Nel giorno in cui si sono aperti i negoziati a Gomel fra Russia e Ucraina, la Santa sede ha rilanciato l’invito al dialogo, mettendo in campo la propria disponibilità a mediare fra le parti in conflitto. Lo ha detto il cardinale Parolin, segretario di Stato vaticano, in un’intervista uscita ieri su quattro quotidiani (Corriere della Sera, Repubblica, Stampa e Messaggero), con l’intento, quindi, di comunicare in modo inequivocabile la linea di Oltretevere. Un messaggio che arriva pochi giorni dopo la visita di papa Francesco ad Avdeev, ambasciatore russo presso la Santa sede, – a cui, lo ha rivelato Parolin, Bergoglio ha rivolto «l’invito pressante a fermare i combattimenti e tornare al negoziato» – e la telefonata al presidente ucraino Zelensky.

E alla vigilia della «giornata di digiuno per la pace in Ucraina», promossa dallo stesso pontefice per domani 2 marzo – inizio della Quaresima per i cattolici –, a cui hanno aderito anche associazioni e reti laiche, come Tavola della pace e Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani.

«Sebbene sia avvenuto quanto temevamo e speravamo non accadesse», ha detto Parolin, «sono convinto che ci sia sempre spazio per il negoziato. L’unico modo ragionevole e costruttivo per appianare le divergenze è il dialogo», «bisogna evitare ogni escalation, fermare gli scontri e trattare». Quindi la mano tesa per la mediazione: «La Santa sede, che in questi anni ha seguito costantemente, discretamente e con grande attenzione le vicende dell’Ucraina, offrendo la sua disponibilità a facilitare il dialogo con la Russia, è sempre pronta ad aiutare le parti a riprendere tale via».

Papa Francesco, da parte sua, è tornato sulla questione delle armi, proprio nelle ore in cui Europa e Italia stanno decidendo di sostenere Kiev con un massiccio invio di materiale bellico. «Le ragioni della pace sono più forti di ogni calcolo di interessi particolari e di ogni fiducia posta nell’uso delle armi», ha twittato ieri pomeriggio il pontefice. E domenica scorsa, al termine dell’Angelus a San Pietro, ha richiamato l’articolo 11 della Costituzione: «Tacciano le armi! Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza. Perché chi ama la pace, come recita la Costituzione italiana, “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”», ha detto il pontefice.

«Chi fa la guerra dimentica l’umanità, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi e si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra».

Il nodo delle armi ha investito lateralmente anche l’incontro internazionale fra i vescovi e i sindaci del Mediterraneo che si è svolto a Firenze fino a domenica scorsa. Fra i relatori invitati dal sindaco di Firenze Nardella c’era anche Marco Minniti, che da ministro degli Interni è stato il promotore del memorandum Italia-Libia per i respingimenti dei migranti e oggi è presidente della Fondazione “Med-Or”, creatura di Leonardo spa, la principale azienda armiera italiana. «Riteniamo che la presenza di Minniti sia fortemente in contrasto con le aspettative delle realtà sociali, laiche o religiose, che operano in difesa della dignità delle persone», hanno protestato decine di preti e associazioni di base, fra cui don Alessandro Santoro della Comunità delle Piagge, il referente di Libera Toscana don Andrea Bigalli e don Massimo Biancalani, il parroco di Vicofaro che accoglie i migranti in chiesa.

Nel documento finale, vescovi e sindaci si sono limitati ad «auspicare che la violenza e le armi siano bloccate».
Papa Francesco, che avrebbe dovuto chiudere il meeting, è rimasto in Vaticano. Alcuni ipotizzano per non incontrare Minniti. In realtà per una «gonalgia acuta», che gli impedirà anche di presiedere le celebrazione del mercoledì delle Ceneri. Tuttavia ai vescovi riuniti a Firenze non ha rivolto nemmeno un saluto durante l’Angelus, evidentemente un po’ di irritazione c’era.

Domenica prossima in piazza San Pietro ci saranno ambientalisti e antimilitaristi di Sardegna Pulita e di Donne Ambiente Sardegna, che si rivolgono al papa: promuova subito un incontro a Kiev di tutti i cristiani d’Europa – cattolici, ortodossi e protestanti – per «fermare questa sporca guerra, il peggior incubo del nostro secolo».