Usa, crociata contro i diritti: un giudice vieta la pillola abortiva
Aborto libero Dal Texas una sentenza proibisce la vendita del mifepristone. Una decisione opposta di una corte di Washington tutela il farmaco
Un giudice federale del Texas, Matthew Kacsmaryk, ha bloccato l’approvazione del mifepristone, un farmaco chiave per l’aborto farmacologico, in una causa che ha il potenziale di limitare a livello nazionale l’accesso alla pillola abortiva.
CON UNA SENTENZA che va in direzione opposta, un altro giudice federale nello stato di Washington ha stabilito che il mifepristone è un farmaco sicuro ed efficace, ed ha ordinato alla Food and Drug Administration, Fda, l’Agenzia del farmaco degli Stati uniti, di «preservare lo status quo» e mantenerne l’accesso al mifepristone nei 17 stati che sono dietro la causa che cerca di proteggere l’aborto farmacologico.
Vista questa successione di eventi e di sentenze che vanno in due direzioni opposte, sembra inevitabile che la questione arrivi all’attenzione della Corte suprema. Il nocciolo e l’importanza di questo caso sta nel fatto che la sentenza negativa – quella del Texas – ha ripercussioni federali, anche negli stati che proteggono il diritto all’aborto. La decisione di Kacsmaryk impone infatti alla Fda di revocare l’uso del mifepristone, classificandolo come farmaco «non sicuro» nonostante sia in uso da oltre 20 anni e la sua sicurezza sia comprovata.
Kacsmaryk, giudice della corte distrettuale di Amarillo con consolidate opinioni antiabortiste, è stato nominato da Donald Trump. Prima di ricoprire questo ruolo aveva più volte criticato la sentenza della Corte suprema Roe vs. Wade che dal 1973 proteggeva il diritto all’aborto a livello federale, annullata dai giudici costituzionali lo scorso giugno.
LA CAUSA contro il mifepristone è stata portata alla corte di Kacsmaryk da gruppi conservatori che cercano di revocare il diritto all’aborto in tutta la nazione. È la prima volta che un tribunale ordina alla Fda di rimuovere un farmaco dal mercato, nonostante l’opposizione dell’agenzia stessa e del produttore del farmaco in questione.
Il giudice texano ha stabilito che l’ingiunzione preliminare entrerà in vigore entro sette giorni, consentendo all’amministrazione Biden di appellarsi contro la decisione. E il governo non ha aspettato: il procuratore generale Merrick Garland ha subito annunciato che il dipartimento di Giustizia farà appello, e chiederà una sospensione della sentenza.
Intanto la sentenza dello stato di Washington, che va in direzione opposta a quella Texas, proibisce esplicitamente alla Fda di revocare l’approvazione del farmaco, generando in questo modo un caos legale: non è chiaro come la Fda possa conformarsi a entrambe le sentenze.
KACSMARYK ha affermato che ci sono «prove» che la Fda abbia dovuto affrontare «significative pressioni politiche» per approvare il mifepristone come farmaco sicuro, finalizzate a incrementare «l’accesso all’aborto chimico», dando implicitamente ragione a quanto sostiene l’Alleanza per la medicina ippocratica, l’associazione che comprende diversi gruppi di attivisti antiabortisti che lo scorso novembre ha intentato la causa. Secondo la quale l’Fda non ha mai seguito l’iter corretto per l’approvazione del farmaco, e ha solo seguito indicazioni politiche.
ORGANIZZAZIONI mediche autorevoli come l’American Medical Association e l’American College of Obstetricians and Gynecologists considerano, invece, il mifepristone un farmaco sicuro, efficace, e il cui uso è preferibile ad una pratica chirurgica invasiva da attuare in anestesia generale.
A questo punto la Fda potrebbe scegliere di riavviare il processo di approvazione del mifepristone, ma per arrivare a qualsiasi risultato potrebbero volerci anni.
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