Si può perdere anche se si è più forti. E succede a volte, nel ciclismo, di perdere proprio perché si è più forti. La vittima di questa legge sul traguardo di Napoli è stata Van der Poel, e se n’è avvantaggiato il vecchio De Gendt. Siccome, lo si è capito ormai, la compagnia di VdP non è gradita, a questo giro pronti via e si mette in proprio, in questo lungo omaggio a Napoli che si snoda da Piazza Plebiscito ai campi flegrei al monte di Procida al lungomare.

Chi vuole andare in fuga non avrà possibilità di estrometterlo; solo di inseguirlo. E infatti partono in venti per la caccia, e, una volta così composta la fuga, i venti procedono ordinati mentre il gruppo è con la mente sul Blockhaus.
Quando al traguardo mancano una quarantina di chilometri ecco che il fiammingo ne pensa una delle sue, saluta tutti sulle rampe verso lago Lucino e se ne va. Lo rincorrono alla bell’e meglio Schmid, Poels, Martin e Girmay (tra le bandiere eritree). Il quintetto che si compone è di quelli destinati a andar lontano, ma in quella prevale la paura per la forza di Van der Poel, che sembra in corsa un quadro di Boccioni.

Così i rincalzi rientrano e, guidati dall’astuto De Gendt, infilano l’avanguardia in contropiede. A quel punto la frittata è fatta, la vittoria giù per Mergellina e in via Caracciolo se la giocano Gabburo, Ravanelli, Vanhoucke, Arcas e, appunto, De Gendt, che allo sprint si toglie di ruota tutti gli altri e trionfa a braccia alzate.
Il lungomare di Napoli per una volta scintilla dei colori del gruppo e delle biciclette. E scintilla di gente, tantissima ai bordi delle strade. Città di grandi passioni popolari, è curioso che non abbia mai prodotto un campione del ciclismo.

Non sarà stata, anche stavolta, la mano di Dio? Può una città che ha prodotto Maradona identificarsi in un altro campionissimo? Lo chiedo a chi un po’ Napoli la conosce, Luigi De Magistris, che ha però solide obiezioni: “In realtà altri campioni, dal nuoto al basket alla scherma, al pugilato, Napoli ha saputo sfornarli”.
Un po’ sarà stata il caso, un po’ il problema è strutturale: “sono state le mie giunte – continua DeMa – a creare un legame tra Napoli e la bici. Prima non esistevano piste ciclabili”. Padre coppiano, DeMa tifava per Moser. E rivede la potenza dei ciclisti nell’energia della natura del Mediterraneo e dei vulcani, mentre il gruppo attraversa la penisola flegrea.

Altra cartolina ce la regala Beppe Conti, memoria storica del Giro, quando ricorda la vittoria di Bartolomeo Aymo qui a Napoli, giusto un secolo fa.
Se vi capita di leggere Addio alle armi e trovate un’autista di ambulanze militari col suo nome, è proprio un omaggio a quello lì: Hemingway tifava per lui.