Usa, verso i campi di prigionia per i migranti
America oggi Un articolo di The Nation che pubblichiamo nell’ambito della nostra partnership con la testata americana. Biden infrange le sue promesse sul confine, ma viene incontro ai desideri dell’elettorato. Finché le conseguenze non saranno visibili
America oggi Un articolo di The Nation che pubblichiamo nell’ambito della nostra partnership con la testata americana. Biden infrange le sue promesse sul confine, ma viene incontro ai desideri dell’elettorato. Finché le conseguenze non saranno visibili
Joe Biden aveva un’aria stanca martedì, mentre annunciava il suo nuovo divieto d’asilo dalla Casa bianca. «Sono qui per prendere i provvedimenti necessari a garantire la sicurezza del nostro confine», ha detto dal podio, affiancato dai sindaci delle città di confine, spiegando di aver firmato un nuovo ordine esecutivo che impedirà a chiunque attraversi la frontiera senza passare dai punti di ingresso ufficiali di ottenere asilo. A metà del suo breve discorso, Biden è passato sulla difensiva. «Non demonizzerò mai i migranti; non dirò mai che ’avvelenano il sangue’ del paese», ha affermato (in riferimento a dichiarazioni passate di Donald Trump, ndr).
BIDEN POTEVA forse prevedere le critiche che il suo divieto avrebbe ricevuto, perché lui stesso le aveva un tempo formulate: nel 2019, quando i tribunali bloccarono un simile divieto di asilo dell’amministrazione Trump, Biden aveva twittato: «Trump sta lottando con le unghie e con i denti per negare a coloro che fuggono da situazioni pericolose il diritto di chiedere asilo nella nostra nazione. Dovremmo tenere fede alle nostre responsabilità morali e applicare le leggi sull’immigrazione con dignità, non respingere coloro che fuggono da violenza, guerra e povertà».
I critici di Biden a sinistra sono stati rapidi a definirlo ipocrita. «È vergognoso», ha dichiarato Laura St. John, direttrice legale del Florence Immigrant & Refugee Rights Project, con sede in Arizona. «Il presidente Biden ha promesso in campagna elettorale di riportare umanità nel nostro sistema di immigrazione, e invece sta scegliendo di negare sicurezza a coloro che hanno più bisogno di protezione».
IL PRESIDENTE ha fatto promesse in campagna elettorale; ma vale la pena considerare che sono i suoi stessi elettori, e non Biden, a essere cambiati. È difficile sopravvalutare quanto fosse inedito il momento della corsa presidenziale del 2020 per quanto riguarda il confine. Dagli anni ’60, i sondaggi Gallup hanno rilevato un’ostilità diffusa nei confronti dei i migranti tra il pubblico americano: anno dopo anno, decennio dopo decennio, il numero di americani che credono che l’immigrazione debba diminuire ha superato di gran lunga il numero di coloro che credono debba aumentare. Qualcosa è cambiato nel 2020. Dopo quattro anni di separazioni familiari, dopo i raid dell’Ice (United States Immigration and Custom Enforcement), dopo le morti di bambini nei centri di detenzione per immigrati e dopo il programma Remain in Mexico, l’atteggiamento degli americani verso i migranti è cambiato. Per la prima volta nella storia, i sondaggi hanno rilevato che c’erano più statunitensi che dicevano di volere un aumento dell’immigrazione rispetto a quelli che la volevano veder diminuire. La simpatia per i migranti è diventata una forza politica potente. Quel momento è durato poco.
DALL’INVERNO del 2020, il numero di persone che gli agenti della Border Patrol incontrano alla frontiera meridionale è aumentato, battendo record storici, con quasi 2.5 milioni di incontri nel 2023. E man mano che i tassi di immigrazione aumentavano, il sostegno ai migranti crollava. Nel 2022, un sondaggio Npr ha rilevato che la maggioranza degli americani credeva fosse in corso un’«invasione» sul confine meridionale. Quest’anno, un sondaggio Axios ha rilevato che il 51% di tutti gli americani intervistati e il 42% dei democratici ha detto che sosterrebbe la deportazione di massa degli immigrati senza documenti.
Biden sta infrangendo le sue promesse, ma sta anche seguendo la volontà degli elettori. Tuttavia, il presidente ha cercato di sottolineare che non arriverà al livello di Trump. «Non separerò mai i bambini dalle loro famiglie», ha detto nel suo discorso. «Non invierò l’esercito degli Stati uniti nei quartieri di tutto il Paese per portare via milioni di persone dalle loro case, e dalle loro famiglie, per metterle in campi dove aspettano di essere deportati, come il mio predecessore dice che farà se dovesse tornare in carica». Il presidente – e gli elettori democratici che lo sostengono – sembra credere che ci sia una sorta di via di mezzo nell’applicazione delle leggi sull’immigrazione: può creare un deterrente significativo per gli immigrati senza demonizzarli; può far rispettare un divieto di asilo senza detenere i rifugiati in massa e senza militarizzare l’applicazione delle leggi.
Biden si sbaglia. Questo nuovo divieto di asilo ci indirizza chiaramente verso i campi di deportazione di massa. Trump ha ragione nel dire che i campi di internamento sono l’unico modo per far rispettare in modo significativo il tipo di divieto di asilo che Biden ha annunciato.
