Il più grande naufragio alle Canarie da trent’anni. Si temono 60 vittime
Spagna A bordo c'erano migranti provenienti dall'Africa occidentale. Il silenzio del premier Sánchez irrita il governo locale. Madrid inoltre nega l’asilo a trenta attivisti saharawi, da settimane fermi in aeroporto. In Marocco rischiano la vita
Spagna A bordo c'erano migranti provenienti dall'Africa occidentale. Il silenzio del premier Sánchez irrita il governo locale. Madrid inoltre nega l’asilo a trenta attivisti saharawi, da settimane fermi in aeroporto. In Marocco rischiano la vita
Il più grande naufragio che ha avuto luogo sulle coste delle isole Canarie da trent’anni a questa parte non ha ancora un computo definitivo delle vittime. Nella notte fra venerdì e sabato due navi del Salvamiento marítimo, la guardia costiera spagnola, hanno cercato di soccorrere una imbarcazione con una ottantina di persone a bordo, provenienti da Mali, Mauritania e Senegal. Avevano viaggiato per sei giorni dalle coste mauritane, e negli ultimi non avevano più a disposizione né cibo, né acqua. Il salvataggio era complicato dalle condizioni del mare e dalla scarsa visibilità, la barca si è rovesciata su un lato e l’equipaggio è riuscito a portare in salvo 27 persone (di cui 4 minori) e recuperare 9 cadaveri (1 minore). Ma le persone scomparse sono una sessantina, tra cui minori.
DA SABATO E PER TRE GIORNI sono stati attivati elicotteri e navi della Guardia Civil per cercare di recuperare i cadaveri: ma in quel punto, a meno di 8 km dalla costa della piccola isola di El Hierro, la profondità del mare è di circa 1000 metri. Le speranze di trovare qualcuno vivo sono nulle, ma anche recuperare i corpi delle vittime sembra molto difficile. Domenica sono stati recuperati solo oggetti personali dei naufraghi. Il numero dei morti è tanto elevato che se verranno recuperati dovranno essere portati a Tenerife, la capitale.
Intanto il flusso di migranti non si ferma: tra domenica e ieri, sono arrivate altre 158 persone a bordo di due precarie imbarcazioni nella rotta che in questo momento concentra la maggior parte degli arrivi in Spagna, e che è considerata la più rischiosa. Il governo canario continua a chiedere aiuto al resto della Spagna e all’Europa di fronte all’emergenza umanitaria, cui non può fare fronte, mentre il Pp e Junts continuano a ostacolare la riforma della legge che consentirebbe la ripartizione automatica dei migranti fra le varie regioni (a maggioranza governate proprio dal Pp).
IL GOVERNO NEL FRATTEMPO, con l’aiuto dei tribunali, ha bloccato temporaneamente il nuovo protocollo adottato dal governo canario per i minori non accompagnati, che avrebbe reso la loro accoglienza nelle Canarie ancora più difficile di quanto già non sia. Le strutture dell’arcipelago sono ben oltre il limite di sopportazione, con più del triplo delle persone rispetto al previsto: circa seimila i minori. Il governo canario lamenta il silenzio di Pedro Sánchez sul naufragio.
Ma la politica migratoria del governo è messa in discussione anche per la gestione dei rifugiati saharawi. Da settimane, sono rinchiusi nelle sale dell’aeroporto di Madrid Barajas decine di richiedenti asilo proveniente dalla ex colonia spagnola, a cui il governo socialista ha dato le spalle quando, l’anno scorso, ha deciso di appoggiare le rivendicazioni marocchine su un lembo di terra che da mezzo secolo deve ancora celebrare un referendum di autodeterminazione. A cambio dell’impegno marocchino a fare il lavoro sporco coi migranti – che per questo ora passano dalla Mauritania, percorrendo una rotta ancora più pericolosa di quelle mediterranee.
L’ACNUR HA CHIESTO ripetutamente al governo spagnolo di dare protezione a questi attivisti, la cui vita è in pericolo in Marocco, e non di espellerli, ma l’esecutivo ha fatto orecchie da mercante, accampando diverse scuse. L’accesso a questi migranti è proibito a tutti, eccetto la loro legale, e persino eurodeputati come Irene Montero di Podemos sono stati bloccati sulla porta: pertanto, è difficile constatare di prima mano la situazione, ma la loro avvocata assicura che è drammatica. Domenica sembra che il ministero degli interni abbia cercato di costringerli su un volo verso Marrakech, ma che gli attivisti una volta in pista si siano rifiutati di salire sul volo.
L’AVVOCATA FATMA EL GALIA racconta che persino il diritto basilare a un interprete è negato ai richiedenti asilo: il ministero ha fornito una persona che parla dariya, la variante dialettale dell’arabo marocchino. Ma i saharawi parlano l’hassania.
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