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Usa e Russia ai ferri corti: duelli aerei, accuse incrociate e una telefonata

Usa e Russia ai ferri corti: duelli aerei, accuse incrociate e una telefonataUn drone MQ-9 come quello schiantatosi martedì nel Mar Nero – Ap

Il limite ignoto Dopo il drone precipitato nel Mar Nero 10 jet russi intercettati dai caccia Nato. Escalation di parole e rischi di irreparabili incidenti ai confini della guerra. In serata prove di dialogo tra i ministri della Difesa: serve «più comunicazione».

Pubblicato più di un anno faEdizione del 16 marzo 2023

«Bisogna agire con molta attenzione». Lo dice l’ambasciatore russo negli Usa Anatoly Antonov a proposito dell’incidente aereo di martedì che è costato un drone spia a Washington, con parole che potrebbero bene adattarsi all’aumento progressivo delle tensioni internazionali. E anche se non siamo vicini all’escalation globale da molti associata all’apocalisse, è certo che la guerra in Ucraina stia acuendo l’ostilità tra Usa e Russia anche fuori dai fronti aperti in Europa dell’est.

LO SCHIANTO DEL DRONE di ricognizione statunitense a causa delle manovre di disturbo di due caccia Su-27 russi è solo l’ultimo di vari episodi più o meno eclatanti. Quello che di sicuro occupa le menti di tutti gli esponenti più vendicativi dell’entourage di Vladimir Putin è l’attentato al gasdotto Nord Stream. Anche se non si ha nessuna prova del fatto che Washington sia effettivamente responsabile, da Mosca sono giunte accuse e minacce tutt’altro che velate agli Usa in quanto «chiaramente coinvolti» (secondo il ministero degli Esteri russo) almeno nell’organizzazione dell’attacco. E ricordiamo che subito dopo l’attentato, gli Usa avevano più volte accusato la Russia di essersi auto-sabotata il gasdotto.

Ma potremmo citare episodi più eclatanti come il frammento di missile ucraino caduto in Polonia lo scorso 15 novembre che aveva ucciso due cittadini polacchi. Subito era stata evocata l’imminente catastrofe a causa del possibile ricorso all’ «articolo 5» della Nato che prevede l’intervento di tutta l’Alleanza in caso di attacco a uno dei Paesi membri. Ma fin dalle prime ore l’atteggiamento degli Usa era stato orientato alla cautela. Il giorno seguente, il presidente Biden dal G20 di Bali aveva affermato che era «improbabile, in base alla traiettoria, che (il missile, ndr) sia stato lanciato dalla Russia».

IL 10 FEBBRAIO DI NUOVO si era parlato di «provocazione» quando alcuni missili russi lanciati dal Mar nero hanno sorvolato lo spazio aereo moldavo. Poco dopo, a due giorni dall’anniversario del primo anno dall’invasione russa, c’è stata la visita a sorpresa di Joe Biden a Kiev. Anche questa interpretata da molti, in Russia, come un’ostentazione di potere dell’amministrazione Usa. Il vice-capo del Consiglio di sicurezza nazionale, Medvedev, aveva apertamente parlato di «affronto».

Tuttavia, l’episodio di martedì alza di un altro grado il livello d’allerta. Washington in generale non accetta che nessuno interferisca con le sue operazioni di sorveglianza e, infatti, l’ambasciatore Antonov ieri è stato convocato, con protesta ufficiale come si fa in questi casi, ma anche per sottolineare che «il Mar Nero non appartiene alla Russia e noi continueremo ad operare nel pieno rispetto del diritto internazionale», come ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca John Kirby. E che «gli Usa continueranno a volare e operare dove permesso dal diritto internazionale» come ha ribadito il segretario alla Difesa Lloyd Austin.

NON È D’ACCORDO IL MINISTRO degli Esteri russo, Sergei Lavrov, secondo il quale gli Usa «stanno ignorando il fatto che dopo l’inizio dell’operazione speciale in Ucraina le aree costiere del Mar Nero hanno uno status limitato per i voli. Qualsiasi incidente che provochi uno scontro tra due grandi potenze nucleari è sempre molto rischioso e le autorità statunitensi non possono non capirlo». L’ambasciatore Antonov ha anche aggiunto che «sappiamo tutti a cosa servano queste ricognizioni, cioè a raccogliere informazioni di intelligence che poi l’Ucraina usa per colpire la Russia», sottolineando che il Cremlino si aspetta che Washington interrompa «i voli ostili nei pressi dei confini russi».

Ma non è fuori luogo pensare che in realtà, dopo aver «subito» (almeno stando alle reazioni in patria) diversi affronti da parte di Washington, Mosca abbia voluto dare una prova di forza. E, infatti, nella mattinata di ieri 10 jet russi sono decollati da San Pietroburgo in direzione dell’exclave russa di Kaliningrad sorvolando lo spazio aereo dell’Estonia e provocando la reazione tedesca e britannica che hanno fatto affiancare la flottiglia da caccia militari della Nato per scortarla fuori.

A FINE GIORNATA però i toni si sono abbassati. Il portavoce del Dipartimento di stato Usa, Ned Price, ha dichiarato che la collisione sul Mar Nero è stato «un atto non intenzionale» da parte della Russia. Secondo la Cnn, inoltre, il capo di Stato maggiore congiunto americano, generale Mark Milley, ha in programma un colloquio telefonico con il capo di Stato maggiore russo, Valery Gerasimov proprio sugli ultimi eventi. E in serata i due ministri della Difesa si sono parlati al telefono (su richiesta americana): dalle prime dichiarazioni sembra che gli Usa abbiano chiesto «più comunicazione» alla controparte. Il che, per una volta, è un buon segno.

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