Ancora nessuna decisione, al momento di andare in stampa, da parte della Corte suprema. I giudici sono chiamati a dare il proprio parere su una causa che mette a rischio la possibilità delle donne americane di fare ricorso all’aborto farmacologico, anche negli stati dove il diritto all’aborto è protetto.

Il caso parte da un gruppo di organizzazioni conservatrici che ha intentato una causa in Texas contro la Food and Drug Administration, sostenendo che non abbia seguito i protocolli adeguati quando, nel 2000, ha deciso di approvare il Mifepristone, uno dei due farmaci usati negli aborti terapeutici (insieme al Misoprostolo, che non è interessato da questa sentenza), che costituiscono più della metà delle interruzioni di gravidanza negli Usa. Il giudice texano Matthew Kacsmaryk, nominato da Trump, ha dato loro ragione, revocando l’approvazione dell’agenzia federale.

L’AMMINISTRAZIONE Biden ha risposto presentando ricorso alla Corte d’Appello per il 5° Circuito, che ha bloccato l’ordine di Kacsmaryk ma non ha accolto la richiesta di mantenere il pieno accesso al Mifepristone, imponendo restrizioni significative su come e quando le persone possono avere accesso al farmaco.

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Molte cliniche abortive hanno dichiarato che, se verranno costrette a interrompere la somministrazione del mifepristone, continueranno a praticare aborti chirurgici e, in molti casi, un diverso regime di aborto farmacologico che include il solo misoprostolo.

In un aborto farmacologico in due fasi, si assume prima il mifepristone, che interrompe la gravidanza e 24 ore dopo quattro pillole di misoprostolo, un farmaco che provoca contrazioni. Il misoprostolo è utilizzato anche da solo per eseguire aborti in tutto il mondo, ma gli studi dimostrano che è meno efficace del regime in due fasi.

In attesa degli sviluppi, i governatori degli stati progressisti come la California, New York, Washington, per correre ai ripari hanno acquistato dosi di mifepristone sufficienti per qualche anno.

LA DECISIONE della Corte suprema non sarà quella definitiva: dopo l’appello d’urgenza presentato dall’amministrazione Biden i giudici a maggioranza conservatrice (o meglio reazionaria) devono decidere se dare ragione al governo, bloccando sia l’ordine di Kacsmaryk che le restrizioni più “lievi” della Corte d’appello, o se viceversa sostenere queste ultime. Se i togati decidessero di sostenere la decisione del giudice texano il mifepristone verrebbe bandito in tutti gli stati americani.

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Dalla sua sentenza, tutto l’operato di Kacsmaryk è stato mediaticamente sezionato, non solo per la sentenza infondata e l’uso selvaggio del linguaggio antiabortista, ma anche per gli elementi politici che circondano la sua conferma del 2019. L’anno precedente aveva fatto la sua prima donazione in tre anni al senatore Gop Josh Hawley.

La moglie del senatore, Erin Morrow Hawley è l’avvocata che, a marzo, ha discusso il caso del mifepristone davanti a Kacsmaryk. Dopo aver vinto il seggio, non solo Hawley ha votato per confermare Kacsmaryk, ma ha anche mandato alla Corte Suprema un «parere informale» a sostegno del caso di sua moglie.

IL GIUDICE ha inoltre nascosto le sue opinioni estremiste sull’aborto durante le udienze di conferma, ma secondo le e-mail ottenute dal Washington Post, Kacsmaryk sosteneva che la politica di Obama era ostile ai medici che «non vogliono usare i bisturi per rendere donna ciò che Dio ha creato maschio» e «non vogliono usare le loro penne per prescrivere o dispensare farmaci abortivi progettati per uccidere i bambini non ancora nati».