«Sono scappata il 5 aprile mentre intorno buttavano bombe. Mio figlio è rimasto lì, lavora nel Casinò….». La donna che ci viene incontro fa parte di quell’ondata di circa diecimila profughi birmani che tra il 5 e il 7 aprile si sono riversati dall’altra parte del fiume Moei che divide il Myanmar dalla Thailandia: venti metri forse nel punto più stretto che si attraversano per raggiungere i tendoni allestiti dall’esercito siamese. L’OFFENSIVA IN CORSO dal 4 aprile, ma iniziata in realtà già dal 25 marzo, ha preso di mira proprio il Casinò dove lavora quel ragazzo. O meglio le decine...