Internazionale

Iran, comunque vada il voto Usa riformisti nell’angolo

Donne iraniane tengono in mano le foto del leader iraniano Khamenei e Soleimani durante una manifestazione anti-Usa foto di Abedin TaherkenarehDonne iraniane tengono in mano le foto del leader iraniano Khamenei e Soleimani durante una manifestazione anti-Usa foto di Abedin Taherkenareh – Ansa

Elettorale americana vista dall'Iran L'Iran ostenta indifferenza ma la posta in gioco è alta

Pubblicato circa 3 ore faEdizione del 5 novembre 2024

«Per noi non fa differenza chi vincerà – afferma la portavoce del governo iraniano, Fatemeh Mohajerani -: chiunque venga eletto, è auspicabile che rispetti la sovranità nazionale degli altri paesi ed eviti azioni provocatorie». Tuttavia, storicamente, Teheran ha sempre prestato un’eccezionale attenzione alle elezioni presidenziali Usa, sin dalla fondazione della Repubblica Islamica nel 1979.
Di recente, Trump ha espresso sostegno agli attacchi di Israele contro le strutture nucleari iraniane. In caso di sua vittoria, la pressione su Teheran aumenterebbe, con il rischio di avvicinare la regione a un conflitto aperto. Durante la prima presidenza Trump la politica di «massima pressione» contro l’Iran ha avuto conseguenze molto gravi. Le esportazioni di petrolio, prima fonte di reddito, sono crollate a minimi record. L’uscita unilaterale di Trump dagli accordi sul nucleare e le sanzioni hanno paralizzato l’economia iraniana.

TUTTAVIA, EBRAHIM MOTAGHI, presidente della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Teheran, sostiene che «Trump è propenso al rischio; potrebbe mettere insieme alcune questioni importanti – nucleare, sicurezza regionale, ecc. – e tentare un accordo più ampio con l’Iran». Si tratta solo di capire come Teheran possa negoziare con Donald Trump, per il quale è stato istituito un tribunale dopo l’uccisione di Qassem Soleimani, il comandante della Forza Quds d’élite, ufficialmente un eroe nazionale, avvenuta nel gennaio 2020.

Paradossalmente, i fondamentalisti e una parte degli storici oppositori del regime sperano nella vittoria di Trump. I primi cercano di far fallire il governo riformista e radicalizzare la politica interna, mentre i secondi confidano che la politica estera di Trump possa portare alla caduta del regime. Per il governo riformista, che spera di allentare le sanzioni e dare respiro all’economia, non sarà facile nemmeno in caso di vittoria di Harris, la cui amministrazione in caso di tensioni avrebbe una maggiore capacità di creare consenso con i paesi europei contro l’Iran.

MA MOLTI POLITICI E OPPOSITORI , preoccupati per un possibile confronto militare, sperano che Harris possa riavviare i negoziati sul nucleare, offrendo un potenziale sollievo dalle sanzioni in cambio di una supervisione più rigorosa sul programma atomico iraniano.

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