Insomma, le elezioni slovacche sono state vinte dall’ex premier Robert Fico, cosa che non costituisce poi una grande sorpresa. La presidente Zuzana Čaputová, liberale e di ben altre vedute, ha dato due settimane di tempo al vincitore per comporre l’esecutivo che dovrà guidare il paese nei prossimi quattro anni, salvo inconvenienti. 

Certo, la Čaputová avrebbe preferito un altro risultato, più in linea con il suo europeismo, ma di fatto lo Smer-Sd (Direzione Socialdemocrazia) ha prevalso superando Slovacchia Progressista, soggetto politico liberale di centro-sinistra, suo principale antagonista al voto. 

La prospettiva di una possibile vittoria di Fico aveva fatto storcere il naso a Bruxelles; infatti il leader dello Smer-Sd non ha mai nascosto le sue posizioni filorusse e ha più volte criticato quella che definisce “propaganda occidentale contro Mosca”. Fico aveva anche affermato di voler far cessare la fornitura di armi all’Ucraina.

Tutto questo piace molto al primo ministro ungherese Viktor Orbán che si è affrettato a complimentarsi con Fico e a fargli gli auguri per il compito che lo aspetta. Al momento, come già precisato, è quello di dar vita a una squadra di governo. La prospettiva di un ritorno al potere del cinquantanovenne uomo politico di ,Topoľčany dovrebbe essere gradita alla sua possibile futura controparte ungherese anche per la sua attenzione alla questione migranti. Nel programma di Fico c’è anche, infatti, la messa a sistema di controlli accurati alla frontiera con l’Ungheria per fermare i flussi migratori della rotta balcanica. 

È ormai ben nota la posizione di Orbán sulla guerra in Ucraina e anche il fatto che le scelte del premier danubiano in tale contesto hanno creato una distanza tra il suo governo e gli altri esecutivi del Gruppo di Visegrád (V4). Solitamente solidali e concordi relativamente a diversi aspetti, Budapest e Varsavia divergono su questo punto: Il governo Orbán ha forti legami con Mosca in ambito politico ed energetico, non così può dirsi di quello polacco. Se Fico dovesse tornare a guidare un governo e restare coerente con certi suoi “proclami” del periodo pre-elettorale, il primo ministro di Budapest troverebbe nel V4 un partner con cui condividere il punto di vista sul conflitto in Ucraina, e magari non solo quello. Diversi esperti ritengono che Fico abbia buone possibilità di formare un governo anche se, come ha scritto Otomar Sojka sul Manifesto dello scorso 3 ottobre, “tutti i possibili accordi passano per il terzo partito slovacco, Hlas dell’altro ex premier Peter Pellegrini”. A questo punto non si può far altro che attendere l’esito delle consultazioni in cui Fico si impegnerà per dare un governo al suo paese.

Ed è ancora tempo di elezioni all’interno del Gruppo di Visegrád. Il prossimo 15 ottobre tocca infatti alla Polonia andare alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. Diritto e Giustizia (PiS) è al potere dal 2015 e da allora si è impegnato a imbrigliare le istituzioni del paese e a controllarle attraverso una politica irrispettosa di ogni principio democratico.

Nel 2021 Donald Tusk aveva annunciato la volontà di riprendere la guida di Piattaforma Civica (PO) per dare una svolta alla vita politica del paese. “Sono tornato per sconfiggere il male fatto alla Polonia dal governo di Kaczyński”, aveva detto. Di recente opposizione e società civile hanno sfilato a Varsavia su invito di Tusk per sensibilizzare l’elettorato e convincere gli indecisi a porre fine al governo del PiS. 

Il leader di PO ha tenuto a precisare che il corteo non è stato rappresentativo di alcun partito ma di quella parte di paese che non si riconosce nel disegno politico di Kaczyński e dei suoi. Tra le priorità annunciate dagli avversari del PiS c’è quella di normalizzare i rapporti con l’Ue e di riportare la Polonia su un percorso democratico ed europeo. Si tratta di una sfida elettorale molto attesa e seguita, e con un’importante posta in gioco.