Una manovra senza impatto economico, per Meloni «è seria»
Manovra Domani il governo chiude la pratica. Dopo l’approvazione, il Documento programmatico di bilancio sarà inviato alla commissione Europea. Uno scoglio che l’esecutivo dovrà superare. La manovra sarà di 23 miliardi, almeno 10 per l’effimero taglio del cuneo fiscale, bruciati dall’inflazione
Manovra Domani il governo chiude la pratica. Dopo l’approvazione, il Documento programmatico di bilancio sarà inviato alla commissione Europea. Uno scoglio che l’esecutivo dovrà superare. La manovra sarà di 23 miliardi, almeno 10 per l’effimero taglio del cuneo fiscale, bruciati dall’inflazione
È considerevole la determinazione con la quale la presidente del consiglio Giorgia Meloni è impegnata a presentarela legge di bilancio, un modesto esercizio ragionieristico dall’impatto economico quasi nullo, come un esercizio di «serietà». Lo fa per presentarsi davanti al composito tribunale della Commissione Europea, delle agenzie di rating che in settimana emetteranno un simbolico verdetto sul debito pubblico o dei «mercati» che fanno «paura» al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
«CON LA LEGGE di bilancio che arriva in consiglio dei ministri lunedì ci concentriamo sulla lotta all’inflazione – ha detto ieri Meloni in un’iniziativa della Coldiretti a Roma- Cerchiamo di fare le cose serie. Non ci sono risorse da sperperare in cose che non hanno alcun senso ma da concentrare nelle cose importanti che sono imprese, lavoro, redditi e famiglie».
«LE COSE SERIE» non sono il frutto solo di una decisione del governo, ma dei vincoli economici che è costretto ad osservare. Sono stati imposti da almeno due fattori: il visibile peggioramento dell’economia globale prima colpita dalla speculazione sui beni energetici, poi dall’inflazione e dagli effetti della guerra russa in Ucraina e oggi soggetta a possibili peggioramenti per un aumento del prezzo di gas e soprattutto del petrolio conseguente alla guerra in Medio Oriente. Ieri il ministro della difesa Crosetto ha dato per certo che le conseguenze arriveranno. E dunque le stime attuali potrebbero cambiare, complicando la vita piuttosto agitata dell’esecutivo.
SECONDO FATTORE: i contraccolpi delle politiche anti-inflazione delle banche centrali. Gli aumenti dei tassi di interesse voluti dalla Bce avrebbero sottratto alla legge di bilancio fino a «15 miliardi di euro», secondo Giorgetti. Influisce anche l’austerità di ritorno con la riattivazione del «Patto di stabilità» europeo da gennaio (forse). L’eventualità ha imposto una torsione rigorista che dovrebbe portare tra l’altro a un irrealistico piano di tagli delle spese dei ministeri (si parla di due miliardi addirittura), di un altrettanto poco credibile piano di privatizzazioni da 20 miliardi di euro in tre anni, oltre che a un decremento della spesa sanitaria nello stesso periodo. Ipotesi previste nell’aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef), da confermare nella realtà. Un governo che prospetta un simile piano non è «serio» come dice Meloni. È disperato. Ostaggio di una politica economica che ha prodotto disastri nell’ultimo trentennio, e in particolare dalla crisi del 2008 in poi.
GLI INTERVENTI di maggiore rilievo in una manovra da 23 miliardi sono ispirati da un’idea problematica: finanziare con un maggiore deficit (15,7 miliardi) un effimero e non strutturale taglio del cuneo fiscale che finanzierà un bonus in busta paga che va dai 60 ai 100 euro al mese per i redditi medi da lavoro dipendente. L’anno prossimo, in condizioni peggiori, queste risorse andranno trovate di nuovo. Ed è da vedere se sarà possibile. Con questa mossa si cerca di tamponare in maniera insufficiente la perdita di potere di acquisto causato dall’inflazione. Questo significa che, come ha detto Giorgetti, la spesa non deve crescere per un importo equivalente. Quindi si tolgono risorse per investimenti o per aumentare i fondi per i rinnovi dei contratti pubblici ai quali sembra che il governo vorrebbe dare 5 miliardi, 2/3 alla sanità e agli stipendi dei medici. A questi andrebbero aggiunti 4 miliardi per il primo modulo della riforma fiscale, un’altra idea problematica: usare il deficit per tagliare le tasse significa bruciare soldi pubblici e penalizzare i più poveri. Uno o più miliardi per la detassazione degli aumenti contrattuali e benefit per compensare la crescita dei prezzi.
PRIMA dell’approvazione del Documento Programmatico di Bilancio (Dpb) domani, da inviare subito alla Commissione Ue, Forza Italia punta sull’aumento delle pensioni minime. Salvini rilancia sul Ponte sullo Stretto, un regalo elettorale. Dall’opposizione Elly Schlein (Pd) ha confermato una manifestazione contro i «tagli» alla sanità a piazza del popolo a Roma l’11 novembre.
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