Varsavia: «La crisi può durare anche mesi»
Morawiecki nelle repubbliche baltiche Ci sono due diplomazie al lavoro. La prima è guidata, praticamente in solitaria, dalla cancelliera tedesca Angela Merkel che dialoga con il presidente bielorusso Alexandr Lukashenko nella speranza di convincerlo […]
Morawiecki nelle repubbliche baltiche Ci sono due diplomazie al lavoro. La prima è guidata, praticamente in solitaria, dalla cancelliera tedesca Angela Merkel che dialoga con il presidente bielorusso Alexandr Lukashenko nella speranza di convincerlo […]
Ci sono due diplomazie al lavoro. La prima è guidata, praticamente in solitaria, dalla cancelliera tedesca Angela Merkel che dialoga con il presidente bielorusso Alexandr Lukashenko nella speranza di convincerlo a trovare una soluzione alla crisi delle frontiere. La secondo ha invece come protagonista il premier polacco che oggi avvia un giro di consultazioni tra le repubbliche baltiche. Mateusz Morawiecki sarà in Lituania, Estonia e Lettonia per incontrare i rispettivi leader e concordare presumibilmente una linea comune da tenere nei confronti di Minsk.
Linea che come è prevedibile sarà basata sulle fermezza e non comprenderà alcuna forma di assistenza ai migranti ancora ammassati al confine e spinti da Lukashenko a tentare inutilmente di entrare in Europa.
Con i soliti toni da propaganda, ieri un portavoce del dittatore bielorusso ha elogiato gli sforzi fatti finora dalla Merkel: «E’ uno dei pochi politici dell’Ue che vuole davvero fare almeno qualcosa per risolvere questa crisi», ha detto riferendosi al resto dell’Unione che invece chiede in maniera compatta di inasprire le sanzioni contro Minsk. Dall’altra parte delle frontiera polizia ed esercito polacchi continuano a scrutare il confine nel timore che qualche famiglia di disgraziati, magari stremata per il freddo e la fame, possa attraversarlo. E anche da questa parte non mancano i toni di propaganda. «Dobbiamo prepararci al fatto che questo problema durerà mesi», ha detto il ministro della Difesa Mariusz Blaszczak, evidentemente convinto che profughi e autorità bielorusse decidano a tavolino le mosse migliori per mettere in difficoltà la Polonia. «Adesso migranti e servizi bielorussi hanno adottato un metodo leggermente diverso – ha infatti proseguito Blaszczak – : gruppi più piccoli di persone tentano di oltrepassare la frontiera in numerosi posti». Gruppetti ai quali ieri si è aggiunto un gruppo più grande, formato da almeno 200 persone, che si è avvicinato al confine «armato di sassi e gas lacrimogeni» e organizzato «senza dubbio dai servizi bielorussi», ha proseguito il ministro.
Che i migranti siano mossi come pacchi dalle le forze di polizia bielorusse e non solo ci sono pochi dubbi. Lo stesso Lukashenko parlando alla televisione inglese Bbc si è lasciato andare a una discutibile ironia confermando la possibilità che le forze di Minsk abbiano «aiutato «i migranti ad attraversare il confine. «Siamo slavi, abbiamo buon cuore», ha affermato. Che i profughi siano d’accordo a farsi usare in questo modo, come ventilato dalle autorità polacche, è invece tutto da dimostrare.
Nelle ultime ore sembrano comunque essere diminuiti i tentativi di attraversare la frontiera. Secondo la Guardia di frontiera polacca venerdì ci sono stati 195 tentativi, un numero decisamente più basso rispetto ai 250 di giovedì e ai 501 del giorno prima. Il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa ha chiesto alla Polonia di mettere fine ai respingimenti definendo «allarmante» la situazione umanitaria al confine.
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