Venezuela: Maduro dialoga, gli Usa inaspriscono sanzioni
Venezuela La Norvegia: «Le parti hanno mostrato di volere una soluzione negoziata»
Venezuela La Norvegia: «Le parti hanno mostrato di volere una soluzione negoziata»
Un moderato ottimismo trapela dal comunicato con cui il ministero degli Esteri norvegese, al termine del secondo round di colloqui tra il governo Maduro e l’opposizione, informa che «le parti hanno mostrato la volontà di avanzare nella ricerca di una soluzione negoziata e costituzionale per il paese che includa temi politici, economici ed elettorali».
Dai due lati, tuttavia, sono giunte dichiarazioni di tono assai diverso. Raccogliendo l’invito della Norvegia alla «massima prudenza» sul terreno della comunicazione per non pregiudicare il processo negoziale, il presidente Maduro si è limitato a dirsi «molto contento» dell’andamento dei colloqui, per quanto si presume che non si siano ancora svolti faccia a faccia, bensì seguendo la via di incontri separati con i mediatori norvegesi.
CHE MADURO CONFIDI realmente nella via del dialogo lo ha indicato del resto anche la delegazione di altissimo livello recatasi in Norvegia, composta dal ministro della Comunicazione Jorge Rodríguez, dal ministro degli Esteri Jorge Arreaza e dal governatore di Miranda Héctor Rodríguez.
Dall’altro lato, invece, Guaidó – rappresentato dal suo consigliere Fernando Martínez Mottola, dal vicepresidente del parlamento Stalin González, dall’ex deputato Gerardo Blyde e dall’ex rettore del Consiglio nazionale elettorale Vicente Díaz – è sembrato preoccupato piuttosto di non dare l’impressione di voler scendere a patti con «l’usurpatore».
Come, cioè, se il suo obiettivo a Oslo fosse appena quello di imporre a Maduro la resa: «Fine dell’usurpazione, governo di transizione, elezioni libere». «Questo incontro – si legge nel comunicato dell’opposizione – si è concluso senza accordo. Abbiamo insistito sul fatto che la mediazione sarà utile al Venezuela solo nella misura in cui esistano elementi che permettano di avanzare verso una vera soluzione».
Tuttavia, ringraziando i mediatori norvegesi per i loro sforzi nel trovare una via d’uscita «al caos che soffre il nostro paese», Guaidó lascia ancora aperta la porta: «Siamo disposti ad andare avanti insieme a loro».
Che l’autoproclamato presidente ad interim si trovi in un campo minato appare evidente. Se non avesse intenzione di trattare – una via obbligata dopo i ripetuti fallimenti – avrebbe semplicemente declinato l’invito della Norvegia, esattamente come aveva fatto lo scorso febbraio con quello rivolto dai governi del Cile e del Messico.
DI TRATTATIVE, però, una parte dell’opposizione non vuole neppure sentir parlare. Tant’è che, mentre dal Frente Amplio Venezuela Libre giunge un appello a sostenere i colloqui, l’alleanza di estrema destra Soy Venezuela invita al contrario a respingere ogni forma di dialogo. «C’è un dialogo in Norvegia? Chi lo sostiene? Chi ne trae vantaggio?», si è chiesto il leader antichavista Antonio Ledezma su Twitter:
«RIBADISCO IL MIO APPOGGIO a Guaidó, ma devo dire che non sono d’accordo». Sono in vari, del resto, a ritenere che il solo fatto di intrattenere colloqui esplorativi con Maduro pregiudichi la possibilità di deporlo mediante l’uso della forza.
Il commento più aspro viene da Pablo Aure, coordinatore generale dell’associazione Compromiso Ciudadano, secondo cui «la vera opposizione non sta a Oslo»: si tratta, ha detto, di «un tradimento» da parte di chi aveva escluso «qualsiasi dialogo con il regime», di una «farsa» paragonabile a quella dell’accordo di pace tra il governo colombiano e le Farc.
«Signor presidente – afferma rivolgendosi allo stesso Guaidó – ha fatto ciò che aveva promesso di non fare»: «la storia la giudicherà per questo».
NON È CHIARO, in questo quadro, fin dove siano disposti ad arrivare gli Stati uniti. Se è impensabile che il leader dell’opposizione abbia deciso in autonomia di rispondere all’appello della Norvegia – «Credete che non ne abbiamo parlato con tutti i nostri alleati?», ha detto domenica ai suoi sostenitori -, di certo gli Usa non vogliono che l’opposizione trasmetta un’immagine conciliante. «L’unica cosa che si può negoziare con Maduro sono le condizioni del suo abbandono», ha dichiarato non a caso la portavoce del Dipartimento di Stato Usa Morgan Ortagus.
E il senatore Marco Rubio non è stato da meno: «Nessuna elezione condotta con Maduro al potere potrà essere libera e giusta».
Dichiarazioni accompagnate da un ulteriore inasprimento delle sanzioni contro il governo bolivariano, persino attraverso il boicottaggio delle compagnie che trasportano alimenti in Venezuela e, ancor peggio, il blocco dei pagamenti necessari a garantire la continuità di programmi di assistenza medica.
Come per esempio quello sottoscritto in Italia con l’Atmo, l’Associazione per il trapianto di midollo osseo, con cui il governo, proprio per l’impossibilità di effettuare transazioni bancarie, ha accumulato un debito di quasi 11 milioni di euro.
Con conseguenze drammatiche: sono già tre i bambini morti in Venezuela in attesa di trapianto. E intanto l’opposizione, che queste sanzioni ha voluto, si straccia le vesti accusando il governo di far morire i bambini.
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