Oggi è il giorno dell’arrivo dei 630 migranti salvati di fronte alla Libia e rifiutati dalle autorità italiane. Oltre all’Aquarius attraccheranno anche le navi italiane Dattilo e Orione sulle quali sono stati trasferti parte dei naufraghi per ragioni di sicurezza, viste le pessime condizioni del mare incontrato durante la navigazione con onde alte fino a 4 metri. L’arrivo sarà scaglionato: la prima nave dovrebbe arrivare alle 6 del mattino di oggi, l’ultima alle 12, per dare tempo alle autorità di gestire il flusso.

Alle dieci è prevista una manifestazione davanti al porto in solidarietà coi migranti e «per dimostrare al mondo che Valencia e lo stato spagnolo sono terre di accoglienza». Molte ong e partiti di sinistra fra gli organizzatori, e anche movimenti Lgbt (perché questo weekend Valencia celebra il Pride). In questi giorni è stato preparato un dispositivo di 2.300 persone, di cui un migliaio di volontari, per accogliere i migranti. È stato deciso che non ci saranno né politici né stampa all’arrivo, per preservare anche il diritto all’intimità dei nuovi arrivati.

Mentre il governo francese ha teso una mano in aiuto del governo Sánchez – invierà una squadra di esperti a Valencia per valutare chi tra i migranti ha diritto all’asilo in Francia – ci sono state alcune polemiche tra esecutivo spagnolo, autorità valenziane e ong. L’oggetto del contendere è lo status dei nuovi venuti. Se è chiaro che chi sta male e le donne incinta riceveranno i primi ausili in ospedale (il governo valenziano ha promesso la tessera sanitaria per tutti, in linea con la nuova politica sanchista) e che chi vuole e ritiene di averne diritto può chiedere asilo politico, che accadrà con tutti gli altri? All’inizio il governo parlava dello «stesso trattamento» di chiunque altro, ossia il Cie. Ma in molti hanno obiettato che non si tratta della stessa situazione: in questo caso, i 630 sono stati invitati dal governo, e quindi non sono migranti arrivati al porto per conto loro senza permesso di soggiorno. Per cui l’esecutivo spagnolo ha deciso di cambiare strategia e utilizzare il permesso di soggiorno “straordinario” (previsto dalla legge) per i nuovi arrivati, della durata di un mese. Il tempo, spiegano fonti governative, per riposarsi dal lungo viaggio e per iniziare a mettersi in contatto con la burocrazia: o per chiedere asilo o per chiedere altri tipi di permessi. Scaduto il mese, e se gli stranieri non possiederanno altri tipi di permessi, scatterà anche per loro l’ordine di espulsione (e quindi potenzialmente il Cie) come per tutti gli altri migranti che raggiungono ogni giorno le coste spagnole su imbarcazioni di fortuna.

Nelle ultime 48 ore, e senza che fossero puntati su di loro i riflettori mediatici, in Andalusia sono arrivate 933 persone in 68 precari gommoni, un Aquarius e mezzo. Ma senza tutta l’organizzazione che si riserverà a Valencia. Le ong come l’Asociación Pro Derechos Humanos de Andalucía denunciano che anche nella frontiera sud dovrebbero predisporsi meccanismi come quelli di Valencia, anche se ammettono ultimamente una maggiore disponibilità da parte del ministero degli Interni. Sbarrati i cammini per la Grecia e per l’Italia, il Marocco diventa l’unico percorso disponibile. Tanto più che il vicino del sud della Spagna ha tutto l’interesse che accada come in Turchia e Libia: ricevere soldi dall’Europa in cambio del controllo delle frontiere. Finora, nel 2018 i migranti entrati in Italia sono stati più o meno lo stesso numero di quelli passati attraverso la Spagna o la Grecia.