Internazionale

Usa, il gioco si fa duro: urne al rogo in due città Fbi: allarme violenze

Un ordigno incendiario è stato scoperto all'interno di un'urna elettorale a Portland, in Oregon, mentre centinaia di schede sarebbero state distrutte a Vancouver, Washington, ha affermato la polizia foto Katu2newsUn ordigno incendiario all'interno di un'urna per il voto postale a Portland, in Oregon – framevideo Katu2news

Elettorale Americana Bruciate nella notte a Portland e Vancouver due "ballot drop box" per il voto postale, una vera ossessione dei complottisti trumpiani

Pubblicato un giorno faEdizione del 30 ottobre 2024

A una settimana dalle presidenziali statunitensi, la tensione politica nel paese è sfociata in atti di sabotaggio del procedimento elettorale.

Alcune urne che contenevano le schede elettorali sono state infatti bruciate a Vancouver e Portland, nello stato di Washington e dell’Oregon. Entrambi gli stati prevedono il meccanismo del voto per corrispondenza: all’elettore registrato viene spedita per posta la scheda elettorale, che poi deve mettere fisicamente dentro le urne (ballot drop box) disseminate in punti strategici delle città.

NELLA PRIMA CITTÀ i danni sono stati rilevanti. Il rogo, appiccato intorno alle quattro di mattina del 28 ottobre del 2024, ha distrutto centinaia di schede depositate al di fuori di una stazione degli autobus. A Portland, invece, il sistema antincendio dell’urna ha salvato la quasi totalità delle schede: le uniche tre danneggiate sono già state rispedite agli elettori. In una nota stampa la polizia di Portland ha dichiarato che i due attacchi sono collegati tra loro. Greg Kimsey, il presidente della commissione elettorale della contea di Clark (dove si trova Vancouver), ha parlato di «attacco diretto alla democrazia». La governatrice democratica dell’Oregon Tina Kotek ha scritto su X che «qualsiasi atto criminale che cerca di ostacolare le prossime elezioni è anti-americano e non sarà tollerato».

Non è la prima volta che i ballot drop box vengono presi di mira; anzi, sono un’ossessione dei repubblicani almeno dal 2020, quando a causa della pandemia il voto postale venne scelto da 66,4 milioni di elettori (il 42 per cento dell’elettorato). Secondo svariate teorie del complotto, rilanciate anche dallo stesso Donald Trump, il voto per corrispondenza sarebbe stato manipolato e truccato dai democratici per «rubare» le elezioni del 2020. In realtà, come accertato da inchieste ufficiali e giornalistiche, quei presunti brogli non sono mai esistiti: le elezioni si sono svolte nella piena regolarità.

Significativamente, gli attacchi alle urne di Vancouver e Portland arrivano dopo che l’Fbi e il Dipartimento della sicurezza interna (Dhs) hanno espresso serie preoccupazioni su possibili interferenze elettorali – anche violente. In un documento congiunto, reso pubblico da Nbc News proprio il giorno dei roghi, si parla apertamente di «estremisti violenti che cercano di terrorizzare e interferire nel voto» sulla base di teorie del complotto elettorali, legate cioè a presunti brogli architettati dalla parte avversa.

LE AGENZIE FEDERALI evidenziano anche il rischio concreto di atti di violenza ai seggi, negli uffici dove ci si registra nelle liste elettorali e ai comizi politici, nonché di atti di vandalismo contro le urne che contengono le schede elettorali. La lista dei potenziali bersagli include inoltre candidati, scrutatori, giudici, giornalisti e pubblici funzionari incaricati di supervisionare le elezioni. Secondo l’Fbi è quest’ultima categoria a essere presa maggiormente di mira con minacce fisiche e online, in particolare nelle aree dove i risultati sono più in bilico. Nella contea di Maricopa in Arizona, che nel 2020 è stata investita da speculazioni complottiste di ogni tipo, sono state drasticamente aumentate le misure di sicurezza: le guardie di sicurezza indosseranno giubbotti antiproiettile, mentre i seggi saranno sorvegliati da droni e cecchini della polizia.

E NON È finita qui. In un altro rapporto interno del Dipartimento della sicurezza interna ottenuto da Wired, gli analisti dell’intelligence avevano posto l’attenzione sulle «fantasie complottiste» incentrate sulla «possibilità di una guerra civile». Gli estremisti, avvertiva il documento, ne starebbero discutendo online nel tentativo di «spingere gli individui a mobilitarsi in modo violento» in caso di un risultato elettorale sgradito.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento