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La caccia di Greenpeace ai Pfas

La protesta di attivisti di Greenpeace fuori dall'impianto industriale di MiteniLa protesta di attivisti di Greenpeace fuori dall'impianto industriale di Miteni

Clima L’associazione attraverserà tutta l’Italia allo scopo di «mappare» lo stato di salute dell’acqua nelle aree contaminate dai veleni eterni. Nel corso viaggio saranno toccate aree in cui i dati Ispra sull’inquinamento sono incompleti e prelevati campioni in 220 città

Pubblicato 19 giorni faEdizione del 26 settembre 2024

Secondo il primo rapporto del neonato Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque (CeNSiA) dell’Istituto Superiore di Sanità, presentato lo scorso luglio, l’acqua potabile che arriva nelle case italiane è sostenibile e sicura: dai controlli effettuati negli ultimi tre anni risulta infatti conforme ai parametri di legge in quasi il 100% dei casi.

Un’ottima notizia, dunque. Se abbiamo a disposizione acqua pubblica di qualità, ne guadagniamo da diversi punti di vista: possiamo contrastare l’inquinamento da plastica derivante dal consumo di acqua in bottiglia; valorizzare un bene pubblico fondamentale e sempre più prezioso; dissolvere la diffidenza di molte e molti sul consumo di acqua del rubinetto (secondo Istat, un terzo degli italiani non si fida); beneficiare serenamente di una risorsa vitale per la nostra salute e il nostro benessere.

NELLE ANALISI EFFETTUATE DAL CENSIA manca però qualcosa. Tra le sostanze prese in considerazione per verificare la qualità delle acque nazionali non ci sono alcuni inquinanti che già da diverso tempo sono diventati tristemente noti a causa della loro pericolosità per la nostra salute: i Pfas (composti per e poli–fluoroalchilici), un ampio gruppo di sostanze chimiche di sintesi, prodotte unicamente dalle attività umane e che non esistono in natura. Non esiste un consenso unanime sulla loro definizione ma possiamo annoverare un numero di sostanze compreso tra 4700 e oltre 10 mila.

QUESTE SOSTANZE TROVANO un massiccio impiego in una vasta gamma di applicazioni industriali e prodotti di largo consumo, tra cui: imballaggi alimentari, padelle antiaderenti, filo interdentale, carta da forno, farmaci, dispositivi medici, cosmetici, capi di abbigliamento, prodotti tessili e di arredamento, capi in pelle. Sono inoltre utilizzati nell’industria galvanica (in particolare cromatura), scioline, cosmetici, gas refrigeranti, nell’industria elettronica e dei semiconduttori, nell’attività estrattiva dei combustibili fossili, in alcune applicazioni dell’industria della gomma e della plastica, nelle cartiere, nei lubrificanti, nei trattamenti anticorrosione, nelle vernici, in prodotti per l’igiene e la pulizia e nelle schiume antincendio.

UNA VOLTA DISPERSI NELL’AMBIENTE, i Pfas si degradano in tempi lunghissimi e possono inquinare fonti d’acqua, aria e coltivazioni, per questo sono anche conosciuti come “inquinanti eterni”. Attraverso l’acqua e gli alimenti, queste molecole possono quindi diffondersi nel nostro sangue, con gravi rischi per la salute. Una di queste sostanze, il Pfoa, è stato ad esempio classificato come cancerogeno per le persone, mentre l’esposizione a diverse molecole Pfas può causare problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e impatti negativi sulla fertilità.

MALGRADO NEL NOSTRO PAESE ESISTA uno dei più gravi casi di inquinamento da queste sostanze in Europa (in alcune aree del Veneto) e la presenza di Pfas sia acclarata in diverse altre Regioni (dal caso Alessandria in Piemonte dove è presente l’unica azienda che produce Pfas in Italia, a Regioni come la Toscana e la Lombardia), i controlli sono frammentari – sia a livello di enti nazionali che regionali – se non addirittura assenti. Un’inerzia che rischia di trasformare l’inquinamento da Pfas in Italia in un’emergenza nazionale fuori controllo.

SECONDO UNA RECENTE INCHIESTA di Greenpeace Italia, basata su dati Ispra raccolti tra il 2019 e il 2022, la contaminazione da Pfas nei corpi idrici (fiumi, laghi e acque sotterranee) è presente in tutte le Regioni italiane in cui sono state effettuate indagini. Queste sostanze sono state rinvenute in quasi 18 mila campioni, pari al 17% delle analisi effettuate dagli enti preposti tra il 2019 e il 2022. Per Ispra, la percentuale di valori positivi ai Pfas nei corpi idrici varia da Regione a Regione, anche a seconda dell’accuratezza delle misurazioni effettuate dai diversi enti pubblici. In poche parole, più una Regione effettua controlli e utilizza strumenti precisi e all’avanguardia, più è probabile che venga rilevata una positività da Pfas durante i monitoraggi.

GREENPEACE ITALIA HA GIÀ IN ATTIVO, da diversi anni, una campagna per chiedere al governo di vietare l’utilizzo e la produzione dei Pfas. Nonostante non ci sia tempo da perdere, l’esecutivo finora è però stato assolutamente assente sulla questione. Con lo scopo di realizzare la prima mappatura indipendente della contaminazione a livello nazionale, valutare l’estensione della contaminazione da Pfas in Italia e identificare eventuali nuove aree colpite oltre quelle già note, Greenpeace Italia in questi giorni e per le prossime cinque settimane attraverserà il Paese per raccogliere campioni di acqua potabile in almeno 220 città. L’organizzazione ambientalista analizzerà oltre 60 molecole appartenenti al gruppo dei Pfas, incontrerà i comitati locali che in diverse Regioni già si battono contro l’inquinamento di queste sostanze e cercherà di sensibilizzare chi ancora non conosce un problema sempre più alla ribalta delle cronache locali, nazionali e internazionali.

GLI STATI UNITI E DIVERSI PAESI EUROPEI hanno già adottato dei limiti all’uso dei Pfas, sostituendoli con alternative più sicure già disponibili. Di recente, ad esempio, l’amministrazione Biden ha fissato limiti stringenti sui cosiddetti forever chemical nell’acqua potabile. L’agenzia per la protezione ambientale statunitense (Epa) ha infatti richiesto alle utility di ridurre ai minimi possibili i Pfas così da ridurre l’esposizione di 100 milioni di persone e aiutare a prevenire molte malattie, incluso il cancro.

GREENPEACE ITALIA CHIEDE AL NOSTRO governo di fare altrettanto, con una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di queste pericolose sostanze. I risultati dei campionamenti che l’organizzazione ambientalista effettuerà nelle prossime settimane saranno resi noti a inizio 2025.

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