Il prossimo martedì il parlamento spagnolo voterà sulla proposta di legge del Psoe di abolizione della prostituzione. E di nuovo emergeranno le differenze esistenti all’interno del governo di coalizione e della sua maggioranza in materia di pari opportunità.

I socialisti avrebbero infatti voluto che la proposta di legge conosciuta come «Solo sì è sì», avesse contenuto un emendamento per rafforzare la lotta contro i luoghi di esercizio della prostituzione, espunto invece all’ultimo momento. Il giorno dopo la sua approvazione, dunque, il Psoe registrava una proposta di legge specifica, la cui viabilità sarà discussa la prossima settimana e per cui spera di ottenere il consenso del Partido Popular. Non si sa ancora infatti come voteranno gli alleati di governo, divisi tra abolizionisti con attenzione ai diritti delle prostitute e regolatori. D’altronde, questo è un tema che storicamente ha avuto in Spagna una lettura plurale nel movimento femminista e nella sinistra politica.

Durante il quarantesimo congresso del Psoe dell’ottobre scorso, il presidente del governo Pedro Sánchez annunciò che i socialisti avrebbero lavorato per una legge di abolizione della prostituzione, per mettere fine alla tratta di donne e bambine tesa al loro sfruttamento sessuale. Un commercio che in Spagna non è regolamentato né proibito e che muoverebbe cinque milioni di euro al giorno.

LA PROPOSTA SOCIALISTA interviene su tre aspetti, correggendo altrettanti articoli del Codice Penale. Il primo prevede sanzioni nei confronti dei clienti; il secondo persegue lo sfruttamento della prostituzione; il terzo punisce chi si arricchisce con l’affitto di locali o appartamenti per l’esercizio della prostituzione.

I PAESI CHE HANNO una legislazione abolizionista considerano che la prostituzione sia incompatibile con i diritti umani. La misura principale di questo modello è il perseguimento dei clienti, qualcosa che la Svezia fa dal 1999. In Francia – paese abolizionista come la Norvegia, il Canada, l’Islanda e l’Irlanda – le multe comminate ai clienti tra il 2016 e il 2018 sono state 3.200, 2.000 nel 2019. Tra i paesi regolatori che hanno legalizzato la prostituzione, ci sono la Danimarca, l’Olanda e la Germania.

In Spagna, nel 2018 fu fondato il sindacato Otras (Organización de Trabajadoras Sexuales). Dopo varie vicissitudini, la sentenza del Tribunal Supremo ha riconosciuto il diritto delle prostitute che lavorino in proprio a unirsi al sindacato, anche senza poter versare contributi alla Sicurezza Sociale e senza avere una controparte datoriale.

PER QUANTO RIGUARDA i partiti politici, al carattere nettamente abolizionista dei socialisti e più in generale della sinistra storica (Izquierda Unida), si contrappone quello regolatore di una parte di Unidas Podemos come i Comuns, la formazione catalana guidata dalla sindaca Ada Colau, propugnando la depenalizzazione della prostituzione e il miglioramento delle condizioni di esercizio dell’attività. Anche le sinistre indipendentiste, Esquerra Republicana e la Cup, prediligono un’attitudine di regolazione. Mentre i partiti baschi Pnv e Bildu chiamano all’approfondimento della discussione. La ministra delle Pari Opportunità Irene Montero è più vicina alle posizioni abolizioniste, ma è soprattutto preoccupata di salvaguardare i diritti delle donne prostitute e perciò il suo ministero sta lavorando a una legge contro la tratta e a un Piano di Inserimento Socio-lavorativo per donne in contesto di prostituzione. Nello schieramento conservatore, Ciudadanos, differentemente da Pp e Vox, opera una distinzione tra prostituzione volontaria e prostituzione coatta.

Nella maggioranza di governo, gli alleati dei socialisti sono tutti contrari alla penalizzazione dei clienti. In Spagna, una cinquantina di città dispongono di misure specifiche per perseguire la prostituzione, ma l’Universitat Autònoma de Barcelona, in un suo studio del 2018, dimostra che queste normative finiscono col penalizzare più le donne che i loro clienti. Maggior consenso incontra l’ampliamento della persecuzione del prossenetismo. Mentre per lo più si ritiene che punire i proprietari dei locali possa gettare le donne nella clandestinità.