CiakPolska, classici non classici
Festival Incontri proiezioni sorprese: la kermesse romana giunge alla dodicesima edizione, organizzata dall'Istituto polacco di Roma, fino al 17 novembre al Palazzo delle Esposizioni con i classici e alla Casa del cinema con la nuova produzione
Festival Incontri proiezioni sorprese: la kermesse romana giunge alla dodicesima edizione, organizzata dall'Istituto polacco di Roma, fino al 17 novembre al Palazzo delle Esposizioni con i classici e alla Casa del cinema con la nuova produzione
Tornano i grandi classici del cinema polacco su grande schermo a ricordare una delle stagioni più significative della produzione mondiale, firmata da grandi maestri, un punto di vista sottile e profondo sullo stato delle cose negli anni del socialismo reale e della storia passata e insieme la migliore produzione contemporanea: la dodicesima edizione di CiakPolska organizzata da Istituto polacco di Roma si tiene dall’8 al 17 novembre al Palazzo delle Esposizioni con i classici e alla Casa del cinema con la nuova produzione. Non si tratta di due blocchi così separati, come si potrebbe pensare, dai film realizzati dalla generazione della seconda guerra mondiale a quella nata nel dopoguerra alle serie Netflix. Parecchi legami collegano stili e fonti di ispirazione, maestri e allievi, conti ormai chiusi e il contemporaneo stato delle cose.
Se una delle caratteristiche di questa cinematografia diversa da tutte le altre in Europa è stato il tocco allusivo, si dovrà aggiungere la capacità dei cineasti di attingere a una cultura profonda, il genio attoriale, la capacità di creare mobilitazione e resistenza. Si direbbe che al succedersi di ogni generazione si tratterà sempre di «nuovo cinema», come era quello di Polanski che debuttava nel 1962 con Il coltello nell’acqua ed è nella rassegna dei contemporanei (oggi alle ore 15,30) con la disturbante visione del potere di The Palace (sceneggiato con Skolimowski che scrisse Il coltello nell’acqua) Si potrebbe partire da Cenere e Diamanti di Andrzej Wajda (il 12 alle 20) i dilemmi della transizione politica del dopoguerra (e ritrovare Cybulski che sullo schermo rimarrà sempre giovane), un regista capace di rinnovarsi costantemente e tenere conto delle trasformazioni epocali dal quel capolavoro del 1958 fino ai suoi ultimi lavori. Così lo raccontava Agniewska Holland che è stata sua assistente prima di diventare celebre regista, fin dai tempi del quarto cinema, del cinema della mobilitazione politica. Di Holland grande narratrice dell’Europa e delle sue contraddizioni e limiti è in programma il recente Green Border sul tema delle migrazioni tra Bielorussia e Polonia, ma anche il suo film d’esordio Attori di provincia (1978).
Sullo sfondo c’è il punto di riferimento dei grandi maestri della «scuola polacca» dove la storia diventa protagonista e gli eroi vivono spesso inutili sacrifici. Si può far riferimento al gruppo di produzione Kadr, guidato a lungo Jerzy Kawalerowicz, di cui si vedrà il magnifico Treno nella notte (1959) inarrestabile serie di ritratti psicologici accompagnati da un ritmo frenetico, anche questo interpretato da Cybulski che pochi anni dopo avrebbe inseguito un altro fatale treno in corsa. Di Kadr faceva parte anche Wajda e Kazimierz Kutz di cui si vedrà uno dei suoi film più celebri, Le perle della corona (1971), mentre un posto a parte fuori da ogni schema lo occupa Wojchech Has, regista del celebre Manoscritto trovato a Saragozza, come fosse un poeta venuto dal passato, non toccato dagli eventi che lo circondano, né preoccupato di raccontarli per sottintesi, solitario nella sua camera delle alchimie. Un senso di solitudine espresso fin dal suo film d’esordio Il cappio del 1957, dove un alcolista cerca invano di vincere la sua dipendenza (domenica 17 alle ore 17). Rappresentanti della Terza generazione che non ha avuto esperienze belliche ma si è dovuta confrontare con le nuove frontiere del socialismo reale, da affrontare con una buona dose di mimetismo come suggerisce Colori mimetici di Zanussi (1976) dove combattono intransigenza e compromesso tra una buona dose di problematiche morali. Appartenente alla «terza generazione»,fuori dagli schemi Zulawski dal ’74 decise di vivere in Francia dopo che fu proibito il suo secondo film Il Diavolo, è in programma il suo esordio La terza parte della notte (1971) «un modo per fare i conti con la guerra» che la sua generazione non aveva vissuto.
La nuova generazione dimostra ancora la sua originalità con decise personalità come quella di Malgorzata Szumowska regista di due recenti film battaglieri che distruggono icone, costanti e tradizioni (Mug e Non cadrà più la neve), a CiakPolska Woman of… firmato con Michal Englert. Jan Komasa (candidato all’Oscar con Corpus Christi con The Hater affronta la diffamazione attraverso i social. La società contemporanea è presa di mira con il tipico humour sferzante dalla serie Netflix 1670, attraverso uno scenario storico (costante classica del cinema polacco) attraverso cui si prende di mira la società contemporanea. Jakub Ruuzyllo ex rapper, e produttore della serie, alla fine della proiezione (oggi alle ore 17.30)terrà una masterclass organizzata in collaborazione con la Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté e moderata da Patrizia Pistagnesi.
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