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Vendetta Podemos, ma Sánchez è salvo

Vendetta Podemos, ma Sánchez è salvo

Spagna Puigdemont in soccorso del Psoe. Legislatura appesa a un filo, i superdecreti passano per un soffio

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 11 gennaio 2024

Se qualcuno dubitava che questa sarà una legislatura difficile per Pedro Sánchez, ieri ha potuto verificare che l’esecutivo socialista è appeso a un filo. In date inusuali, dato che in gennaio non si riunisce, il parlamento spagnolo ieri era chiamato a convalidare tre superdecreti del governo e a iniziare lo spinoso dibattito sulla legge d’amnistia (tutti bocciati gli emendamenti del Pp e di Vox).

I tre decreti toccavano temi molto sensibili: misure anticrisi (aumento pensioni, Iva ridotta per alcuni alimenti e per luce e gas, aumento del sussidio minimo vitale e vari aiuti per gli autonomi, sconti per il trasporto pubblico, blocco sfratti e licenziamenti e incentivi per la contrattazione); un decreto “omnibus”, con misure sulla giustizia, sulla funzione pubblica, il lavoro e il mecenatismo e le deduzioni per le donazioni; e infine un decreto che introduce alcune misure legate alla cura della prole e delle persone a carico e l’aumento del sussidio per la disoccupazione, in parte misure legate a direttive europee necessarie per sbloccare i fondi europei.

Ebbene, sia gli indipendentisti catalani di Junts, sia i cinque deputati di Podemos, usciti dalla formazione Sumar di Yolanda Díaz, hanno minacciato per giorni di votare contro: con il risicato margine del governo, questo implicava la perdita di tutte e tre le votazioni. Le perplessità dei catalani erano legate alle norme sulla giustizia che a loro dire mettono in pericolo l’amnistia, quelle di Podemos sul calcolo dei contributi della pensione per i maggiori di 52 anni, che è meno favorevole di oggi. Ma è chiaro che le due formazioni hanno vissuto questa occasione come un banco di prova: il messaggio al governo è chiaro, nessuna votazione è al sicuro, e la negoziazione sarà dura. E gli altri alleati parlamentari prendono nota: il governo sarà costretto a scendere a compromessi su praticamente tutto.

La negoziazione è andata avanti fino all’ultimo minuto, e il risultato è stato quasi salomonico: dopo che Junts ha deciso di non votare (in cambio di cospicue promesse, come il passaggio delle competenze sull’immigrazione alla Generalitat o l’azzeramento dell’Iva sull’olio), Podemos ha fatto cadere il decreto con le misure sulla disoccupazione (presentato dal ministero guidato da Yolanda Díaz e, paradossalmente, contenente alcune delle misure che quando era ministra degli affari sociali aveva difeso la segretaria generale di Podemos, Ione Belarra), e ha approvato per un voto (172 contro 171) gli altri due decreti.

Díaz non ha nascosto di essere infuriata con Podemos: «È una gravissima irresponsabilità che non mi sorprende per niente», ha detto, cosa che non aiuterà a migliorare il dialogo.

La riforma del sussidio di disoccupazione non sarebbe comunque entrata in vigore fino a giugno: il governo ha tempo di ripresentare il decreto come disegno di legge che sarà emendabile. Ma la finanziaria 2024, ancora non approvata, è dietro l’angolo, e la strada è tutta in salita.

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