PENSATE SERIAMENTE, per un momento, a cosa comporta un divieto di asilo. Non crea una sorta di campo di forza che improvvisamente impedisce alle persone di attraversare il confine di oltre 3.200 km tra Stati uniti e Messico. Biden ha detto che chiunque attraversi fuori dai punti di ingresso ufficiali sarà rapidamente deportato; per quanto rapidamente avvengano queste deportazioni, richiederanno comunque agenti armati per arrestare, detenere e trasportare le persone sorprese ad attraversare il confine. La Border Patrol semplicemente non ha la forza lavoro o gli spazi detentivi per attuare questo divieto. Dunque come verrà attuato nelle settimane a venire?
Possiamo guardare alla storia recente per trovare la risposta. Meno di due anni fa, l’amministrazione Biden ha cercato – senza successo – di far rispettare un divieto di asilo ancora più rigido. Quando Biden è entrato in carica, ha deciso di lasciare in vigore il Titolo 42 – la restrizione di asilo più severa emanata dall’amministrazione Trump. Nel marzo 2020, durante i primi giorni della pandemia di Covid-19, il consigliere di Trump Stephen Miller ha ideato un modo per servirsi di un oscuro statuto federale per la salute pubblica come efficace divieto di asilo. Con il Titolo 42 in vigore, chiunque cercasse asilo – sia che attraversasse fuori dagli ingressi ufficiali, sia che si presentasse legalmente a un port of entry – era soggetto a espulsione immediata. Il Titolo 42 è rimasto in vigore per i primi due anni dell’amministrazione Biden, ma non è riuscito a fermare il record di attraversamenti. A sentire i critici repubblicani di Biden, si penserebbe che questo sia successo perché il presidente «ha aperto il confine». Non è vero. Sotto il Titolo 42, Biden ha presieduto a 2-8 milioni di espulsioni – molto più del numero di persone deportate da Trump durante i suoi quattro anni in carica. Ma anche con un’applicazione così rigorosa, il numero di persone che entravano nel Paese è salito alle stelle. In alcuni giorni, gli agenti della Custom and Border Protection hanno incontrato oltre 10.000 migranti che cercavano di attraversare il confine.
LA CBP – di cui fa parte la Border Patrol – è di gran lunga la più grande agenzia di polizia federale, con oltre 60.000 dipendenti. Ma questo non è nemmeno lontanamente vicino al numero di persone che l’agenzia dovrebbe impiegare per detenere e incarcerare ogni migrante che in media ha attraversato il confine un qualunque giorno del 2023. Invece, gli agenti della Border Patrol ricorrono a una strategia che hanno usato per decenni, incluso sotto Trump: la libertà vigilata. Invece di portare le persone nelle celle di detenzione e consegnarli all’Ice, prendono i loro documenti d’identità e dati biometrici dei migranti, i quali ricevono poi una data per un’udienza in tribunale (e spesso un braccialetto alla caviglia) e vengono rilasciati con l’obbligo di presentarsi a un ufficio dell’Ice entro una certa data.
Il nuovo ordine esecutivo di Biden spingerà la Border Patrol e l’Ice a detenere più persone, ma c’è comunque un limite a ciò queste agenzie potranno fare. Anche se il Messico dovesse accettare alcune espulsioni immediate, le deportazioni su vasta scala previste dall’ordine esecutivo sono un’impresa logistica enorme. I voli dovrebbero partire verso tutto il mondo, e ci sono dozzine di paesi che non collaborano: Venezuela e Cina non accettano deportati; Cuba ha storicamente accettato solo un volo al mese. Brasile e Nicaragua richiedono un ampio preavviso prima di accettare anche un solo deportato. Cosa fare allora con decine di migliaia di migranti, molti dei quali non possono essere deportati per mesi o addirittura anni?
TRUMP è stato chiaro su quale sarà la sua soluzione se tornerà in carica: campi di internamento gestiti dai militari. C’è un elemento psicologico sottovalutato nella politica migratoria: molti americani dicono di volere un’applicazione draconiana delle leggi sui confini, ma poi non hanno il pelo sullo stomaco per ciò che effettivamente comporta. Durante la sua campagna presidenziale del 2016, Trump ha promesso di smettere di dare alle famiglie di migranti un «trattamento di riguardo». Spesso, infatti, gli agenti della Border Patrol concedevano rapidamente la libertà vigilata ai genitori che viaggiavano con i figli, per evitare di mettere i bambini in prigione. Trump ha chiamato questa pratica “catch and release” (cattura e rilascio) e ha promesso di sostituirla con la “tolleranza zero”: tutti gli adulti sarebbero stati detenuti fino a quando non avrebbero potuto essere perseguiti e deportati. Quando i funzionari dell’amministrazione Trump hanno iniziato a mettere in pratica questa politica, sono rapidamente incorsi in un problema: la legge federale rende illegale detenere i bambini per più di 21 giorni. Pertanto, per incarcerare i genitori, l’amministrazione avrebbe dovuto separarli dai loro figli.
Per il 2018, gli americani avevano sentito le registrazioni audio di bambini che urlavano di terrore dopo essere stati strappati dalle braccia dei genitori. Questo ha trasformato la separazione familiare in una delle politiche governative più impopolari della storia recente e ha probabilmente contribuito a cambiare gli atteggiamenti degli americani in favore dei migranti. Possiamo sperare che, anche se gli statunitensi oggi sembrano essere più favorevoli all’idea delle deportazioni di massa, non siano ancora pronti alla vista di famiglie arrestate e messe dietro il filo spinato dei campi di internamento. Naturalmente, non sarebbe la prima volta che questo Paese mette famiglie e bambini nei campi di prigionia. Questo nuovo divieto di asilo ci avvicina molto a quella terribile realtà.
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