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Quando la nudità è eretica

Donne iraniane per le strade di Teheran foto ApDonne iraniane per le strade di Teheran – Ap

Habemus Corpus Ahoo Daryaei  è una studentessa dell’università Azad di Teheran. Tre giorni fa, nel cortile dell’ateneo che frequenta, ha compiuto un gesto eretico, filmato da altri studenti. Nel video la ragazza […]

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 5 novembre 2024

Ahoo Daryaei  è una studentessa dell’università Azad di Teheran. Tre giorni fa, nel cortile dell’ateneo che frequenta, ha compiuto un gesto eretico, filmato da altri studenti. Nel video la ragazza è senza velo, i lunghi capelli scuri le sfiorano i fianchi, è scalza, indossa solo slip e reggiseno. Accanto due donne coperte dalla testa ai piedi parlottano, si agitano mentre lei si guarda attorno e sta ferma.

Poi si alza e così, mezza nuda, cammina su un viale finché arriva un’auto con alcuni uomini che la caricano a forza e la portano via. Attorno a lei altri studenti passano senza guardarla, alcuni la filmano, nessuno interviene quando la prelevano. Il video è girato da un balcone da alcune studentesse che ridono, esterrefatte.

Di Ahoo Daryaei non si sa più nulla. L’agenzia Iran International riferisce che, secondo una newsletter di studenti su Telegram, la ragazza è stata trasferita in un ospedale psichiatrico su ordine dell’intelligence dei Guardiani della Rivoluzione.

LA NOTIZIA è stata confermata dal giornale Farhikhtegan, vicino all’Università di Azad, e dal direttore delle relazioni pubbliche dell’ateneo, Amir Mahjoub, secondo cui la studentessa soffre di un «grave disagio psicologico». Eccola lì, la comoda diagnosi, la pazzia. Per secoli, anche in occidente e fino a non molti decenni fa, quando una donna non era domabile, quando il suo agire era scomodo, quando si ribellava ai dogmi di una società soffocante, per liquidarla e smorzare qualunque tentativo di emulazione la si dichiarava pazza e veniva internata in manicomio, che allora era la tomba dei vivi.

Non è chiaro che cosa abbia spinto Ahoo Daryaei a un gesto di protesta così eclatante e pericoloso per lei, in Iran. C’è chi dice che sia stata la reazione al rimprovero di alcune guardie della moralità perché portava male il velo, come successe nel 2022 a Mahsa Amini, poi morta mentre era in custodia, episodio che scatenò per mesi enormi proteste e rivolte in tutto il paese dando vita al movimento «Donna, vita, libertà», colpito con repressione violenta.

Ho guardato e riguardato il filmato. Mostra aspetti svelanti, e non è la sua biancheria intima. Per arrivare a spogliarsi in pubblico, oggi, in Iran bisogna avere dentro una forza di ribellione infinita, un coraggio senza limiti e anche una disperazione che non vede altri sbocchi. Bisogna essere consapevoli che potrai finire malissimo, che rischi la vita e che sei disposta anche a morire per affermare il tuo punto di vista, il tuo dissenso. Colpisce, poi, l’apparente indifferenza degli altri studenti che passano davanti a lei facendo finta di non vederla. Vuol dire che per ora la repressione e la paura hanno vinto? O quel gesto è così estremo che è difficile condividerlo?

INFINE ci sono le voci delle ragazze che filmano. Si avverte stupore per qualcosa di mai visto, di inconcepibile, quindi non pensabile, o pensabile solo da chi si mette fuori dalla norma, l’eretico, appunto.

Durante le rivolte del 2022, scoprire o tagliarsi i capelli era un gesto rivoluzionario che è costato caro, a volte la vita, a molte. Togliersi gli abiti in pubblico va ancora più in là in un contesto come quello dell’Iran. È come il rifiuto di abiurare ai tempi dell’Inquisizione, come il darsi fuoco di Jan Palach contro l’invasione sovietica che soffocò la primavera di Praga, è come dire che la vita a certe condizioni è così inaccettabile che non vale più la pena viverla. Infelici sono i popoli che hanno paura del corpo delle donne. Ma ancora più infelici sono le donne che lì sono costrette a vivere. Se Ahoo Daryaei è pazza, siamo tutte pazze.

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