La Guerra in Ucraina inizia ad avere conseguenze anche nello scacchiere latinoamericano. L’iniziativa è stata presa dall’Amministrazione Biden, sottoposta a forti pressioni bilateral perché decreti il blocco delle importazioni di greggio dalla Russia. Già sotto stress per l’aumento dei prezzi dell’energia e per l’inflazione, il presidente Usa sta esplorando sia fonti alternative di approvvigionamento, sia iniziative per cambiare l’assetto geopolitico del subcontinente latinoamericano.

QUESTA È LA SPIEGAZIONE che alcuni influenti media statunitensi – New York Times, Wall Street Journal – hanno dato dell’iniziativa di Biden di inviare in segreto, sabato scorso, una delegazione di alti funzionari a Caracas per analizzare una possibile revisione delle sanzioni contro la società statale petrolifera Pdvsa in cambio di una ripresa delle esportazioni di greggio venezuelano verso gli Usa. Fonti dell’agenzia Reuters riferiscono che della missione avrebbero fatto parte Juan González – consigliere presidenziale per l’America latina – e l’ambasciatore James Story. Gli inviati di Biden potrebbero aver incontrato anche il presidente Nicolás Maduro, oltre che la vicepresidente Delcy Rodríguez.
Secondo la Reuters la «flessibilizzazione» delle sanzioni potrebbe iniziare con l’autorizzazione da parte dell’amministrazione Biden a imprese come la Chevron Corp (che ha già fatto domanda in questo senso), l’indiana ONG e le europee Eni e Repsol perché aiutino il Venezuela a incrementare la produzione di greggio e, soprattutto, affinché lo commercializzino. Nel pacchetto di offerte vi sarebbe anche la disponibilità degli Usa a facilitare transazioni finanziarie venezuelane per alleggerire il blocco finanziario che nel 2017 ha posto l’allora presidente Trump e che ha obbligato il Venezuela a rivolgersi alla Russia e alla Cina.
Secondo vari esperti del campo un possibile aumento della produzione di greggio venezuelano e un’esportazione di parte di esso negli Usa non avrebbe un grande impatto a livello mondiale, ma sarebbe funzionale alla politica di isolamento della Russia.

L’attuale produzione di greggio della Pdvsa è di circa 800.000 barili al giorno – ma ha messo in campo iniziative per elevarla a 1 milione di barili, come ha riferito un paio di settimane fa un reportage del Washington Post che parla di una sorta di rinascimento economico del paese latinoamericano. Secondo il WP il Venezuela forniva tra il 6 e l’8% del totale delle importazioni statunitensi di greggio tra il 2016 e il 2019. Come detto, Trump impose durissime sanzioni a Caracas e il petrolio venezuelano fu sostituito con importazioni dalla Russia (l’anno scorso erano di 550.000 barili al giorno).
Ora potrebbe avvenire il contrario, afferma Francisco Monaldi, direttore del Programma di Energia dell’America latina della Rice University (Houston). Il problema è che questa inversione di rotta della Casa bianca difficilmente può avvenire senza parallele “correzioni” di linea politica. Da una parte Biden dovrebbe mollare il presidente ad interim (creatura di Trump) Juan Guaidó, peraltro già inviso a buona parte dell’opposizione. Dall’altra il presidente Maduro, nelle richieste degli Usa, dovrebbe attuare un progressivo sganciamento dalla Russia di Putin.
Su questo tema, però, il risultato della missione statunitense di sabato scorso «non è stato soddisfacente» secondo i media Usa.

IN UNA RIUNIONE con alti esponenti della politica e il vertice militare, lunedì, Maduro ha ribadito il suo chiaro appoggio a Putin, asserendo che in Ucraina è in corso «un intervento speciale delle truppe russe per denazificare» il paese. Inoltre in ballo vi è anche la forte alleanza con Cuba- che il Venezuela continua a rifornire di greggio nonostante il blocco Usa.
La porta delle trattative però non è chiusa, secondo i mass media statunitensi. Maduro, che ha evitato un referendum revocativo della sua presidenza, guarda alle elezioni presidenziali del 2024 e un relativo cambio di politica degli Usa (e alleati) può favorire la sua permanenza a palazzo Miraflores.