrutture energetiche del Paese qui da noi la situazione era già disastrosa». I blackout, infatti, a Mykolayiv si verificano da aprile. L’acqua per molte settimane è stata un lusso finché non si è deciso di iniziare a pompare acqua salata dal mare e mescolarla con una piccola parte d’acqua dolce per non lasciare i cittadini completamente a secco. «La prima volta che ho fatto la doccia dopo il ripristino della rete è stato stranissimo, mi sembrava di essere al mare e invece ero a casa mia; poi però ogni volta che aprivo il rubinetto maledivo i russi e mi ricordavo di cosa ci stavano obbligando a passare». A quanto pare, tra l’altro, sembra che le condutture idriche si stiano rapidamente deteriorando a causa del sale. Ma c’era ben poco da fare e comunque anche questa decisione non ha risolto il problema, Mykolayiv è andata incontro a frequenti interruzioni delle forniture d’acqua.

E POI C’ERANO i bombardamenti. «A un certo punto ci eravamo quasi abituati… solo che poi qualcuno ti avvisava che qualche conoscente era rimasto sotto le macerie, quasi sempre morto» continua il ragazzo, che ha 23 anni e ha deciso di non arruolarsi. «Ognuno deve fare ciò che può, io non sono capace a usare le armi e non credo che potrei imparare, con i miei amici che si sono arruolati scherzavamo sul fatto che mi sarei sparato su un piede a un certo punto», quindi Evgeny ha deciso di fare il volontario ed è in uno dei centri di distribuzione degli aiuti (e delle taniche d’acqua) di Mykolayiv che ci siamo conosciuti. Tuttavia la vita in città era diventata intollerabile, «a un certo punto ho pensato di andarmene, avevo paura di diventare pazzo o di morire come uno scemo per aver ignorato l’ennesima sirena anti-aerea». In molti hanno raccontato esperienze analoghe e, ciononostante, la città continuava a essere popolata e le strade non sono mai state del tutto deserte. Molti, soprattutto tra i civili, hanno avuto l’impressione di essere le vittime designate nel gioco sanguinoso della guerra.

ORA, DOPO L’INGRESSO delle truppe ucraine a Kherson ovest, la situazione si è decisamente calmata. «Non ci potevo credere, sia perché sono mesi che viviamo nella speranza di cacciare i russi, sia perché lo spostamento del fronte significa che anche noi potremo vivere un po’ più tranquilli». Eppure, ieri la vice-premier ucraina, Iryna Vereshchuk, ha dichiarato che il governo centrale non riuscirà a garantire i servizi primari nei prossimi mesi, quindi ha invitato i residenti di Mykolayiv e Kherson a spostarsi verso zone più sicure del centro e dell’ovest. Evacuazioni volontarie, le hanno definite, ma cosa fa pensare che delle persone che hanno resistito a mesi di bombardamenti quotidiani e sofferenze di ogni genere ora se ne vadano non è chiaro. Come nell’est del Paese, chi è rimasto non vuole andare via e, infatti, anche Evgeny resterà. «Finché non mi costringeranno con la forza io resterò qui, è la mia città e qui mi sento utile».

INTANTO A KHERSON i russi hanno bombardato per il secondo giorno di fila. Il capo dell’amministrazione militare cittadina Galina Lugovaya ha dichiarato che è stato colpito anche il gasdotto principale della città e che nell’attacco è morta una persona. In molti sperano che Kherson ovest non diventi la nuova Mykolayiv, ovvero una zona di confine dove l’artiglieria russa martella senza sosta. Anche se le avvisaglie ci sono tutte.

Ieri la portavoce Comando operativo meridionale di Kiev, Natalia Gumeniuk, ha rivelato in diretta nazionale che le forze ucraine sono impegnate in un’operazione sulla lingua di terra di Kinburn, nell’oblast di Mykolayiv, volta a cacciare i russi dall’intera penisola e a rendere più sicuro il «corridoio del grano» al largo del capoluogo. «Per ora» ha però chiarito Gumeniuk, «questa operazione militare è secretata». Anche il governatore regionale, Vitaly Kim, ha annunciato che i militari ucraini starebbero continuando gli scontri nei pressi di Mykolayiv per tentare di riconquistare tre cittadine. «Poi i russi saranno fuori dall’intero distretto» ha detto Kim all’emittente Espreso Tv. A poca distanza, nella base di Sebastopoli in Crimea, le autorità filorusse hanno accusato l’Ucraina di un nuovo attacco aereo con droni. Il governatore della provincia speciale, Mikhail Razvozhayev, ha annunciato che al momento non ci sarebbero danni sostanziali e che 2 dei droni di Kiev sarebbero stati abbattuti.