“Assedio alla pace in Venezuela”. Questo il titolo della conferenza stampa internazionale che si è svolta ieri a Roma. Con cifre e filmati, la giornalista Maylyn Lopez e l’ambasciatore Isaias Rodriguez hanno mostrato ai presenti quel “paese invisibile” di cui qui non si parla. Un racconto diverso da quello dei media mainstream, che da mesi descrivono un paese allo sbando, tenuto in pugno da un dittatore caraibico intenzionato a perpetuarsi nel potere nonostante la perdita di consenso del chavismo.

Sullo schermo scorrono immagini di devastazioni, incendi, attacchi alla polizia che risponde con idranti e lacrimogeni perché le è proibito portare armi in piazza. Si vedono gruppi di incappucciati bruciare e linciare giovani sospettati di essere chavisti, motociclisti che passano a reclutare bambini, rifornendoli di un costoso apparato da guerriglia urbana per nulla spontanea.

Si vedono giornalisti aggrediti e rapinati, ignari lavoratori uccisi dalle trappole disseminate per le strade nell’oscurità. Nell’elenco delle vittime, molti i passanti o quelli che hanno cercato di oltrepassare le barricate e sono stati eliminati. Fra questi anche il giudice Gomez, ucciso da malfattori o paramilitari.

Sotto inchiesta è però anche un gruppo di poliziotti, sospettato di aver commesso abusi sui manifestanti. Ieri, un altro morto – un cinquantenne deceduto nello Stato Vargas – è stato addebitato alla “repressione”, anche se i suoi famigliari hanno smentito che sia morto per effetto dei gas lacrimogeni.

Intanto, però, gli oltranzisti hanno assaltato e bruciato, oltre alla sede della magistratura, anche quella della Mision Vivienda, il grande piano di edilizia popolare gratuita che ha già consegnato oltre 1.600.000 alloggi ammobiliati. Nella struttura si trovava un asilo nido, bambini e donne incinte hanno rischiato la vita e sono state portate in salvo dai pompieri. Non è la prima volta che succede, anche in altre parti del paese.

Nei piani delle destre, che da qualche mese cercano di far cadere il governo, si starebbe aprendo una “terza fase”: estendere i fuochi di violenza anche ai quartieri popolari. Finora – ha spiegato l’ambasciatore – le “guarimbas” si svolgono solo nei quartieri agiati. “Su 337 municipi, solo 11-12 sono colpiti dalle violenze fasciste, che si verificano sempre dove c’è un sindaco di opposizione. Zone ricche come tanti quartieri Parioli a Roma. O città come Valencia, da sempre conservatrice”.

Lunedì, gli oltranzisti hanno provato a innescare le violenze in uno storico quartiere di Caracas, la Candelaria, cercando così di tracimare dai quartieri bene che si trovano nella parte est a quelli popolari dell’ovest. La reazione pacifica ma determinata della popolazione li ha però fatti recedere.

Ieri è stata diffusa la notizia di un generale che si sarebbe dimesso per disaccordi con la gestione Maduro. Un’altra versione, parla invece di una destituzione per motivi meno nobili. L”unione civico-militare, questo esperimento unico dovuto alla storia specifica delle Forze armate bolivariane, è più coesa che mai”.

Quanti sono i “guarimberos”, chi li finanzia e per quali obiettivi? In Venezuela è in corso una guerra civile? Il chavismo è ormai preda di un delirio dispotico e dovrebbe togliersi di mezzo? E qual è l’alternativa dell’opposizione? Isaias Rodriguez, giurista che ha partecipato all’Assemblea costituente con Chavez e che ora è stato chiamato da Maduro per attivare quella prevista per il 30 luglio ha risposto senza reticenze.

Quella in corso – ha spiegato – è violenza fascista, come si vede dai simboli veicolati e dagli obiettivi attaccati. I violenti tengono sotto ricatto anche quella parte moderata dell’opposizione che vorrebbe partecipare al dialogo, ancora in corso sotto l’egida della Unasur, di alcuni ex presidenti guidati dallo spagnolo Zapatero e dal papa.

L’estrema destra obbliga i commercianti a chiudere gli esercizi, brucia i camion che distribuiscono alimenti e medicine, riceve lauti finanziamenti dall’estero (Stati uniti e anche Europa) e dalle grandi imprese private, che incamerano dollari a prezzo agevolato per sabotare l’economia. Adesso ha lanciato la proposta di uno sciopero generale, respinto anche da un gruppo di economisti di opposizione.

I nemici del socialismo bolivariano – ha detto ancora Isaias Rodriguez – sono le grandi imprese multinazionali che vogliono mettere la mano sulle gigantesche risorse del paese, le oligarchie che sperano di azzerare la costituzione che lo impedisce e le grandi corporazioni mediatiche che agiscono contro i governi progressisti dell’America latina.

Gli errori del chavismo? Ci sono e occorre correggerli. Va sconfitta la burocrazia, la corruzione, il parassitismo, il gattopardismo: senza violenza o colpi di mano, ma scommettendo – com’è nelle corde profonde del chavismo – sulla democrazia partecipata, che punta sul potere primigenio, il “potere popolare”, potere costituente più potente di quello costituito.

Un progetto basato sul consenso che mette a rischio i suoi 18 anni di esistenza per cercare nuovo slancio attraverso l’Assemblea costituente. Un percorso che mira ad accrescere l’arco dei diritti e dei poteri contemplati nella Costituzione del 1999: saldando per esempio il debito verso le donne e i movimenti Lgbt, che allora hanno visto bloccato il diritto all’aborto, al matrimonio gay o al cambio di sesso per l’opposizione della chiesa cattolica.

Blindare le conquiste sociali e superare il modello petrolifero sono gli obiettivi principali del nuovo processo costituente, che ha però “molti avversari, in buona o in malafede”. Ma sarà il popolo a decidere, “com’è sempre stato dalla vittoria di Chavez”.

E i politici detenuti? Ci sarà un’amnistia? Il Venezuela ha passato molti “esami” all’Onu sui diritti umani, eppure i media internazionali parlano ogni giorno di torture, violazioni e carceri infernali. Qual è la situazione? L’ambasciatore ironizza: “Eh, certo – dice – solo in Venezuela ci sono prigionieri politici e carceri da criticare… Invece va tutto bene in Honduras, in Messico, in Colombia, dove le regole e i diritti rimangono puri enunciati, dove si viene uccisi o fatti scomparire. La nostra società è trasparente, chi vuole può verificarlo di persona. E l’Assemblea Costituente potrebbe anche decidere un’amnistia”.