Sardegna, la siccità ha seccato le sugherete
Clima Drammatico bilancio di fine estate causato dal grande caldo: in Gallura distrutto il 30% delle piante da sughero. E da un evento estremo all’altro, alluvionato
Clima Drammatico bilancio di fine estate causato dal grande caldo: in Gallura distrutto il 30% delle piante da sughero. E da un evento estremo all’altro, alluvionato
Siccità e alluvioni, due facce della stessa medaglia. Il climate change è il fattore scatenante, comune sia alla prima sia alle seconde. Un’evidenza scientifica ormai data per acquisita, che trova in Sardegna una delle sue manifestazioni più evidenti e drammatiche: nelle zone interne i boschi muoiono per la siccità; nel sud dell’isola le piogge mandano sott’acqua campi e centri abitati esattamente nelle stesse ore in cui in Emilia-Romagna e nella Marche fiumi e torrenti rompono gli argini.
LE FOTO SCATTATE DAL SATELLITE Copernicus sono impressionanti. Le foreste, le sugherete e la macchia sardi (una superficie di 1.241.409 ettari, quasi il 50 per cento del territorio regionale) stanno morendo. Le immagini mostrano che al verde dei boschi della Gallura, dell’Ogliastra e del Sarrabus si è sostituito il giallo. Le piante si seccano o deperiscono. È l’effetto della «siccagna». Così i pastori chiamano la siccità che uccide, insieme ai pascoli, le querce, i lecci e gli arbusti di rosmarino e di mirto. Una siccità eccezionale. A luglio e ad agosto nelle zone più interne le temperature hanno superato più volte i 40 gradi, con un picco in Ogliastra di 48,2 gradi. A chiusura del bilancio estivo, i meteorologi hanno rilevato una media stagionale di quasi due gradi sopra gli standard, in un 2024 durante il quale sinora è piovuto meno della metà di quanto normalmente avrebbe dovuto.
DAL PUNTO DI VISTA economico il danno più grave è in Gallura, sede di un distretto produttivo che si estende su una superficie di circa 912 kmq e dal quale proviene l’85 per cento della produzione italiana di sughero. La siccità ha disseccato quasi il 30 per cento delle piante, con un danno economico che ancora non è possibile quantificare con esattezza ma che è certamente molto serio. Gli imprenditori della Gallura chiedono interventi immediati della Regione Sardegna, strutturali contro la siccità e immediati (ristori finanziari) contro il rischio di crisi aziendali.
«LA SICCITÀ È DIVENTATA CRONICA – spiega Gianluigi Bacchetta, ordinario di Botanica all’Università di Cagliari e responsabile dell’Osservatorio sardo della biodiversità – e causa processi di evaporazione estremi. In Sardegna sino a qualche anno fa il ciclo delle piogge prevedeva elevate precipitazioni nel periodo invernale e scarsissime precipitazioni nei mesi estivi. Ultimamente questo andamento si è alterato, nel senso che le piogge invernali si sono ridotte drasticamente». La causa? Il cambiamento climatico. «Nel mondo – ricorda Bacchetta – il 2023 è stato l’anno più caldo da 174 anni a questa parte, da quando cioè si è iniziato a registrare le temperature sul pianeta. E i dati del 2024 confermano che è in atto un processo molto preoccupante. Siamo ormai in una situazione di siccità estrema, al grado D3 della classificazione internazionale. In realtà è dai primi anni Ottanta che si registrano, oltre a temperature superiori alla media, anche un costante calo delle precipitazioni e una distribuzione dei rovesci in periodi di tempo molto limitati. Ma ora tutto corre molto più veloce».
E LA SICCITÀ AUMENTA IL RISCHIO alluvioni. Sembra un paradosso ma non lo è. La «siccagna», infatti, rende i terreni duri, quindi poco permeabili. E questo favorisce le inondazioni, specie nelle zone montane. I primi effetti di ciò che potrebbe accadere con le piogge invernali si vedono già. Tra il 17 e il 18 settembre, mentre il ciclone Boris devastava Emilia-Romagna e Marche una bomba d’acqua ha colpito il Cagliaritano. A Pirri, un paesino alle porte del capoluogo regionale, le strade si sono trasformate in un torrente di fango. Sommerse anche Quartu, Monserrato e Sestu. All’aeroporto di Elmas il temporale ha provocato il distacco di un controsoffitto accanto alla zona passeggeri e solo il caso ha impedito un incidente con conseguenze gravi. C’è poi l’ultimo rapporto sul rischio idrogeologico in Italia redatto dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), secondo cui sono 122.963 i sardi che vivono in zone pericolose, il 7,5 della popolazione. Gli edifici che potrebbero finire sott’acqua sono 45 mila. Quasi diecimila le imprese minacciate, l’8,4 per cento di quelle attive.
«SONO DINAMICHE NOTE – commenta Pier Paolo Roggero, direttore del Centro per lo studio della desertificazione del dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari – in Sardegna da una parte aumentano le precipitazioni piovose catastrofiche, dall’altra c’è una costante crescita delle aree interessate a processi di desertificazione, che sono situate soprattutto nelle zone interne, dove ai fattori legati al clima si sommano gli effetti ambientali negativi determinati da un massiccio spopolamento». Che fare? «Bisogna impedire – dice Roggero – che il tasso di CO2 cresca. Serve il passaggio il green deal, ma servono anche strategie di adattamento. Su entrambi i piani i ritardi sono, in Italia, molto grandi».
PER IL MOMENTO, SINCHÉ NON arriveranno le piogge invernali, il problema più grave sono le foreste che muoiono. A ucciderle non è direttamente la siccità, ma la Phytophthora, un fungo che ostruisce i vasi conduttori della linfa. «Funghi e batteri – dice Bacchetta – sono presenti normalmente nella flora. Svolgono una funzione fisiologica, esattamente come i parassiti delle specie animali, uomini compresi. E’ solo in circostanze eccezionali che i funghi e i batteri si rivelano pericolosi. In Sardegna la circostanza eccezionale è la siccità. Indeboliti dalla mancanza d’acqua, i sistemi di difesa delle piante sono meno capaci di gestire i parassiti. Funghi e batteri diventano più aggressivi e possono causare o un momentaneo deperimento dei vegetali o il loro disseccamento. Senza la scarsità di piogge e le alte temperature che inaridiscono i terreni, i parassiti non avrebbero gli effetti devastanti che invece vediamo».
UNA SITUAZIONE AL LIVELLO di guardia, quindi. Come evidenzia anche uno studio, reso pubblico pochi giorni fa, del World Weather Attribution, organismo scientifico indipendente che valuta il legame tra fenomeni meteorologici e mutamenti climatici. I dati dicono che il climate change ha aumentato la probabilità di siccità in Sardegna e in Sicilia del 50 per cento.
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