Il governo ultraconservatore polacco ha in animo di creare un meccanismo economico regionale per un maggiore affrancamento da Bruxelles. Più precisamente, il primo ministro Mateusz Morawiecki intende dar vita a una piccola comunità economica costituita da Polonia, Romania e Ucraina.

Si tratterebbe, quindi, di realizzare uno spazio condiviso sulla base di un’intesa regionale che incentivi scambi, modalità di cooperazione economica a livello trilaterale, e dia modo ai tre paesi di sostenersi vicendevolmente in termini di sviluppo economico. Ma non si tratta solo di questo. Più precisamente, in un incontro svoltosi a Bucarest tra i governi polacco e romeno, Morawiecki non ha mancato, come in altre occasioni, di criticare il dirigismo che attribuisce ai vertici dell’Unione europea.

Significativa, da questo punto di vista, la dichiarazione riportata in un articolo uscito nei giorni scorsi su Europa Today; il senso di quanto da lui dichiarato a Bucarest è che non è più possibile restare passivi di fronte a un’Unione europea che detta l’agenda su tutto e stabilisce cosa sia meglio per la Polonia e la Romania. Parole che contengono un invito a prendere in mano le redini del proprio destino e agire autonomamente da Bruxelles perché solo Varsavia e Bucarest possono stabilire cosa sia meglio per esse, quali siano i loro obiettivi in tutti i campi.

Nell’incontro Morawiecki ha pronunciato parole di apprezzamento nei confronti della sua controparte romena e del presidente Klaus Iohannis che hanno promosso una linea politica volta a dar luogo a una maggior coesione tra i due paesi.

L’occasione ha fornito la scena e lo spunto per la proposta dell’ospite: quella di stabilire tra le parti un programma di lavoro comune che porti a una triangolazione con l’Ucraina. Scopo: incentivare gli investimenti in termini qualitativi e quantitativi, mettere a punto una serie di piani strategici militari per la loro sicurezza e, in definitiva, giungere alla creazione di una “nuova comunità economica nella regione dell’Europa centrale e orientale”, per citare la formula usata da Europa Today.

Si tratterebbe, quindi, di dar luogo a uno spazio europeo creato da soggetti provenienti dall’esperienza del cosiddetto “socialismo reale” e, nel caso di Polonia e Romania, da paesi che sono risultati  portatori di particolari istanze nell’Ue e di un modo peculiare di sentire e concepire i rapporti con Bruxelles. Un modo che proviene dal loro vissuto storico che li porta ad avvertire la necessità di ribadire il fatto di non essere stati membri di seconda categoria ma realtà capaci di indicare una strada alternativa al dirigismo di Bruxelles.

Attualmente, almeno nei pensieri di Morawiecki, l’alternativa può essere questa triangolazione che si doti della forza con cui rendersi autonoma dalla “tecnocrazia liberale dell’Ue” o quanto meno acquisisca un certo potere contrattuale e quindi le condizioni per contrastare in modo più efficace le scelte dell’Ue, quelle meno gradite ai paesi in questione. L’”intuizione” del premier polacco porta quindi a delineare i contorni di una piccola comunità europea centro-orientale che dal Baltico arrivi al Mar Nero. Uno spazio di sicuro interessante.

Non c’è l’Ungheria che ha tradizionali rapporti di amicizia con la Polonia ma i due governi sono oggi divisi dalle differenti posizioni assunte nel frangente della guerra in Ucraina. Ma tornando all’idea di Morawiecki e degli obiettivi che essa inquadra, non c’è da dimenticare che l’Ucraina è un paese candidato all’ingresso nell’Ue. Si tratta di uno status ottenuto nel giugno dell’anno scorso in un contesto senza precedenti nella storia dell’Unione. Essa ha infatti concesso tale possibilità a un paese in guerra e, secondo quanto fanno notare diversi esperti, il processo è in una fase avanzata per quanto Kiev non sia riuscita comprensibilmente ad attuare tutte le condizioni richieste per l’adesione.

Ma come la mettiamo con una, al momento solo evocata partnership, in una triangolazione che vorrebbe avere più strumenti per contrastare meglio le scelte e il dirigismo di Bruxelles? Questo aspetto merita di essere preso in considerazione; intanto Morawiecki evidenzia ogni volta che può il ruolo di quelli che chiama stati-nazione sovrani contro l’illusione del federalismo europeo. Tenendo di recente un discorso all’Università di Heidelberg ha detto che la libertà delle nazioni, la loro cultura, la loro sicurezza economica, militare, politica e sociale possono essere assicurate solo dagli “stati-nazione”. Tutto il resto, a suo avviso, è fumo; un’illusione storica, e come nel caso di Orbán, ritiene che la Storia gli darà ragione.