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Veleni Solvay nel sangue dei cittadini di Spinetta Marengo

Veleni Solvay nel sangue dei cittadini di Spinetta Marengo

Il caso Lo rivela un'indagine effettuata dal Policlinico universitario Chu di Liegi e dall’Università della stessa città belga

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 18 agosto 2022

Cade un muro di gomma, ora sarà difficile per istituzioni e azienda voltarsi dall’altra parte. I Pfas sono presenti nel sangue dei cittadini di Spinetta Marengo, popolosa frazione del comune di Alessandria dove sorge l’impianto della multinazionale belga che produce Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) di più o meno nuova generazione.

LO RIVELA un’indagine – tenuta top secret fino all’ultimo e ieri presentata ai cittadini coinvolti – effettuata dal Policlinico universitario Chu di Liegi e dall’Università della stessa città belga. Tutto è partito a inizio anno, quando alcuni giornalisti e operatori della trasmissione «Investigation» della Rtbf, televisione nazionale belga, hanno avviato un’inchiesta, che sarà trasmessa a inizio settembre, sull’impatto del polo chimico nei confronti della popolazione locale del piccolo centro piemontese. Volevano dati oggettivi.

E, così, sono state coinvolte oltre 50 persone, 31 vivono nel perimetro vicino a Solvay e 21 persone che vivono a più di 3 chilometri di distanza ad Alessandria, quest’ultime sono servite soprattutto come termine di paragone. E i risultati, poi, confrontati anche con quelli raccolti in Vallonia (Belgio) nel 2015. È emerso dalle analisi del sangue che, per quanto riguarda in particolare il Pfoa (un «vecchio» Pfas a catena lunga, un tempo utilizzato come impermeabilizzante e attualmente vietato), l’esposizione a Spinetta sia mediamente cinque volte più alta che ad Alessandria, mentre per alcune persone più esposte, tra cui i lavoratori, anche dieci volte più che nel capoluogo. Si tratta di un’esposizione continua, causata soprattutto dalle dispersioni aeree e nelle acque di falda da parte della Solvay. E questo cosa significa? Per i ricercatori «un’esposizione aggiuntiva deve essere evitata eliminando specifiche fonti di esposizione».

I FATTORI che influenzano maggiormente e significativamente le concentrazioni nel sangue sono l’ex attività professionale, il luogo di residenza e, seppur in misura minore, l’età. Nonostante manchino gli standard analitici, detenuti e non diffusi da Solvay, i ricercatori sono riusciti a rilevare anche la presenza di C6O4 e Adv 7800, attualmente prodotti nel sito alessandrino. Per quanto riguarda Adv, nei campioni dei cittadini di Spinetta analizzati c’è un’alta probabilità di presenza di più congeneri soprattutto per i lavoratori, con livelli molto più elevati nel sangue rispetto alle altre persone coinvolte. Nessuna presenza, invece, al di sopra della soglia per C604, che però è stato rilevato in un campione di scarico dell’acqua nei pressi del sito industriale. «Tutti elementi che dimostrano come una delle armi di Solvay di incolpare inquinanti antecendenti sia ormai spuntata. L’inquinamento riscontrato è presente esclusivamente nel gruppo di Spinetta, ed è dovuto sia al Pfoa che all’Adv, prodotto solo da Solvay. Possiamo quindi affermare con una certa sicurezza che la causa di esposizione maggiore sia l’attuale attività di Solvay», sottolinea Viola Cereda portavoce del Comitato Stop Solvay. E annuncia una prossima assemblea, intorno fine agosto, aperta a tutta la comunità «per spiegare quello che abbiamo imparato dagli scienziati belgi e per dire che lo screening deve essere esteso a tutti e che le istituzioni se ne devono fare carico».

«APPRENDERE come il problema dei Pfas sia globale e vedere come nel resto d’Europa esistano dati di monitoraggio sulla popolazione, ci fa capire – conclude il Comitato – quanto sia urgente che questo accada anche qui. Il Comune di Alessandria e la Regione Piemonte devono adoperarsi al più presto per un monitoraggio completo della popolazione per avere un dato reale di tutti i residenti. Ogni forma di inquinamento da parte della Solvay deve cessare».

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