Ventidue garanti dei detenuti scrivono a Meloni sul caso Salis
Il caso "Condizioni preoccupanti" per la donna detenuta a Budapest da 11 mesi
Il caso "Condizioni preoccupanti" per la donna detenuta a Budapest da 11 mesi
Ventidue garanti regionali, comunali e provinciali dei detenuti ha firmato un appello diretto alla premier Meloni e al ministro degli Esteri Tajani sulla situazione di Ilaria Salis, dallo scorso febbraio detenuta a Budapest perché accusata di aver aggredito due neonazisti. La vicenda, peraltro, interessa anche un altro italiano, Gabriele Marchesi, che la giustizia ungherese vorrebbe gli venisse consegnato dall’Italia sempre per un accusa di aggressione. Sul punto la Corte d’Appello di Milano deciderà il prossimo 16 gennaio, con la procura generale che ha già fatto presente di essere contraria alla sua estradizione.
«Le notizie giunte dagli organi di stampa, dai suoi legali e dalla sua famiglia sono preoccupanti – scrivono i garanti su Ilaria Salis -. Celle malsane ed infestate da topi e parassiti, difficoltà ed impedimenti nei contatti con i familiari, carenze igieniche e di cibo». E ancora: «Non saremo noi ad entrare nel merito del reato contestato ad Ilaria Salis, a questo penseranno i suoi legali. Quanto chiediamo è di attivare la nostra rete diplomatico-consolare per fornire assistenza alla detenuta e curare i contatti con la sua famiglia. Vi domandiamo inoltre di utilizzare i vostri buoni uffici con il Governo magiaro perché sia garantito un giusto processo ad Ilaria Salis e per favorire il trasferimento in Italia in base alla Convenzione di Strasburgo, qualora si arrivasse ad una condanna della nostra concittadina. In ultimo, chiediamo di voler ascoltare la famiglia di Ilaria Salis, la sofferenza che esprime per la figlia reclusa in difficili condizioni ma anche la fiducia con cui si rivolge alle autorità italiane perché si adoperino a trovare una risposta che sia rispettosa al contempo delle competenze nazionali e dei diritti individuali».
Il processo per Salis comincerà il 24 gennaio a Budapest: per il reato che le viene contestato rischia una pena fino a sedici anni di carcere e le è stato proposto di patteggiare a undici (e lei ha rifiutato). In Italia l’aggressione aggravata è un reato che si persegue solo dietro querela di parte e il massimo della pena arriva a quattro anni.
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