Con l’accordo raggiunto nella notte di giovedì tra la presidenza del Consiglio europeo, da pochi giorni in mani spagnole, e il Parlamento europeo, entro fine mese l’Asap (Act to Support Ammunition Production) potrà entrare in vigore. L’europarlamento aveva già approvato, con procedura d’urgenza (446 voti a favore, 67 contro e 112 astenuti) la legge a sostegno della produzione di munizioni nella Ue, presentata dalla Commissione il 3 maggio scorso, che ha l’obiettivo di rafforzare «as soon as possible» la capacità produttiva del blocco e poter fornire all’Ucraina il materiale necessario per resistere all’aggressione russa, oltre a ripristinare gli stock nazionali. L’europarlamento aveva però respinto gli emendamenti della sinistra, che chiedevano l’esclusione dell’uso eventuale di parte dei fondi del Pnrr e di quelli della Coesione, per finanziare questo rilancio. In poco più di un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, l’Unione europea ha fatto enormi cambiamenti in campo militare: si è dotata di una capacità giuridica a fornire armi all’esterno, che prima non aveva. Il sostegno militare della Ue a Kiev è stato finora intorno ai 14 miliardi.

Con l’accordo, verranno mobilitati urgentemente 500 milioni di euro dal bilancio Ue, per sostenere l’aumento delle capacità produttive di munizioni.

L’industria bellica europea deve passare alla «modalità di economia di guerra», ha dichiarato di recente il commissario al Mercato unico, Thierry Breton, «c’è ormai urgenza, bisogna agire in fretta perché la guerra in Ucraina, che è stata all’inizio guerra di stock, sta diventando una vera guerra industriale». È il “track 3”, la terza pista, cioè il terzo gradino sull’escalation della guerra in cui la Ue è ormai pienamente implicata dall’aggressione russa in Ucraina. I paesi Ue e Nato stanno aumentando gli stanziamenti per la Difesa, ormai quello che un tempo era il tetto del 2% del pil per il settore militare sta diventando un minimo da superare.

Non è la Nato in quanto tale a fornire aiuti militari all’Ucraina, ma le nazioni (che aderiscono all’Alleanza Atlantica o alla Ue) oltre all’Unione europea in quanto tale, che quindi si sta avventurando sul terreno della Difesa. Per rafforzare le capacità di produzione di munizioni nella Ue, Bruxelles ha stanziato 500 milioni di euro. Nei mesi scorsi, Breton ha visitato una serie di paesi e ha individuato 15 industrie che verranno finanziate dalla Ue, dal 40 al 60% degli investimenti necessari, per poter arrivare, tra un anno, a una capacità di produzione di un miliardo di munizioni (in particolare obici di artiglieria di 155 millimetri). I soldi Ue verranno dal Fondo europeo di Difesa, dotato di 7 miliardi destinati alla ricerca e sviluppo nel settore, dal programma Edirpa, in via di finalizzazione (entro l’anno) che permetterà l’ordinazione congiunta di acquisti di armi (sul modello testato con i vaccini Covid).