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Usa-Iran, accordo sul nucleare più vicino

Usa-Iran, accordo sul nucleare più vicino

Medio oriente Il quotidiano Haaretz scrive che Washington e Teheran potrebbero firmare un accordo parziale sul programma atomico iraniano nelle prossime settimane

Pubblicato più di un anno faEdizione del 8 giugno 2023

Era stato descritto come un viaggio di «basso profilo», quello che ai primi di maggio ha fatto in Oman Brett McGurk, consigliere senior per il Medio Oriente del presidente Joe Biden. E invece i colloqui avuti da McGurk a Muscat, volti a ristabilire i contatti con Teheran dopo mesi di forte tensione tra i due paesi – acuita dal sostegno militare dell’Iran alla Russia nella guerra in Ucraina – hanno contribuito a far avanzare rapidamente, oltre ogni aspettativa, il negoziato per il rilancio del Jcpoa, l’accordo internazionale del 2015 sul programma nucleare iraniano.

Lo si è capito grazie ad un altro viaggio, quello effettuato nei giorni scorsi dal ministro israeliano per gli Affari strategici, Ron Dermer, e il consigliere per la sicurezza del premier Netanyahu, Tzachi Hanegbi, che si sono precipitati negli Stati uniti a ribadire che Israele non vuole il rilancio del Jcpoa, e invoca nuove misure punitive «per contrastare le minacce provenienti dall’Iran e dai suoi alleati».

L’Amministrazione Biden però l’accordo sul nucleare con Teheran lo vuole perché spera che aiuti a creare le condizioni per contenere lo sviluppo della collaborazione militare, e non solo, tra il Cremlino e l’Iran e la penetrazione russa in Medio oriente. E perché, a differenza di Israele, teme gli effetti destabilizzanti che una guerra con l’Iran avrebbe sulle petromonarchie del Golfo e gli altri alleati di Washington nella regione. Ieri il quotidiano Haaretz ha confermato che i contatti indiretti tra Stati uniti e Iran hanno fatto grandi passi avanti negli ultimi giorni.

Funzionari della difesa israeliana affermano che le due parti potrebbero raggiungere un accordo parziale entro poche settimane. Saranno fatte concessioni all’Iran in cambio di uno stop al processo di arricchimento dell’uranio. Teheran appare pronta a raggiungere il compromesso ma si attende una riduzione concreta delle sanzioni economiche. Haaretz aggiunge che in una prima fase verrebbero scongelati 20 miliardi di dollari iraniani bloccati in Corea del Sud, Iraq e presso il Fondo monetario internazionale.

Nell’ultimo anno lo sblocco dei fondi è stato indicato più volte dalla stampa iraniana come un possibile passo in avanti nel contesto di un accordo con gli Stati uniti sulla questione nucleare e per uno scambio di prigionieri. Per Israele – che è l’unica potenza nucleare nella regione, non dichiarata – un accordo provvisorio e limitato non sarebbe sufficiente a garantire la supervisione internazionale delle attività dell’Iran.

Da qui il nervosismo israeliano. Tel Aviv si è anche scagliata contro la chiusura di un’indagine dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) relativa alle tracce di uranio arricchito trovate nel sito di Marivan, 525 chilometri a sud-est di Teheran. Nel 2019 Netanyahu sostenne il collegamento di Marivan al presunto programma nucleare militare dell’Iran e accusò la Repubblica islamica di aver condotto lì test atomici. L’Iran non ha commentato le proteste israeliane contro l’Aiea. Ha però annunciato di aver accettato di reinstallare un certo numero di telecamere nell’impianto nucleare a Isfahan rimosse un anno fa dopo che l’agenzia atomica aveva approvato una risoluzione molto critica l’Iran.

L’interrogativo resta lo stesso: Teheran intende davvero dotarsi della bomba atomica come denuncia Israele? I segnali sono stati ambigui dopo il 2018 quando Trump, uscendo dal Jcpoa, diede il via a una crisi pericolosa che, almeno in un paio di occasioni, ha rischiato di sfociare in una guerra. Di sicuro la mancata fine del regime di sanzioni economiche internazionali, otto anni dopo la firma del Jcpoa, ha dato più forza all’ala dura dell’establishment politico-militare iraniano che spinge per passare il Rubicone e mettere di fronte al fatto compiuto Israele e Usa.

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