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Torna la «dana» in Spagna: piogge forti a Valencia ma il peggio è a Malaga

Torna la «dana» in Spagna: piogge forti a Valencia ma il peggio è a Malaga

Clima 3 mila sfollati in Andalusia. Mazón fa il rimpasto per cercare di salvarsi mentre il Pp attacca Rivera

Pubblicato circa 3 ore faEdizione del 14 novembre 2024

Mentre continuano a emergere dettagli sempre più inquietanti sugli errori nella gestione della crisi meteorologica dell’esecutivo valenziano guidato da Carlos Mazón, del Pp, ieri una nuova Dana – come viene chiamato questo evento estremo – colpiva alcune delle zone già colpite nelle settimane passate. Stavolta però i danni principali sono stati nella provincia di Málaga (in Andalusia) e in quella di Tarragona (Catalogna). A Málaga sono state sloggiate 3 mila persone e ieri sera era ancora attivato il massimo allarme in entrambe le province. In alcune delle zone colpite da questa nuova tempesta è vietata la circolazione e sono stati sospesi trasporti e scuole.

La ministra del lavoro Yolanda Díaz ha ricordato che la legge protegge i lavoratori che non si recano al loro posto di lavoro in caso di pericolo. Forti dell’esperienza traumatica di quanto è accaduto nella provincia di Valencia, le amministrazioni cercano in questa occasione di agire con massima tempestività: gli avvisi ora vengono mandati con anticipo anche nell’incertezza delle previsioni. Mentre cadono copiose quantità d’acqua, anche sulle zone già colpite dalla catastrofe del 29 ottobre, la principale preoccupazione delle zone dove, letteralmente, piove sul bagnato, è che le fognature, ancora otturate per l’enorme quantità di fango, non reggano.

Oggi Mazón annuncerà un rimpasto del suo governo regionale, dove salteranno delle teste, nella speranza che questo possa distogliere l’attenzione dalle negligenze della sua gestione. La sua lunga assenza il giorno della crisi – stava pranzando fino a oltre le sei del pomeriggio con una giornalista mentre la gente moriva affogata – il ritardo nelle decisioni strategiche (come quella di mandare l’allerta sui cellulari), il suo ignorare gli avvisi degli scienziati (che già dal mattino l’avevano avvertito del pericolo, e lui all’ora di pranzo aveva detto che le cose stavano migliorando), il rifiuto iniziale di accettare gli aiuti in uomini e mezzi offerti dal governo centrale e, infine, addirittura la richiesta di smobilitare le unità speciali (errore poi corretto) proprio nel pomeriggio della catastrofe segnalano le responsabilità se non penali almeno politiche del governo del Pp. Per non parlare del fatto che il numero di vittime non è ancora stato aggiornato.

Proprio per questo, il partito si sta impegnando al massimo per gettare la croce addosso all’esecutivo di Sánchez. Quale migliore occasione che l’audizione a Bruxelles della vicepresidente del governo e ministra della transizione ecologica Teresa Rivera, candidata a occupare una delle presidenze della commissione guidata Ursula von der Leyen. Praticamente l’unica pedina importante dei socialisti in commissione. Sono volate parole grosse: «Verrà promossa quando ci sono ancora corpi sotto il fango?», ha esclamato l’eurodeputato del Pp Esteban González Pons. «Solo io vedo l’immoralità che ciò rappresenta?». I popolari spagnoli – secondo gruppo più importante del Ppe – si lanciano alla giugulare di Rivera, responsabilizzandola della mala gestione perché «è la ministra competente». Parlando di «rispetto e vergogna» per le vittime, hanno chiesto di bocciarla. La socialista spagnola Iratxe García ha accusato la destra di «politicizzare la tragedia con l’unico vile obiettivo di nascondere i propri errori».

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