Ritardi e divisioni: l’Europa si è persa alla Cop di Baku
Clima L’Ue non ha ancora presentato gli impegni nazionali previsti dall’accordo di Parigi. Il Commissario Hoekstra ammette: l’Unione destinata a perdere una scadenza globale
Clima L’Ue non ha ancora presentato gli impegni nazionali previsti dall’accordo di Parigi. Il Commissario Hoekstra ammette: l’Unione destinata a perdere una scadenza globale
Che l’Europa sia debole e divisa non è una novità. Che lo sia anche ai negoziati per il clima, sì. Ieri alla Cop29 di Baku è comparso di fronte ai giornalisti Wopke Hoekstra – il democristiano olandese appena riconfermato Commissario Europeo all’azione per il clima, ma dalle sue risposte non è emerso molto.
Le trattative vertono sui finanziamenti che dal mondo industrializzato dovrebbero andare verso il Sud globale per finanziare la transizione. Cosa vogliano i paesi in via di sviluppo è chiaro: 1.300 miliardi di dollari l’anno, il più possibile provenienti dalle casse pubbliche ed elargiti a fondo perduto.
Le intenzioni di Bruxelles, invece, non sono chiare. L’unica certezza è che gli europei vorrebbero allargare la platea dei donatori – includendo anche la Cina. «Bisogna tenere in conto le emissioni e la crescita economica» ha detto Hoekstra, in riferimento alle nazioni che dovranno contribuire alla cosiddetta finanza climatica. Sul resto, però, è buio: nessuno sa quale potrebbe essere per l’Europa una cifra condivisibile, o quanti soldi pubblici intenda mettere sul piatto.
Pochi giorni fa la High Coalition Ambition, una coalizione informale che tradizionalmente comprende il nostro Continente, ha rilasciato una dichiarazione in cui prende posizione sugli obiettivi finanziari, ma non tutti i paesi europei hanno firmato: solo Danimarca, Francia, Germania, Olanda, Slovenia, Spagna, Irlanda – oltre alla Commissione. Assenti (e forse contrari) tutti gli altri, Italia compresa.
«L’Ue deve spiegare chiaramente la sua visione, con una cifra credibile. Solo in questo modo potrà essere un vero costruttore di ponti» spiega al manifesto Linda Kalcher, direttrice esecutiva del think tank Strategic Perspectives.
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Petrostati e lobbisti, i dubbi degli scienziati sulle ultime CopIl problema va oltre le due settimane di Cop. Bruxelles non ha ancora presentato i suoi Ndcs, i contributi determinati a livello nazionale previsti dall’Accordo di Parigi. Sostanzialmente, gli impegni che l’Unione prende di fronte al mondo intero in materia di transizione ecologica. La scadenza per la consegna sarebbe il 10 febbraio, «ma è praticamente certo che non la rispetteremo» ha detto a Politico un diplomatico polacco.
Una circostanza di fatto confermata anche dallo stesso Hoekstra, che a Cop29 ha addotto come motivazione «il ciclo elettorale» cui l’Europa è appena andata incontro. «L’Unione europea è destinata a perdere una scadenza globale per i nuovi obiettivi climatici… mentre si prepara a fare una predica al mondo sull’importanza di questi obiettivi» è la sintesi, brutale ma onesta, di Politico.
E le cose non vanno molto meglio se da Baku ci si sposta a Bruxelles. In Parlamento Europeo si è approvato il rinvio della legge contro la deforestazione importata, che dovrebbe evitare la vendita di prodotti legati alla perdita di habitat naturali.
Ad affossarla – almeno per ora – l’accordo tra Popolari, parte dei liberali e tutte le destre. È la cosiddetta maggioranza Venezuela – così chiamata perché si è materializzata votando a favore del riconoscimento del candidato dell’opposizione di Caracas come vincitore delle ultime elezioni. «A Cop29 l’effetto della maggioranza Venezuela non si vede, almeno per ora. Ma certo, che questo blocco si ricompatti nuovamente è una nostra preoccupazione» dice Maarten de Zeeuw, campaigner di Greenpeace Europe.
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